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Versus – Walter Zenga al Cagliari: l’ultima spiaggia e il momento sbagliato

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Claudio Agave

Dopo l’esonero di Rolando Maran, il Cagliari ha ufficializzato Walter Zenga come nuovo nome per la panchina. Quella dell’ex portiere della Nazionale è una scelta estremamente polarizzante, che ha già diviso non solo la tifoseria ma pure la critica giornalistica. Proprio su questa divisione di opinioni si basa la nuova rubrica Versus, che analizzerà alcune situazioni del gioco (o di personaggi che ne fanno parte) a quattro mani. E il protagonista del primo episodio è proprio Walter Zenga.

Walter Zenga, la chance dell’ultima spiaggia

Parliamoci chiaro: è davvero difficile, allo stato attuale delle cose, prendere le difese del Walter Zenga allenatore. Un tecnico che spesso ha mostrato atteggiamenti anacronistici, persino lontani dalla realtà in fatto di considerazioni e azioni. Va però anche sottolineato come, soprattutto nel mondo del pallone, ci sia per tutti la possibilità di ottenere una seconda chance. E una terza. E una quarta. Perché il calcio dimentica tutto e, parallelamente, ricorda nulla.

Sicuramente Walter Zenga porta con sé la voglia di riscattarsi. In Italia, di fatto, come tecnico ha dato un plus soltanto al Catania. Altrove, pur facendo emergere grandi potenzialità e parlando di grossi obiettivi – al Palermo menzionò addirittura la volontà di vincere lo scudetto – non è mai riuscito a ottenere risultati accettabili. Non sarebbe però il primo tecnico che, dopo anni bui, potrebbe tornare improvvisamente in sella, venendo poi elogiato per il suo lavoro. L’esempio più eclatante è quello di Marco Giampaolo, che prima della sua stagione a Empoli aveva collezionato solo esoneri su esoneri. Anche Davide Nicola, prima di Crotone, aveva avuto un percorso simile.

A livello tecnico Walter Zenga può e deve ancora migliorare come allenatore. Va detto però che potrebbe avere un’arma in più sia per sé stesso che per lo spogliatoio. Quella personalità che non l’ha mai abbandonato, che spesso lo ha esposto anche a momenti difficili ma che, da calciatore, gli ha permesso di emergere. E forse il Cagliari proprio di personalità, grinta e ambizione ha bisogno per superare questo momento difficile. Gli investimenti fatti dalla proprietà suggerivano che i sardi potessero lottare per l’Europa. Questo può ancora avvenire, a maggior ragione con un allenatore che si è comunque dimostrato abile, in passato, nella gestione di giocatori talentuosi (come Mascara al Catania o Pastore al Palermo).

Se il presente del Walter Zenga allenatore ovviamente non esalta, non va però dimenticato il passato. Zenga sa come si vince, anche da tecnico: lo ha fatto all’estero, con la Steaua Bucarest e la Stella Rossa di Belgrado. Certo, non due campionati di altissimo livello, ma anche in due piazze molto calde, di tradizione, che pretendevano risultati puntualmente arrivati. Con il suo Catania arrivò addirittura al primo posto in Serie A, anche se solo per qualche ora. E, in qualche maniera, potrebbe non aver dimenticato come si vince.

L’allenatore molto spesso lo fa il contesto. E Walter Zenga, ambizioso di professione, nel Cagliari potrebbe finalmente trovare quel Paradiso perduto che significherebbe l’esplosione in Serie A pure come tecnico. Di certo, per lui è l’ultima spiaggia. Bocciarlo a prescindere sembra però ingeneroso nei suoi confronti. Sarri al Napoli e Allegri alla Juventus sono due esempi lampanti di allenatori contestati ancor prima di iniziare. E che poi hanno dimostrato a tutti i loro errori. Nella vita ci vuole pazienza, così come nel calcio: vediamo se ne avrà più Zenga o il pubblico.

Claudio Agave

Walter Zenga in conferenza durante la presentazione come nuovo tecnico del Cagliari. Foto: Cagliari Calcio

Walter Zenga, l’uomo sbagliato al momento sbagliato

Dopo appena quattro punti conquistati nelle ultime undici partite – e una vittoria che non arriva da dicembre – l’esonero di Maran è stato inevitabile. Il Presidente Giulini ha fatto una scelta quasi obbligata e totalmente condivisibile. Quello che però ha lasciato stupiti è stata la scelta del successore di Rolando Maran: Walter Zenga.

In primo luogo la scelta dell’ex portiere interista appare sbagliata concettualmente. Infatti la recente miseria di risultati non è stata l’unica causa dell’esonero di Maran, che in realtà in un anno e mezzo non ha mai saputo dare un’identità alla sua squadra. La difficoltà da parte del tecnico trentino di proporre idee attraverso il gioco era il motivo principale per il quale la scintilla tra Maran e la piazza non era mai scoppiata. È vero, lo strepitoso inizio di campionato di quest’anno aveva accantonato i dubbi ma il filotto negativo degli ultimi tre mesi ha riportato a galla tutte le incertezze. Il Cagliari aveva dunque bisogno o di un allenatore con il quale ripartire e costruire un ciclo – qualcuno che potesse con il lavoro infondere le proprie idee nel gioco della squadra – oppure di un tecnico che potesse recuperare la serenità all’interno del gruppo per terminare con dignità il campionato.

Leggi anche: La crescita del Cagliari, tra ambizioni e incognite.

La scelta di Max Canzi, dunque, poteva sembrare la migliore soprattutto per la seconda opzione: a giugno la società avrebbe valutato il suo operato e avrebbe deciso se continuare con lui oppure se ripartire da capo con un tecnico più esperto. Giulini ha scelto invece Zenga, probabilmente per “dare una scossa” a una squadra che, prima di tutto, aveva bisogno di idee. Perché le idee, il lavoro, la preparazione e la competenza portano ai risultati, che trasmettono fiducia e consapevolezza, qualità che il Cagliari ha avuto durante la prima parte della stagione quando ancora sognava in grande. I rossoblù avrebbero bisogno di una guida, di ritrovare coesione, non di qualcuno che urlasse ai calciatori di pressare su ogni pallone. Il Cagliari non si deve salvare, non ha bisogno di un allenatore pieno di sé che tenti un’impresa.

La scelta di Walter Zenga è concettualmente sbagliata semplicemente perché il Cagliari non sta vivendo la classica situazione in cui si chiama uno come Zenga. Con Max Canzi, Giulini avrebbe colto due piccioni con una fava: avrebbe premiato un tecnico che merita una chance in Serie A (visti i risultati con la Primavera) e avrebbe provato a concludere degnamente un campionato che era iniziato tra l’entusiasmo generale ed era proseguito nella depressione. Il Presidente del Cagliari invece ha fatto l’opposto: ha tolto Canzi dalla Primavera per fargli fare il secondo a Walter Zenga; uno che, di fatto, in Serie A non ha ancora dimostrato nulla.

Cagliari è dunque il posto sbagliato per Zenga che, in tutta franchezza, è anche l’uomo sbagliato per il Cagliari. Tralasciando alti e bassi all’estero, in Serie A Walter Zenga ha fatto bene solo nella sua prima esperienza, quella al Catania. Ha fallito a Palermo e anche a Genova con la Samp, e non è riuscito a salvare il Crotone nel 2018; l’ultima esperienza in Italia si è conclusa con l’esonero dalla panchina del Venezia in Serie B. Tutte le sue avventure sono accomunate da una caratteristica: dopo inizi di buon livello, le sue squadre calano e lui viene esonerato. Perché se l’entusiasmo e il carattere agonistico non sono accompagnati dalle idee finiscono per essere solo un fuoco di paglia.

Il Cagliari in estate ha investito molto con l’obiettivo di compiere il salto di qualità: precisamente non si capisce come Giulini possa pensare di elevare lo status del Cagliari con un allenatore che ha già deluso più volte in Serie A. E se l’obiettivo era quello di portare sulla panchina rossoblù un tecnico “in prova” da valutare a stagione terminata, allora Canzi era la soluzione migliore, come detto prima.

Infine, ma non meno importante, il calcio moderno va in un’altra direzione. Questo sport si basa ormai sullo studio, sulla preparazione, sull’analisi di ogni minimo particolare, è stato travolto dalla rivoluzione del digitale: l’approccio deve essere dunque aperto a nuovi stimoli, essere più razionale che emozionale. Un tecnico come Zenga è l’opposto: è il calcio che vive soprattutto di entusiasmo e di agonismo. Non è adatto a un club che vuole passare dallo status di squadra che lotta per la salvezza a quello di realtà importante della Serie A, con un occhio sempre rivolto all’Europa.

Leggi anche: Il digiuno del Cholito Simeone.

È come se, nella mente di tutti, il Cagliari avesse fatto invece un passo indietro e fosse tornato nella stessa condizione degli ultimi vent’anni. È come se la società avesse detto: «Fermi tutti, quell’inizio di stagione è stato solo una casualità». E Zenga ci ha messo pochissimo per dimostrare che appartiene a un’altra era. Alla conferenza stampa di presentazione gli è stato chiesto come mai non avesse nel suo staff un match analyst. La sua risposta è stata grosso modo questa: «Non è necessario essere in quindici per fare le cose. Prima lì fuori eravamo in sette, tutti con i computer aperti. Non è detto che ci sia bisogno di un match analysis». Un match analysis, ha detto proprio così, e l’ha ripetuto per cinque o sei volte. Ok boomer, verrebbe da rispondergli.

Daniel Bonfanti

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Claudio Agave

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