Il danno che l’emergenza Covid-19 ha inflitto all’industria del cinema è inquantificabile. La natura fortemente compartimentalizzata della filiera filmica ha subito un brusco stop in ogni sua fase, da quella realizzativa (con l’interruzione di set cinematografici e laboratori di post-produzione) a quella distributiva, in seguito alla chiusura delle sale, prima in Italia e poi nel mondo intero. Se a inizio marzo le restrizioni intaccavano esclusivamente il nostro mercato, andando a minare la riuscita commerciale di potenziali successi come Volevo solo nascondermi di Giorgio Diritti (per la quale interpretazione Elio Germano aveva ottenuto l’Orso d’Argento al Festival di Berlino poco prima), espandendosi a livello globale la pandemia ha conseguito il blocco totale dell’industria.
Sono però nate, per venire incontro agli spettatori e al senso civico che impone la quarantena forzata, iniziative da parte delle case di produzione, dai festival e dalle piattaforme di streaming per fornire film in maniera gratuita e fruibile da casa. Queste iniziative nascono in nome di una solidarietà digitale che permette, in un momento di apparente immobilismo, il circolo e lo scambio culturale, oltre alla maggiore diffusione di opere poco conosciute se non mai pervenute al pubblico.
La solidarietà digitale al cinema e non solo
Il cinema PostModernissimo di Perugia, una realtà esempio di virtuoso attivismo culturale sul territorio e non, ha messo a disposizione, con il benestare degli autori coinvolti, decine di film italiani in streaming. L’iniziativa, chiamata Di/stanza, permette agli spettatori di fruire di pellicole di grande valore artistico ma dal difficile reperimento, a causa di una bassa circolazione limitata a festival e proiezioni evento. Ci sono nomi come Alberto Fasulo, Luca Ferri, Vincenzo Marra e Daniele Gaglianone, esponenti forti di un cinema “sotto la superficie” ma ampiamente riconosciuti a livello critico. Uno di questi è Il Caricatore, cult anni Novanta della commedia italiana finalmente disponibile a una platea più vasta.
Leggi anche: Sei serie televisive degli anni ’90 e 2000 da (ri)vedere mentre siete a casa.
Altri esempi di solidarietà digitale arrivano dal mondo delle manifestazioni festivaliere. L’Ischia Film Festival propone diversi film online, come anche il Sole e Luna Doc Film Festival, che presenta la sua scelta di documentari, e il Pesaro Film Festival con la sua selezione di cortometraggi. Minerva Pictures offre un catalogo di cento pellicole in streaming, tra cui capolavori quali Lo Straniero di Orson Welles e L’Odore della Notte di Claudio Caligari. Da parte dei singoli autori arrivano gesti di profondo altruismo, come la decisione di Gian Alfonso Pacinotti, in arte Gipi, di rilasciare, in accordo con la produzione Fandango, il suo lungometraggio Il ragazzo più felice del mondo su YouTube.
Altre iniziative vengono proposte dalle piattaforme di streaming. Tim Vision è gratuito in Italia fino al 15 aprile, mentre Infinity, il servizio online di Mediaset, offre due mesi di prova gratuita. La Cineteca di Milano ha invece messo a disposizione l’intero catalogo d’archivio, composto da perle del passato del cinema italiano e internazionale. E il sito MyMovies ha selezionato una rassegna di pellicole che, giorno per giorno, sono disponibili per la visione in diretta streaming, fino al 5 aprile.
Le conseguenze della solidarietà digitale
L’attuale situazione pone irrimediabilmente una tregua all’annosa diatriba sul futuro e sulla sopravvivenza della sala cinematografica. In America le grandi major iniziano a distribuire le pellicole la cui uscita è stata annullata sui propri servizi streaming. In Italia è però difficile fare lo stesso, a causa delle imposizioni della Legge Cinema sulle finestre d’uscita in sala. Il rischio che si verrà a porre riguarda, una volta riaperti i cinema, il dover recuperare le uscite invernali e primaverili, andando a togliere spazio o rinviando le pellicole previste per il periodo di ritorno alla normalità.
Leggi anche: I cinque libri da leggere chiusi in casa per il coronavirus.
Il blocco delle produzioni causerà inoltre una carenza di materiale per i mesi successivi. Ci saranno anche i danni economici e organizzativi scaturiti dal quasi sicuro annullamento del Festival di Cannes e del relativo Mercato, maggiore occasione di accordi commerciali per l’industria cinematografica mondiale. Uno scenario così disfattista ha però come pregio il potenziale di mettere in luce le miriadi di produzioni italiane indipendenti o quasi, lontane dall’occhio della massa che, in una situazione di mancanza di storie, possono entrare a gamba tesa anche grazie al lavoro di solidarietà digitale effettuato da realtà cinematografiche attente al discorso artistico e alla circolazione culturale.
Si spera che, finita l’emergenza, il mondo riparta da ideali più umani, tesi alla ricerca e riscoperta del vicino e del contatto. Il cinema, in particolare quello italiano, composto ormai da un sottobosco di infinite opere mal conosciute, potrebbe riscontrare una maggiore attenzione dei più nei confronti della sala. Dopo mesi di streaming casalingo forzato la sala ha la forza e il potenziale di risorgere come tempio di convivenza artistica e sociale, e delle giovani produzioni, che dovranno avere la capacità di intercettare un immaginario contemporaneo, plasmarlo e veicolarlo in cinema.