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Tech&Games

Yes, Your Grace: bello ma non si applica

Published by
Alan Pasquali

Gli studenti prima di Yes, Your Grace:
The Guild 3 – Crusader Kings – Vermintide 2 – Tomb Raider – Frostpunk – Ancestors Legacy – Kingdom Come: Deliverance – Monster Hunter: World – World of Warcraft: Battle for Azeroth – Pathfinder: Kingmaker – Darksiders 3 – For The King – Metro: Exodus – Warhammer 40,000: Inquisitor Martyr – My Time at Portia – Mutant Year Zero: Road to Heaven – The Council – Warhammer 40,000 Mechanicus – World of Warcraft: Classic – The Outer Worlds – Graveyard KeeperStoneshard


Yes, Your Grace. Per i nostri amici non anglofoni, Sì, Vostra Grazia. Una frase dagli sviluppi inequivocabili, un’innegabile riconoscimento e accettazione dell’autorità imposta a coloro che risiedono sotto l’influenza dei potenti. Per coloro che però prediligono gli aspetti più ludici, si tratta anche del nuovo titolo di Brave at Night, che ci ha graziati con la sua presenza il 6 marzo 2020. Si tratta di un videogioco che ha come sempre seguito l’ormai comunissimo iter di tutti i progetti meno famosi, ovvero il passaggio dal limbo di Kickstarter, riuscendo a uscirne un’esperienza completamente maturata e interessante. Ancora più particolare è il fatto che Yes, Your Grace rappresenti un progetto già completo e completamente godibile fin da subito. Niente attese, niente ritardi o implementazioni parziali. Paga e gioca dall’inizio alla fine. Una mosca bianca all’interno del panorama videoludico odierno, che spesso persino tra i titoli di punta non è in grado di fornire altro che videogiochi incompleti o ancora in sviluppo.

Yes, Your Grace

Dal punto di vista meccanico Yes, Your Grace non presenta assolutamente un’innovazione così marcata. Si tratta infatti di un simulatore decisionale, in cui il giocatore è posto nel ruolo del re di un reame ormai decadente e debole: Davern. Ogni giorno dovremo quindi gestire una lunghissima fila di postulanti, che, dando per scontata la saggezza e infinita possibilità del re, verranno a porci richieste, presentarci possibilità o semplicemente a discutere dei loro problemi. Questo genere di modalità non è sicuramente innovativo, ed è invece alla base di molti titoli antecedenti, sia come essenza vera e propria che come dettaglio marginale per aggiungere colore all’ambientazione di gioco. Particolari esempi di queste due modalità sono: Reigns, videogioco incentrato solo e unicamente sulla gestione delle proprie risorse da impiegare in piccole partite che ci vedranno impegnati a mantenere la nostra testa sul collo attraverso percorsi decisionali generati proceduralmente; Pathfinder: Kingmaker, titolo di cui abbiamo già parlato anche in questa rubrica, che utilizza invece il percorso decisionale come sistema per sviluppare l’ambientazione, mantenendo le meccaniche di Dungeons & Dragons come base vera e propria. Cosa rende quindi Yes, Your Grace un titolo così completo o interessante, se dal punto di vista meccanico siamo di fronte a qualcosa di assolutamente già visto? Cosa lo fa risaltare inserito in un contesto in cui tecnicamente parrebbe decisamente superato? Ottime domande, ma teniamole per dopo. Parliamo invece dei motivi per cui Yes, Your Grace non si applica. L’interfaccia di gioco è uno dei primi problemi in cui ci potremmo imbattere: a volte risulta poco chiara, e ai giocatori servirà sicuramente parecchio tempo per comprenderne ogni piccolo segreto in maniera da giocare in scioltezza. Di norma questo non è un problema enorme su titoli che, una volta superata la fase di apprendimento ci permettono di giocare liberamente, Yes, Your Grace purtroppo unisce questa difficoltà all’apparenza minuscola con il suo più grande punto di demerito: l’effettiva durata del titolo. Yes, Your Grace può infatti essere completato nella sua totalità in poco più di una manciata di ore. Poco riesce a fare la possibilità di provare percorsi differenti, strategie più studiate, scelte di storia più coerenti.Yes, Your Grace termina troppo rapidamente.

L’inizio di Yes, Your Grace non è altro che un flashforward della sua fine. Spesso si rivela incoerente con le nostre decisioni, ma il vero colpo di genio è sicuramente nel modo in cui sarà gestito il suo colpo di scena.

Non possiamo tuttavia parlare di una completa nota di demerito, poiché se è vero che Yes, Your Grace termina fin troppo rapidamente, dall’altra è assolutamente e altrettanto vero che si tratta di un’esperienza unica nel suo genere, tanto da lasciarci l’ardente desiderio di poter giocare molto più tempo a un titolo costruito con simile dettaglio: il mondo di gioco non è particolarmente vasto ma è comunque realizzato in maniera squisita e sensata, il castello del Regno di Davern risulta essere grazioso e dettagliato, dandoci sia un’impressione di come avrebbe dovuto essere ai tempi del suo splendore, che l’effettiva e reale sensazione che ormai quel momento sia passato. Muri leggermente crepati e pavimenti sconnessi si intervallano ad arazzi, quadri e armature, in una sorta di umano tentativo di attaccarsi al passato, così migliore del presente. Il re di Davern, ovvero il personaggio che ci troveremo a interpretare per tutta la durata di Yes, Your Grace, Eryk, sembra infatti avere una sorta di debole per l’impiegare tutte le proprie risorse nel proteggere e aiutare gli abitanti del suo regno. Trovare il giusto equilibrio è complicato, e sarà sempre quasi impossibile soddisfare tutti, grazie anche alla limitata casualità con cui ci verranno poste le richieste in questione. Purtroppo, per quanto gli eventi di per sé non avvengano mai nello stesso periodo di tempo, saranno invece sempre reimpiegati dalla stessa lista ben definita, annientando in questa maniera buona parte della rigiocabilità del titolo. Yes, Your Grace tenta infatti di soddisfare il bisogno di non terminare la propria avventura utilizzando l’espediente dei finali alternativi. Di fatto però questa tecnica ha una presa molto limitata sui giocatori, che molto raramente effettuano una nuova partita solo per la curiosità di vedere un paio di linee di dialogo differenti qua e là. Si tratta di un peccato, poiché Yes, Your Grace ha diversi colpi di scena molto interessanti basati sulle scelte effettuate dal giocatore, anche se alla fine buona parte dei passaggi della storia risulteranno comunque forzati, sconfiggendo il fine ultimo della rigiocabilità stessa.

Il giardino del castello di Davern sarà il primo posto in cui conosceremo la famiglia di re Eryk, nonché un posto importante per diversi svolgimenti della trama di Yes, Your Grace.

Bisogna però dire che Yes, Your Grace riesca in un compito ben più arduo, in cui molti altri titoli appartenenti al genere narrativo falliscono miseramente: la sua magia non si ferma dopo la prima volta. I colpi di scena, gli spezzoni di storia, le scelte difficili e spesso obbligate a cui Eryk si troverà spesso di fronte non smettono di far pensare, meravigliare o commuovere, permettendo al giocatore di poter ben sopportare un paio di partite per scoprire le possibilità alternative. Questo ovviamente dando per scontato che tutta la parte meccanica di Yes, Your Grace smetta invece di essere funzionale esattamente non appena si sarà terminato il nostro primo assaggio del gioco. Se infatti in titoli come Reigns le stesse identiche azioni possono avere diverse percentuali che modificano ogni volta il risultato, rendendo impossibile il raggiungimento di una scelta sempre ottimale, in Yes, Your Grace ogni singola nostra decisione avrà ogni volta esattamente gli stessi risultati, che per quanto diversi tra loro ed esplorabili con gusto, esauriscono molto in fretta il ventaglio delle possibilità che questo titolo realizzato con dettaglio può offrirci. Tutto sommato abbiamo quindi a che fare con un videogioco che fa della parte meccanica nient’altro che una sorta di espediente per coinvolgere il giocatore con la storia, come molte altre serie prima di lui, e riesce a mantenersi assolutamente al pari di molti altri titoli di narrativa ben più famosi. Yes, Your Grace va quindi ad avvicinarsi molto di più a capitoli di saghe come quella della ormai defunta Telltale Games, mantenendo nonostante tutto un livello di interattività superiore a quello della media del gioco di narrativa, soffrendone purtroppo tutti gli svantaggi. Il tentativo di superarli è senza dubbio alcuno lodevole, ma purtroppo non riesce a scavalcare lo scoglio che separa una storia mirata da una giocabilità quasi infinita.

Ogni parte delle meccaniche di gioco di Yes, Your Grace si svilupperà dall’interno della sala del trono, il posto migliore in cui ricevere ogni genere di ospite.

Graziati della sua presenza

I presupposti iniziali di Yes, Your Grace sono, come molti altri titoli di cui abbiamo parlato, tutt’altro che rosei: Kickstarter, narrativa, gestionale, grafica in pixelart. Non parliamo certo di dettagli che tendono a far risaltare un videogioco dalla massa informe di indie di questa tipologia, che spesso si rivelano tutto tranne che brillanti. Yes, Your Grace riesce invece, per quanto per un periodo di tempo assai limitato, a fornirci un’esperienza, probabilmente in questo caso non di gioco, forse non irripetibile, ma sicuramente degna di essere vissuta. Il prezzo molto contenuto e le origini senza dubbio non particolarmente blasonate non fanno altro che sottolineare come Yes, Your Grace riesca a essere un prodotto sicuramente azzeccato e di un certo spessore. Siamo tuttavia di fronte a un titolo che viene sin troppo spesso rovinato da alcune piccole mancanze dal lato tecnico: ci troviamo infatti sovente di fronte a piccoli errori nelle conversazioni, soprattutto nelle parti in cui la scelta del giocatore si fa sentire. Spesso Eryk citerà personaggi defunti come se fossero vivi, o sbaglierà a sottolineare alcune determinate scelte come se non fossero state effettuate in toto. Questi piccoli dettagli possono senza dubbio alcuno essere risolti senza troppi problemi, ma la loro presenza in un titolo che offre una rigiocabilità quasi nulla fa sì che siano per sempre una grossa macchia all’interno dell’esperienza di gioco di tutti coloro che vi si saranno trovati di fronte. L’effettiva possibilità di riprendere in mano Yes, Your Grace per trovarli svaniti è sicuramente prossima allo zero. Un vero ultimo peccato capitale per Yes, Your Grace e Brave at Night, che è riuscita ad assemblare un titolo unico e molto ben godibile, offrendolo a un prezzo decisamente stracciato rispetto alla concorrenza, ma che ha invece fallito nella parte di ripulitura delle imperfezioni più piccole. Auguriamo loro di applicarsi quel tanto che basta da rendere l’erede di Yes, Your Grace un videogioco realmente perfetto, come forse avrebbe meritato fin dalla genesi.

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Alan Pasquali

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