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Ezio Vendrame: anticonformista, artista e calciatore

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Riccardo Angori

Il calcio sregolato e fuori dagli schemi da oggi è un po’ più povero. Ci ha lasciato a 72 anni Ezio Vendrame, soprannominato non a caso il George Best italiano. Nato il 21 novembre del 1947 a Casarsa del Friuli, in provincia di Pordenone, fin da piccolo la sua vita è stata segnata dalle difficoltà. In seguito alla separazione dei suoi genitori a cinque anni venne spedito in un orfanotrofio, perché nessuno dei due aveva le possibilità economiche per badare anche ad Ezio, che uscì dall’esperienza nell’istituto segnato per tutta la vita. La sua salvezza arrivò però da due mondi, come ha sempre amato ribadire: quello del calcio e quello delle donne.

Ezio Vendrame, il George Best del Tagliamento

Ezio venne lasciato dai genitori in orfanotrofio. Nella biografia che ha scritto non ha mancato di descrivere i terribili anni passati nella struttura gestita da alcuni religiosi. Denunciò inoltre i metodi di disciplina imposti dai preti responsabili dell’istituto, che spesso sfociavano in episodi di violenza e sadismo, prassi comune in organizzazioni simili. I ragazzi più pestiferi venivano vessati e umiliati, arrivando a essere portati in giro per l’edificio con un guinzaglio. Sempre durante la sua permanenza nell’istituto Ezio sviluppò una forte antipatia e tristezza per le feste natalizie, che si può riassumere in una sua dichiarazione di qualche anno fa:

Odio le feste visceralmente. Il 23 dicembre mi chiudo in casa a scrivere le mie poesie e a suonare la chitarra. Riemergo dopo l’Epifania. Il peso delle feste per me è insopportabile.

Uscito dall’orfanotrofio Vendrame fece sue due caratterstiche. Due caratteristiche che descrivono il personaggio prima calciatore e poi artista: l’essere ateo convinto e completamente refrattario alle regole. La sua carriera calcistica iniziò a tredici anni, nelle giovanili dell’Udinese. Nel 1967 arrivò la prima chiamata dalla Serie A: Ezio Vendrame andò a Ferrara per vestire la maglia della Spal. Però il rapporto con il presidente della squadra Paolo Mazza non decollò mai. Complice anche una propensione agli infortuni di Vendrame, che puntualmente spariva in compagnia di Roberta, una ragazza conosciuta nell’ambiente della squadra. Iniziò così un piccolo giro nell’Italia della Serie C per Ezio, che lo portò a vestire per tre stagioni consecutive tre maglie diverse. Vendrame indossò la divisa di Torres, Siena (che retrocesse a fine stagione) e Rovereto, totalizzando in tutto 51 presenze e 2 reti. Dopo tre anni di Serie C arrivò l’esordio in Serie A, sponda Lanerossi Vicenza.

Lanerossi Vicenza, la Serie A ed effusioni sotto la curva del Menti

Il calore dei tifosi vicentini al Romeo Menti. Foto: Wikipedia.

La prima stagione a Vicenza si concluse con una salvezza e con l’esordio internazionale in un torneo che non esiste più, la Coppa Anglo-Italiana. Ezio mise in mostra le sue doti tecniche a tal punto dall’attirare su di sé le mire del Blackpool, avversari del girone del torneo. Che nonostante un secco 10-0 rifilato ai vicentini rimasero impressionati dal talento di Vendrame, tanto da voler trattare un ingaggio con il giocatore friulano.

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Le intenzioni però non fecero seguito a nessun contratto e a un trasferimento di Ezio Vendrame in Inghilterra, forse per le pretese economiche del Vicenza, forse per lo show messo in scena da Ezio in un’altra partita del torneo, sempre contro il Blackpool disputata al Menti, la casa del Lanerossi. Durante la partita era costantemente marcato da un giocatore del Blackpool. Sul finire del secondo tempo Vendrame gli rispose con un intervento violento, sanzionato con una punizione in favore della squadra inglese. Sull’accaduto Ezio molti anni dopo dichiarò:

Faccio il mago Silvan, nascondo la palla. Un inglese me le dà per tutto il tempo. Provo una volta a entrar duro. Lui si rialza, gli do la mano, la rifiuta. Lo acchiappo, lo stringo e gli schiaffo la lingua in bocca. Dopo trent’anni mi chiedo come non mi abbia più cercato dopo quel bacio sulla bocca…

Questo grande amore che non sbocciò fu senza dubbio uno dei siparietti più divertenti messi in scena in campo da Vendrame nella città delle ville del Palladio, alternati a ottime prestazioni in campo, come quella contro l’Inter, che gli valsero un’opportunità ai piedi del Vesuvio. Dopo tre anni al Lanerossi Vicenza l’allenatore dei partenopei Luis Vinício volle il talento friulano in maglia azzurra, con la quale disputò solo tre partite.

Ezio Vendrame con la felpa di allenamento del Lanerossi Vicenza.

Una permanenza travagliata a Napoli e il ritorno in Serie C

Ezio Vendrame a Vicenza prendeva dieci milioni di lire e nel trattare il contratto con il d.s. del Napoli pensò di aver fatto un affare ottenendo un ingaggio da venti milioni di lire. Ma dopo i primi allenamenti venne a scoprire che Giovanni Ferradini, un giovane attaccante di neanche vent’anni arrivato dall’Atalanta, prendeva sessanta milioni al mese. Una delusione che Ezio Vendrame superò con molte avventure amorose. Il tempo per coltivarle non gli mancò, dato che disputò solo tre partite in campionato, a causa di contrasti con l’allenatore Luis Vinício. Il tecnico brasiliano non apprezzò affatto i modi di fare di Vendrame, oltre a capire troppo tardi di avere tra le mani un giocatore che non faceva al caso suo.

Il tifo del Padova in una domenica pomeriggio. Foto: Wikipedia.

Dopo un anno passato tra panchina e letti d’albergo in dolce compagnia, Ezio Vendrame fece di nuovo le valigie per tornare a nord, accasandosi al Padova in Serie C, dove tra il 1975 e il 1977 collezionò 57 presenze. E con la maglia biancoscudata si possono annoverare altri annedoti legati al marcio che impervesava nella terza serie. Le combine e le compravendite di partite erano all’ordine del giorno. Ezio, negli anni passati a Padova fu protagonista di due sgambetti a due squadre che puntavano la promozione in Serie B, rispettivamente Cremonese e Udinese, nella stagione 1976-1977.

La Cremonese arrivò all’Appiani con un risultato concordato, un 0-0 che non avrebbe fatto male al Padova già salvo e necessario alla Cremonese per la promozione in cadetteria. E durante l’interminabile melina tra i grigiorossi e biancoscudati Ezio decise di ravvivare il pubblico. Prese il pallone e puntò la propria porta, scartando avversari e compagni di squadra, fermandosi sulla linea di porta, per correre nuovamente dalla parte corretta del campo. Lo show calcistico era andato in scena, e la Cremonese andò in Serie B.

A discapito dell’Udinese, che qualche giornata prima aveva aperto i cordoni della borsa con Ezio Vendrame per assicurarsi che giocasse male. L’Udinese arrivò a offrire ben sette milioni di lire per una cattiva prestazione, un’enormità rispetto ai premi partita messi in palio dal Padova. La compagine biancoscudata offriva infatti ventiduemila lire a partita per ogni punto guadagnato in classifica. E di fronte ai soldi offerti dai friuliani, in un primo momento Vendrame accettò. Ma dopo essere sceso in campo all’Appiani subì una forte contestazione da parte dei tifosi dell’Udinese che indispettì non poco il talento di Casarsa del Friuli. Vendrame decise di mandare letteralmente a quel paese i sette milioni segnando una doppietta, con una rete fatta direttamente da calcio d’angolo, che fece vincere al Padova la partita per 3-2 e pose una pietra sulle speranze di promozione dell’Udinese.

Ezio Vendrame, artista e allenatore anticonformista

La carriera calcistica di Ezio ha poi avuto altre fermate: a Verona con l’Audace SME, a Pordenone per finire con lo Juniors Casarsa, con cui ha detto basta al calcio giocato nel 1981. Ma grazie alla grande amicizia nata con Piero Ciampi, poeta e cantautore livornese, Ezio aveva cambiato le prospettive di vita già sul finire della carriera. Vendrame ha dedicato gran parte della sua vita fuori dal campo alla poesia e alla chitarra, scrivendo e componendo canzoni in compagnia di Ciampi. Negli anni 2000 la svolta letteraria: pubblicò diversi libri in cui ha raccolto le sue innumerevoli esperienze di vita e di calciatore, tra cui spicca l’autobiografico Se mi mandi in tribuna godo (Edizioni Biblioteca dell’Immagine). Dai suoi libri sono tratti molti aneddoti che danno un’idea di chi sia stato Ezio Vendrame.

Alcuni dei libri pubblicati da Ezio Vendrame. Spicca ovviamente “Se mi mandi in tribuna, godo”.

Un’uomo che ha vissuto appieno la sua vita, che ha visto il marcio del calcio in Italia e non si è fatto problemi nel raccontarlo. Come il doping nella massima serie. Vendrame vestiva la maglia del Vicenza a caccia di un punto salvezza a Roma: per ottenerlo il medico del Lanerossi fece ricorso a una sorta di ostia molto particolare, somministrata a tutta la squadra di Vendrame. La partita finì 0-0 e i giocatori della compagine vicentina rientrarono in albergo. Si ritrovarono durante la notte a correre nei corridoi con la bava alla bocca in preda alla frenesia. Una “bomba” a scoppio decisamente ritardato, che probabilmente portò il George Best del Tagliamento a dire:

Perché a me piaceva da matti giocare al calcio. Quello che non mi piaceva era fare il calciatore.

Gli aneddoti su e con Ezio sono innumerevoli, da quando a Siena regalò il proprio cappotto nuovo di boutique a uno zingaro che faceva la carità, fino ai discorsi che rivolgeva ai propri ragazzi della Sanvitese. Vendrame accettò di buon grado di allenare i giovanissimi della Sanvitese, finendo per essere adorato dai giovani calciatori e detestato dai genitori di quest’ultimi. Le sue bestemmie e lezioni di vita assortite accompagnano tutt’ora gli spogliatoi della squadra di San Vito al Tagliamento. E una di queste ha fatto il giro di tutti gli articoli scritti su di lui.

Ezio in una foto recente scattata per la copertina del suo libro.

Ragazzi miei, la prima cosa che dovete fare è buttare nel cesso le vostre Playstation e rinchiudetevi in quel cesso con un bel giornaletto di quelli giusti. Quando uscite innamoratevi appena potete di una bella figliola. Perché il sesso fai da te è bello, ma quello con una coetanea è molto meglio!

Un insegnamento e una filosofia di vita senza peli sulla lingua, come è stato Ezio Vendrame. Che andrà a riposare nel cimitero di Casarsa del Friuli, accanto a un altro artista irriverente e spregiudicato del calibro di Pierpaolo Pasolini, ritenuto da Vendrame l’uomo più vitale del luogo. E conoscendo l’uomo e il personaggio che ci ha lasciato a 72 anni, nel cimitero d’ora in poi ci saranno due persone estremamente vitali. Il cui ricordo vivrà per sempre nelle opere e negli aneddoti lasciati lungo la strada chiamata vita.

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