L’ecologismo è uno dei temi ricorrenti nelle opere di Sepúlveda. Ciò è evidente in particolare in tre dei suoi romanzi più famosi: Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, Il vecchio che leggeva romanzi d’amore e Il mondo alla fine del mondo.
Il pilastro dell’ecologismo di Sepúlveda è il rapporto tra uomo e animali, dove l’uomo è di due tipi contrapposti: uno è quello dell’uomo bianco, civilizzato, che vive nel ricco Occidente, l’altra è quella dell’indio, dei nativi delle foreste Amazzoniche o della Terra del Fuoco. Il primo distrugge la natura e uccide gli animali, il secondo cerca di viverci in armonia. Esempi di questa contrapposizione si ritrovano in tutti e tre i libri.
Ne’ La gabbianella e il gatto, in opposizione alle navi che scaricano in mare il petrolio che causa la morte di Kengah, troviamo la figura del poeta, che parla con Zorba e aiuta la gabbianella a volare. Ne’ Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, il vecchio e gli indigeni shuar si scontrano col sindaco di El Idilio, grasso e ottuso rappresentante dell’autorità dei bianchi, e coi cacciatori «gringos» nordamericani, che non conoscono la foresta. Infine, ne’ Il mondo alla fine del mondo, ai giapponesi che cacciano le balene e ai coloni che hanno ucciso i nativi fanno da contraltare il capitano Nilssen, nato su una barca da madre Ona, il protagonista, giornalista ambientalista Greenpeace e gli Ona, tutti personaggi che agiscono in difesa dell’ambiente.
La contrapposizione è quindi tra uomini che annientano la natura e uomini che hanno capito che con la natura è meglio cercare di vivere in armonia, perché anch’essi ne fanno parte. I secondi rimediano ai problemi causati dai primi e rappresentano una possibilità di redenzione per le «barbarie dell’umanità». La via da percorrere è quella degli Shuar, degli Yaghan, degli Ona e degli Alakaluf, una via di conoscenza e comunione con l’ambiente e il paesaggio, in cui la natura rimane avversario, ma smette di essere nemico.
Prima che gli uomini, i veri protagonisti di questi tre libri di Sepúlveda sono gli animali. Tranne che ne’ La gabbianella e il gatto, in cui i gatti presentano tratti fiabeschi, si tratta di animali realistici, calati nel loro ambiente naturale, sia mare o foresta. Ne’ Il vecchio che leggeva romanzi d’amore ci sono scimmie, scorpioni, boa, anaconda, «bagre guacamayo», pesci, zanzare, gamberi, pappagalli, «sáinos» e soprattutto tigrilli, scaltrissimi felini simili ai giaguari. Ne’ Il mondo alla fine del mondo, gli isolotti nebbiosi, le baie e gli intricati canali della Terra del Fuoco sono popolati da delfini giocosi, foche, uccelli marini e balene «calderón».
Nella rappresentazione degli animali non c’è traccia di umanizzazione o eccessiva empatia. La visione di Sepúlveda è quella degli indigeni, o di chiunque abbia vissuto a lungo a contatto con gli animali in un ambiente selvaggio: l’animale è un essere che merita rispetto, ma è anche un avversario che può uccidere ed essere ucciso, per difendersi e per mangiare, purché attenendosi a certe regole e dandogli una morte degna. Per questo i balenieri con cui si imbarca il ragazzo non cacciano le balene femmine e gli Shuar disprezzano le armi da fuoco dei bianchi, cacciando solo con cerbottana e frecce imbevute nel curaro.
Il vegetarianesimo, fondamenta dell’ecologismo moderno, è derivato dal benessere dell’Occidente. Non trova spazio tra indios e marinai, pena il morire di fame. Il rapporto con la natura è dinamico. Questa non è un’entità passiva, ma viva, che reagisce agli stimoli e con cui l’uomo deve confrontarsi, in un’equilibrio in perenne cambiamento. Ciò è evidente nell’attacco delle balene alla baleniera giapponese, ma soprattutto nel duello finale tra il vecchio e il tigrillo. In un continuo gioco di attese, appostamenti, attacchi e corse l’animale si calibra sull’uomo e l’uomo sull’animale in un gioco alla pari, riscoprendo, in definitiva, sé stesso.
L’ecologismo di Sepúlveda viaggia quindi su due binari, che rappresentano altrettanti cleavage, quella dell’uomo contro l’uomo e quella dell’uomo contro l’animale, e si realizza davvero quando avviene la pacificazione di queste due fratture. Ciò accade nel finale dei tre libri: ne’ La gabbianella e il gatto il poeta parla con Zorba, riconciliandosi con la natura e riscattando l’umanità, e aiuta la gabbianella a volare. Ne’ Il vecchio che leggeva romanzi d’amore il vecchio dopo aver ucciso il tigrillo getta via la doppietta, «bestia di metallo odiata da tutte le creature», simbolo di oppressione dei bianchi. Infine, ne’ Il mondo alla fine del mondo il protagonista si riconcilia con la sua terra natia, la Patagonia, e quindi con l’ambiente, con cui si sente tutt’uno. In generale, in tutti e tre i casi, i protagonisti imparano, come dice Zorba, ad «apprezzare, a rispettare e ad amare un essere diverso», sia gabbianella, balena o tigrillo.
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