Il Novecento è stato caratterizzato da scoperte e grandi innovazioni tecnologiche, ma è stato anche segnato dalla violenza dei due conflitti mondiali. Le ricerche e le pubblicazioni a riguardo sono innumerevoli.
Un lato poco conosciuto è quello della “leggenda di guerra”, cioè di quella leggenda che nasce in seno alle due guerre, e che può essere utilizzate per rileggere ed interpretare alcuni eventi accaduti.
Gli angeli di Mons
La leggenda di guerra degli angeli di Mons nasce durante la Prima Guerra Mondiale, e prende il nome dalla battaglia di Mons, combattuta il 23 agosto 1914 in territorio belga.
Il Corpo di Spedizione Britannico, composto da 40 mila uomini, era ormai prossimo alla sconfitta, ma l’esercito tedesco non riuscì a sferrare l’attacco decisivo. Questo permise agli inglesi di ritirarsi a nord di Parigi: l’evento passò alla storia come grande ritirata.
Per dare una spiegazione a questa mirabolante vicenda, il 29 settembre 1914 il giornalista Arthur Machen pubblicò sul periodico londinese Evening News un articolo, nel quale affermava che i soldati sarebbero stati aiutati e scortati da una squadra di angeli.
Nonostante lo stesso Machen avesse sempre affermato che i fatti fossero tutto frutto della sua fantasia, fu dato credito alla storia, e la sua diffusione fu favorita da alcuni cappellani militari e probabilmente dall’intelligence inglese, che voleva risollevare l’animo della popolazione.
La leggenda fu ripresa nel 2001 in Gran Bretagna da un articolo del The Sunday Times, nel quale si affermava che esistessero prove fotografiche dell’apparizione, appartenenti a Danny Sullivan, un antiquario. Nel 2002 lo stesso Sullivan riferì che si era trattato di un’invenzione.
La leggenda degli angeli di Mons è narrata in un cortometraggio muto del 1915, dal titolo The Angels of Mons.
I disertori selvaggi
Questa leggenda nasce nella terra di nessuno, uno spazio fisico e metaforico che ha caratterizzato la Prima Guerra Mondiale. Esso era lo spazio che separava le trincee dei due eserciti nemici ed era un luogo in cui i soldati potevano incontrarsi senza ostilità.
Una prima versione della leggenda degli wild deserters comparve nel 1920, all’interno del libro di memorie di Arthur Hulme Beaman, un tenente colonnello della cavalleria britannica. Egli raccontava come fosse sconsigliato andare alla ricerca di uomini nelle trincee abbandonate, poiché quelle aree erano popolate da selvaggi appartenenti a tutte le nazionalità coinvolte nel conflitto.
La leggenda ricomparve nel romanzo del 1930 Behind the Lines di Walter Frederick Morris. Nel libro si narrava di come il protagonista Peter Rawley incontrasse sottoterra un gruppo di disertori selvaggi.
Un’altra raccapricciante descrizione dei disertori si trova nell’autobiografia di Sir Osbert Sitwell, un capitano dell’esercito britannico, mentre vi sono anche racconti più recenti. Nel 1985, in No Man’s Land di Reginald Hill, si racconta di un gruppo di 40 disertori per lo più australiani, con indumenti sporchi e logori, capelli lunghi e armati fino ai denti.
I disertori selvaggi della terra di nessuno sono i protagonisti di una leggenda ricca di valore simbolico. Non si sa se queste storie siano in parte vere o del tutto frutto di fantasia, ma sicuramente rispecchiano la follia, il caos e l’insensatezza delle guerre.
Le carote fanno bene alla vista
È noto il detto popolare secondo cui le carote fanno bene alla vista. Questa leggenda di guerra nasce durante la Seconda Guerra Mondiale, ed è stata creata ad hoc dal governo inglese, per mantenere un importante segreto militare e fuorviare i tedeschi.
Durante la guerra, i bombardamenti aerei notturni erano molto frequenti e per questo motivo, durante la notte, nelle città inglesi si ordinava il blackout. Tuttavia, nel 1940, il pilota inglese Cunningham, soprannominato Cat’s Eye, fu il primo ad abbattere un aereo tedesco durante un volo notturno.
Alla stampa fu detto che il pilota riuscì in questa impresa perché mangiava tantissime carote: i tedeschi e gran parte della popolazione civile inglese credettero a questa storia. La verità era che gli inglesi avevano inventato il radar, che rendeva possibile l’individuazione degli aerei nemici anche di notte.
Un’altra ragione per cui questa leggenda fu fatta circolare era dovuta alla scarsità di generi alimentari. Zucchero e caffè erano rari, e il governo incentivava la popolazione a consumare prodotti disponibili nel Regno Unito, come appunto le carote.
Per promuovere questo consumo, in collaborazione con la Disney, furono inventati personaggi che avevano le fattezze di ortaggi, come il Dr. Carrot, Clara Carrot o Carroty George.
Il risultato della campagna fu un surplus di 100.000 tonnellate di carote.
Menghele e la città dei gemelli
Questa leggenda è legata alle vicende della Shoa, in particolare al dottor Mengele, soprannominato l’Angelo della Morte, ma è ambientata lontano nello spazio e nel tempo. Mengele è sempre stato ossessionato dagli esperimenti sui gemelli, ed è proprio su di essi che si basa questa storia.
È appurato che Mengele scappò in America Latina dopo la fine del conflitto attraverso la ratline o via dei ratti, e visse in diversi paesi, fra cui il Brasile. Proprio qui sorge la cittadina di Cândido Godói, famosa per l’alto numero di parti gemellari (circa il 10%).
Lo storico argentino Jorge Camarase ha proposto una teoria secondo cui il medico nazista avrebbe soggiornato diverse volte nella città negli anni Sessanta, ed avrebbe condotto esperimenti sulle donne.
In realtà in quella zona del Brasile nascevano molti gemelli già prima dell’arrivo di Mengele. La spiegazione è scientifica, ed è rintracciabile nell’effetto del fondatore. La popolazione di Cândido Godói è per la maggior parte di discendenza polacca o tedesca, e i tratti genetici rari, come la nascita di gemelli, tendono a presentarsi di più in una comunità piccola e composta da consanguinei.
Questa leggenda è vicina alle vicende raccontate nel romanzo del 1978 I ragazzi venuti dal Brasile, di Ira Lewin, nel quale Mengele cerca di clonare Hitler con esperimenti diabolici. Nel libro il dottore viene ucciso: nella realtà Mengele annegò del tutto impunito per i suoi reati nel 1979 a Bertoriga, in Brasile.