Il dibattito politico si sta concentrando sulle misure economiche necessarie per fronteggiare la terribile recessione che il coronavirus porta con sé. Termini come Mes, Eurobond, Recovery Fund hanno iniziato a risuonare nelle orecchie di tutti noi, e tanto il mondo politico quanto quello accademico sono divisi. Per raccontare gli schieramenti in gioco e provare a capire meglio quanto stia accadendo abbiamo inaugurato con la doppia intervista agli Onorevoli Fassina e Marattin la nostra rubrica sul tema della rinascita post-covid.
Oggi vi proponiamo un dialogo con l’economista Michele Boldrin, che già avevamo avuto il piacere di incontrare in passato. Economista, docente presso la Washington University di Saint Louis, editorialista del Sole24Ore e de Linkiesta, si è distinto in queste settimane per le sue posizioni controcorrente. Fautore di una rapida fine del lockdown, lontanissimo dalle ostilità verso Bruxelles, a theWise ha raccontato la sua ricetta per ripartire.
Per un diverso parere: What a Mes | theWise incontra Paolo Pini.
«All’Eurogruppo non ci sono lotte tra paesi, ma tra posizioni politiche. L’ultima riunione è stata una sconfitta per il sovranismo e guevarismo europeo che chiedono l’impossibile per arrivare, in realtà, a distruggere l’Unione. Ma all’Italia come sistema paese direi che non è andata male».
«La priorità è lavorare alla convivenza col virus. Dobbiamo capire come far funzionare in sicurezza aziende, fabbriche, centri di ricerca, negozi. Questo governo imbelle non se ne sta occupando, mentre la burocrazia romana è incapace anche solo di concepire qualcosa di simile. Non c’è mezzo programma organico che sia mezzo, mentre ogni guru televisivo pubblica sul suo sito ‘piani per il rientro’, come se una sequenza di ovvietà fosse un piano.
Ma è questo ciò che dovrebbe davvero preoccupare i nostri politici, non il prendere soldi a credito. Poi, i soldi si possono anche prendere, ma l’enorme questione montata su questo tema dalla destra italiana è folle, e spiace vedere come sia stata abbracciata anche da buona parte della sinistra. Le destre europee – fatte salve alcune eccezioni: Vox, l’AFD – mi sembra che stiano tenendo i piedi per terra. Anche formazioni come il Partido Popular spagnolo, che in passato ha preso grosse sbandate, oggi operano positivamente.
Questo prestito ‘magico’ che dovrebbe venire dall’Europa – la stessa di cui tutti facciamo parte ma che diventa improvvisamente ente terzo quando chiediamo denaro – non è la questione centrale. Le misure della BCE mi sembrano sufficienti a garantire la stabilità dei tassi d’interesse. Una stabilità relativa, è chiaro, tutto il mondo sta prendendo soldi in prestito e prima o poi una crescita dei tassi ci sarà.
Il Mes nella sua versione bazooka è un’opzione che al momento non è sul tavolo ed un governo serio dovrebbe lavorare per evitare ci arrivi. Significherebbe che il nostro debito pubblico si sta avvicinando ad una situazione di crisi.
Quanto uscito dall’Eurogruppo mi sembra in linea con la situazione. Poi certo, se la strada che si vuol seguire è quella di usare il virus come un’occasione per trasformare la nostra in un’economia socialista di guerra allora non c’è Mes o Eurobond che tenga: è puro istinto suicida.
Al momento gli strumenti ci sono, ma chiedere che altri ci regalano i loro soldi, beh, è una precisa scelta politica volta a nascondere all’elettorato le responsabilità interne nella gestione di questa crisi».
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«Su questo punto bisogna fare chiarezza. Il Meccanismo Europeo di Stabilità è un oggetto con un capitale versato da tutti i membri, un fondo di assicurazione europeo. Parliamo di un meccanismo comunitario, controllato politicamente dai governi che agiscono nella BCE. Questo ente si indebita, emette cioè dei titoli – chiamiamoli EuroMesBond – che hanno come garanzia il capitale di cui sopra. Il Mes è già, quindi, una forma di debito comune pensata per situazioni d’emergenza.
Ovviamente come tutte le assicurazioni anche questa ha delle regole, e sono regole di buon senso. Funziona così anche quando un privato cittadino stipula una polizza per la propria auto o immobile.
Gli Eurobond di cui parla Conte, invece, sono immaginati come emessi dal tesoro europeo: chiamiamoli EuroTreasuryBond. Non sono contrario, affatto, ma saranno possibili solo quando tutti gli stati membri cederanno sovranità in materia fiscale ad un parlamento europeo democraticamente eletto. Ed è un percorso lungo.
Il dibattito italiano sugli Eurobond è una cialtronata. Le continue e ripetute analogie coi Treasury Bond statunitensi sono erronee. La capacità degli Stati Uniti di fare debito è garantita dalla facoltà del Congresso di imporre tasse indipendentemente dai singoli stati, facoltà che l’UE non ha.
Io vivo negli States e, tra qualche settimana, compilerò due form differenti: uno per le tasse che devo al governo federale ed uno per quelle che devo al governo statale del Missouri. Ma il Missouri non si indebita, e il Congresso gestisce in proprio il suo debito, non lo redistribuisce ai singoli stati perché ci facciano quel che vogliono.
È pazzesco che dopo dieci anni di discussione su questo tema ancora si prendano in giro i cittadini. Chiunque continui a straparlare di Eurobond senza voler iniziare un processo che trasferisca definitivamente la sovranità fiscale all’Unione, mente.
E, mi permetta una parentesi, smettiamo di scrivere lettere ai tedeschi in cui parliamo dei loro debiti di guerra – che poi debiti non erano nemmeno. Si trattava di riparazioni/punizioni per la guerra, imposte dai vincitori. E quella guerra la perse anche l’Italia».
«Ho letto gli appelli che cita: alcuni sono economisti, altri si definiscono tali. Diciamo che ci son dei signori e delle signore – sempre gli stessi – che firmano queste lettere. Si tratta in prevalenza di cretinate, e penso spetti a loro l’onere di difenderle. Se mi dice in cosa hanno ragione ne parliamo».
«Dica pure a questi colleghi che, quando vuole, organizziamo un dibattito in presenza a proposito di queste scemenze. Non c’è nessun filo logico in questi discorsi.
Che la Germania persegua una politica di tipo mercantilista è tutto da dimostrare: la sua economia è tanto aperta al commercio internazionale quanto la nostra, non ci sono dazi, non ci sono proibizioni. La politica economica tedesca è una politica economica di crescita, di alta produttività, di gestione molto equa delle risorse. Una politica accorta che in periodi di vacche grasse non ha buttato i soldi in sussidi, clientelismo, corruzione e, quindi, si trova ora in una posizione avvantaggiata.
Vorrei sapere perché mai la formica tedesca dovrebbe suicidarsi per la cicala di questi economisti».
«Bisogna riaprire il sistema economico e produttivo, fare investimenti sanitari, educare i cittadini ai meccanismi di una pandemia. È ridicolo che la gente pensi il contagio si trasmetta andando a correre da soli in spiaggia.
Poi, implementerei quanto ho già proposto in diversi articoli: un sistema di tassazione straordinario e temporaneo che porti a condividere la capacità d’acquisto di chi ce l’ha con chi l’ha persa a causa del lockdown. Questo in nome del bene comune. Chi ha perso e continua a perdere reddito in questi mesi non ne ha colpa, ma gli è stato ordinato. E allora bisogna sorreggere il loro reddito ed i loro consumi».
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