Il primo campionato europeo a essere sospeso a causa dell’epidemia di Covid-19 è stato quello belga, la Jupiler Pro League. La sospensione della massima competizione calcistica del Belgio non è coincisa con la vittoria del Bruges, come riportato erroneamente da tutti i media sportivi italiani. La prima sospensione definitiva è arrivata il 24 aprile nei Paesi Bassi, dove la KNVB ha deciso lo stop dell’Eredivisie. Il torneo di calcio casa dell’Ajax e del PSV Eindhoven non avrà un vincitore per la prima volta dal 1956, annullando nel contempo anche promozioni e retrocessioni. Ma l’effetto domino di una sospensione definitiva di tutti i campionati di calcio europei potrebbe essere partito dalla Francia. Il primo ministro d’oltralpe, Édouard Philippe, ha dichiarato che il calcio e tutti gli sport di squadra non riprenderanno fino a settembre. Una decisione che è nei fatti una pietra tombale su tutte le possibilità di ripresa della Ligue 1, uno dei cinque campionati europei più importanti. Sospendere definitivamente la Ligue 1 influenzerà le scelte che devono essere decise per Serie A, Premier League, Liga e Bundesliga?
Al 13 marzo passato, data in cui la LFP ha decretato la sospensione del massimo campionato francese, il Paris Saint-Germain conduceva in solitaria la testa della classifica, con un netto divario di 12 punti sull’Olympique Marseille. Un divario abbastanza netto che avrebbe permesso alla compagine parigina di preparare i quarti di finale (ancora da definire) della Champions League, competizione anch’essa sospesa da marzo. L’annuncio del 28 aprile del primo ministro francese Édouard Philippe ha portato la Ligue de Football Professionnel e la Fédération Française de Football a prendere una decisione definitiva.
La LPF il 28 aprile ha decretato la conclusione anticipata del torneo e, due giorni dopo, ha assegnato il titolo al Paris Saint-Germain. Che oltre al titolo si è guadagnato la partecipazione alla Champions League 2020 – 2021, in cui verrà accompagnato dall’Olympique Marseille. Il Rennes terzo classificato partirà dal terzo turno preliminare per accedere alla massima competizione europea, mentre il Lille giocherà nella prossima Europa League.
La LPF ha decretato anche le retrocessioni in Ligue 2 delle ultime due classificate, l’Amiens e il Tolosa. Cancellando al contempo lo spareggio tra la 18° classificata della Ligue 1 (il Nimes) e la vincente dei playoff del campionato cadetto. Decisioni prese tenendo conto della media punti per partita, valutando il rendimento sportivo delle società fino alla sospensione del campionato. Il Paris Saint-Germain ha così vinto il titolo con la media di 2.51, mentre l’ultima classificata, il Tolosa, è scesa in Ligue 2 con 0.46 di media punti per partita.
Nei Paesi Bassi le cose sono andate diversamente. Il 12 marzo il governo di Amsterdam ha sospeso tutti i campionati di calcio fino al 31 marzo, prolungando successivamente la sospensione fino al 1 giugno. Nel frattempo, complici le rimostranze di alcuni club come Ajax, AZ e PSV, che non volevano tornare in campo per il resto della stagione, ha portato la KNVB a sospendere definitivamente tutte le competizioni calcistiche ferme da marzo. A differenza della Ligue 1, la KNVB ha deciso di bloccare promozioni e retrocessioni, assegnare il titolo di campione dell’Eredivisie all’Ajax, il quale giocherà la Champions League 2020 – 2021 assieme all’AZ. Europa League per Feyenoord, PSV e Willem II.
A inizio aprile tutti i principali media sportivi hanno riportato la notizia della sospensione definitiva del campionato belga, la Jupiler Pro League. La decisione andava di pari passo con l’assegnazione del titolo al Club Bruges, saltando i play-off tra le prime sei squadre classificate della Jupiler. Una decisione che aveva suscitato scalpore e clamore anche nell’UEFA, che aveva minacciato l’esclusione delle squadre belghe da Champions e Europa League per la stagione 2020-2021.
Peccato che di definitivo non c’è ancora niente. A oggi infatti la federazione belga non ha ancora ratificato una decisione in merito alla sospensione definitiva del campionato e all’assegnazione o meno del titolo. L’ultima assemblea di lega, tenuta lunedì 27 aprile, si è conclusa con un nulla di fatto, in attesa di disposizioni del governo di Bruxelles. Il Consiglio di sicurezza belga non ha ancora dichiarato niente in merito alla ripresa del calcio professionistico, e in base a ciò, l’assemblea generale della Pro League non ha ancora approvato la fine della stagione in corso. Rimandando così la decisione e le discussioni sui diritti televisivi a data da destinarsi.
Allo stato attuale dei fatti solo l’incertezza la fa da padrona. E ci si aspetta una scelta su come porre fine a questa stagione anche da parte della Serie A, della Premier League, della Liga e della Bundesliga. Tra i quattro grandi campionati solo quello tedesco sembra essere in vantaggio per la ripresa, complice anche il differente decorso del Covid-19 in Germania. Le società di calcio tedesche stanno aspettando il via libera da parte del governo di Angela Merkel, che non si esprimerà fino al 6 maggio. La Bundesliga dovrebbe ripartire nella seconda metà di maggio a porte chiuse, e in un secondo momento riaprire parzialmente al pubblico.
Alle scelte che verranno prese in terra tedesca guarda con interesse la Premier League, dove per ora solo due squadre, l’Arsenal e il Tottenham, sono ripartite con gli allenamenti a piccoli gruppi. I club inglesi puntano a far ripartire il campionato a inizio giugno, rigorosamente a porte chiuse fino al termine della stagione. La decisione definitiva verrà presa il 7 maggio, nonostante il Covid-19 in Gran Bretagna abbia causato 27000 vittime.
Stessa voglia di ripartire anche da Madrid, dove il primo ministro Sanchez ha lanciato segnali di apertura. Il 4 maggio ripartenza degli allenamenti individuali, 11 maggio ripresa degli allenamenti di gruppo. L’obiettivo è tornare in campo entro il 28 giugno, con la speranza di far ripartire l’industria calcio capitanata dalla Liga, 1,4% del pil spagnolo.
E la Serie A? Il 1 maggio è arrivata la decisione unanime da parte dell’assemblea di Lega. Sì alla ripartenza solo se ci saranno le condizioni di sicurezza necessarie, disciplinate in un dossier che tiene conto di tutti gli aspetti legati all’organizzazione del campionato, dai viaggi in pullman al rapporto con i media, sanificazione degli impianti e l’ingresso delle squadre negli stessi. Un dossier che affianca le regole sanitarie messe in atto finora dal governo, che ha comunque l’ultima parola sulla ripresa dei campionati in Italia. L’eventuale ripartenza la si avrà soltanto nella prima metà di giugno, mentre nel caso di stop definitivo sarebbero confermate le tre promozioni e retrocessioni dalla Serie B alla Serie A, mantenendo invariata per la prossima stagione la formula a 22 e 20 squadre.
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Con lo stop definitivo il titolo resterà vacante, con buona pace di chi vorrebbe giocare una finale secca. Qualunque sia la decisione che verrà presa, molto probabilmente darà il via a una lunga serie di ricorsi e udienze in tribunale, come sta già succedendo in Francia e nei Paesi Bassi. La FIGC con la prossima riunione del 8 maggio prorogherà il termine ultimo della stagione al 31 agosto, restando alla finestra in attesa di una decisione definitiva da parte del governo Conte alle prese con la Fase 2.
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