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Sport

Vettel e Ferrari: sarà addio a fine stagione

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Eugenio Guido

«Il mio rapporto con la Scuderia Ferrari terminerà alla fine del 2020. In questo sport per riuscire a ottenere il massimo bisogna essere in perfetta sintonia, e io e la squadra abbiamo realizzato che non esiste più una volontà comune di proseguire insieme oltre la fine di questo campionato. In questa comune decisione non entrano in alcun modo in gioco aspetti economici: non è il mio modo di ragionare quando si fanno certe scelte e non lo sarà mai.

Quello che è accaduto in questi ultimi mesi ha portato tanti di noi a fare delle riflessioni su quelle che sono davvero le priorità della vita: c’è bisogno di immaginazione e di avere un nuovo approccio a una situazione che è mutata. Io stesso mi prenderò il tempo necessario per riflettere su cosa sia realmente essenziale per il mio futuro».

Nel comunicato della Ferrari che annuncia la separazione con Sebastian Vettel alla fine del campionato 2020, questo il virgolettato del pilota tedesco. La scuderia di Maranello, come si evince dal comunicato stesso, parla di scelta condivisa.

Assisteremo, dunque, a un campionato di Formula 1 ridimensionato nelle gare per via dei rinvii e delle corse annullate a causa dell’emergenza coronavirus. Ferrari, inoltre, ha anche difficoltà a gestire un pilota giovane e ansioso di confermare le sue qualità, come Leclerc, e Vettel, che tenterà di lasciare buoni ricordi nella stagione che segnerà il suo passo d’addio alla Rossa.

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Una pesante eredità

Sebastian Vettel durante la prima visita a Maranello. Foto: Twitter @ScuderiaFerrari

Il pilota che arriva nel 2015 in Ferrari è un quattro volte campione del mondo, con il record di più giovane pilota ad aver vinto un titolo iridato. Il blasone e la nazionalità in comune con il mai dimenticato Michael Schumacher lo caricano di una pesante eredità, mai raccolta.

Vettel, all’arrivo in Ferrari, è entusiasta: impara l’italiano, lega con la squadra, conduce una vita privata senza sregolatezze. In pista non mancano i guizzi: la prima vittoria arriva già alla seconda gara nel Mondiale, in Malesia, e le prestazioni continuano a essere positive per tutto l’anno. A fine stagione il bilancio personale recita tre vittorie e una pole position, che mancava alla Scuderia di Maranello dal 2012. Per lui anche il record di podi ottenuti nella prima stagione alla guida di una Ferrari, ben tredici. Tutto ciò non basta: la Mercedes corre un campionato a parte e Lewis Hamilton vince il suo terzo titolo iridato.

Il 2016 è un anno in sordina, dovuto a un’auto meno affidabile e performante della precedente. Vettel chiude a zero vittorie e con un quarto posto in classifica.

2017 e 2018: il ridimensionamento del tedesco

Archiviati il primo anno d’ambientamento e il secondo vissuto annaspando, il 2017 sembra l’anno buono. La SF70H che Vettel guida è un’auto vincente, quasi alla pari con la Mercedes che non appare più inarrivabile. Vettel vince la gara di apertura in Australia e, soprattutto, riporta sul gradino più alto del podio la sua Scuderia a Montecarlo. Nel GP di Monaco, dove la Ferrari non vinceva dal 2001 con Schumacher, la gara del tedesco è perfetta. Partito secondo dietro al compagno di squadra Raikkonen, riesce a sopravanzarlo ritardando il pit-stop e, guidando senza sbavature, centra il terzo dei cinque successi dell’anno.

Il 2017, però, è ricordato soprattutto per due episodi che vedono il tedesco come protagonista in negativo e che sono, uno dopo l’altro, sintomo e momento della resa di Vettel nei confronti dell Mercedes e di (ancora) Hamilton nella lotta al titolo mondiale. Resa che arriva dopo una prima metà di stagione con ottime opportunità di portare a casa il trofeo, ma che culminerà con una seconda parte di stagione tesa e con risultati altalenanti.

La sportellata di Baku. In regime di Safety Car, Vettel, in seconda posizione, è irretito dalle continue frenate di Hamilton, che lo precede e che cerca di cogliere il momento adatto per ripartire senza rischiare il sorpasso dell’avversario. Per tutta risposta il tedesco gli si affianca e gli dà un colpo con le ruote. Risultato? Uno stop-and-go di dieci secondi e un richiamo da parte della FIA.

 

Il disastro di Singapore. Se l’episodio del Gran Premio dell’Azerbaigian aveva mostrato un Vettel poco lucido sotto pressione, a Singapore il patatrac segna la fine dei sogni iridati della Rossa e mostra una fragilità non del solo pilota, ma dell’intero team. Il tedesco parte in maniera non impeccabile e successivamente sottovaluta l’irruenza di Verstappen cercando di chiudergli lo spazio a ogni costo: ciò che ne consegue è tragicomico. Raikkonen si tocca con Verstappen e finisce addosso al compagno di squadra. Avviene, così, un botto che coinvolge, oltre al pilota olandese della Red Bull, entrambe le Ferrari. Vettel è costretto al ritiro. Hamilton, partito solo quinto, vincerà la gara.

Il copione dell’annata 2018 sembra simile al 2017. Vettel ha una macchina potenzialmente vincente e affidabile, parte bene in Campionato ma pian piano inizia ad avere cali di concentrazione, commettendo errori che inficiano la sua corsa al titolo. Nel giro di poche settimane si succederà una serie di alti e bassi che costeranno il Mondiale a Seb.

In Francia parte terzo, ma un immediato contatto con Bottas gli inficia la gara, costringendolo solo a un quinto posto. Pessimo in ottica titolo, vista la vittoria di Hamilton.

Nella gara di Silverstone, Vettel vince in maniera magistrale dopo un’ottima partenza e dopo aver sfruttato sapientemente la strategia decisa dai box. A fine gara il suo commento a caldo durante il team-radio è eloquente: «Grazie ragazzi! Qui a casa loro!» per poi continuare ridendo, riferendosi alla vittoria ottenuta con una gara perfetta in casa del rivale Hamilton.

Già nella gara successiva, però, si verifica una delle peggiori leggerezze commesse da Vettel. Saldamente al comando nel Gran Premio di casa in Germania, in una curva lenta mette le ruote fuori pista, il posteriore si blocca e l’auto finisce lentamente contro le barriere. La leggera pioggia non può essere una scusante.

Dopo questa gara Vettel vincerà in altre due occasioni, in mezzo altri errori. Nel Gran Premio d’Italia un contatto con Hamilton, dopo una partenza incerta, gli costa testacoda e una gara in rimonta conclusa solo al quarto posto.

Per il pilota tedesco altro contatto ad Austin, nel Gran Premio degli Stati Uniti (poi vinto dal compagno di squadra Raikkonen) con Daniel Ricciardo. Il testacoda che ne consegue porta Vettel nelle retrovie e lo costringe all’ennesima rimonta da dietro, ma a fine gara sarà solo quarto.

2019: Charles Leclerc alla ribalta

Leclerc acclamato sul podio di Monza dopo la vittoria dello scorso anno. Vettel si piazzerà solo quarto dopo una penalità per rientro in pista non sicuro dopo un’uscita di pista. Foto: Twitter @Charles_Leclerc

Nel 2019 con una monoposto sottotono, soprattutto nella prima metà della stagione, Vettel si è ritrovato il suo primo avversario in squadra. Leclerc ha dimostrato immediatamente di potergli dare filo da torcere. In una stagione contornata da ordini di scuderia non sempre limpidi, errori personali e di squadra (sia in qualifica che in gara), penalizzazioni e problemi meccanici, il tedesco non è andato oltre il quinto posto nella classifica piloti con una sola vittoria in stagione, superato dal compagno di squadra sia in classifica (Leclerc chiuderà la stagione quarto) sia per numero di vittorie (due per il monegasco).

Emblema dell’annata il Gran Premio d’Italia, vinto da Leclerc dopo nove dall’ultimo trionfo di una Rossa a Monza (Alonso nel 2010) in una gara a tratti infuocata per il duello con Lewis Hamilton. Al contrario Vettel, partito quarto, si gira al sesto lap nella variante Ascari e nel tentativo di rimettersi in pista rischia di scontrarsi con Stroll. Per lui stop-and-go di dieci secondi. Il tutto mentre il compagno vola verso il traguardo, che gli vale la seconda vittoria di fila in stagione e il plauso dell’intero autodromo e dei media, impazziti per il talento del giovane pilota.

Le cause dell’addio

Il lungo ciclo di Vettel in Ferrari, fatto di cinque stagioni (più la sesta da disputare quest’anno), sarà sicuramente un rammarico per pilota e scuderia per ciò che poteva essere. Nel corso di queste cinque stagioni, pur con le premesse giuste, l’erede predestinato non ha mostrato la freddezza necessaria; complice, in alcuni occasioni, anche la squadra.

Gli errori e le leggerezze hanno fatto sfumare almeno un titolo mondiale, mostrando un pilota sì fortissimo, ma sicuramente meno freddo e cannibale del rivale Hamilton, bravo e fortunato a cogliere ogni minima occasione. Abbiamo ammirato Vettel e ne abbiamo visto i punti deboli, soprattutto quando la monoposto (non per sue colpe) non rende al cento per cento e non è la migliore del circus.

Tra i motivi del mancato rinnovo anche un’offerta economica ritenuta non congrua, ma ancor di più una presenza ingombrante in squadra: Leclerc, che ha saputo conquistare tutti e che ha dimostrato di poter competere ad alti livelli. Vettel ha mostrato ancora una volta una certa fragilità quando si ritrova in “casa” piloti che sgomitano per emergere, come già gli era accaduto nel 2014 all’ultimo anno in Red Bull, con un Ricciardo in grado spesso di tenerlo dietro.

Il campionato 2020, giocoforza ricco di incertezze, sarà sicuramente il più difficile per Vettel: l’addio sposterà gli equilibri del team di Maranello verso Leclerc.  Questa potrebbe non essere necessariamente una disfatta annunciata.

Seb, infatti, non avrà nulla da perdere e vorrà dimostrare ciò che vale.La perdita dell’etichetta di erede potrebbe giovargli in tal senso: poi avrà tutto il tempo di pensare al futuro e alla stagione 2021.

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Eugenio Guido

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