In un momento delicato come questo, il problema legato alla circolazione di fake news sul coronavirus assume un ruolo sempre più importante. L’attuale pandemia ha messo alla prova il corpo e la mente di ciascuno, ma è fondamentale cercare di mantenere lucidità e imparare a valutare le fonti di informazione. Quando si legge un articolo o si ascolta una notizia, è sempre bene valutarne la veridicità. In primo luogo, occorre sempre considerare la fonte, indagando sui suoi scopi e sulla sua storia. Si deve poi considerare l’autore del testo e approfondire ulteriormente l’argomento, andando a controllare se vi siano altre fonti a supporto. Ultimo, ma non per ordine di importanza, è sempre necessario guardare la data di pubblicazione della notizia. Nel dubbio è sempre bene chiedere a un esperto del settore.
Un altro buon consiglio proviene da Massimo Polidoro, docente universitario, youtuber e membro del CICAP, che in questo video consiglia, tra le varie cose, di fare sempre una rapida ricerca sul web, accostando la parola “bufala” alla notizia in questione. Se questa è veramente una fake news, qualche sito di debunking lo avrà riportato.
Di seguito riportiamo le “migliori” dieci fake news che sono circolate (e che stanno ancora circolando!) in queste settimane.
In un video circolato su Facebook, un ragazzo italiano affermava che il Giappone aveva sconfitto il virus con l’utilizzo di un miracoloso farmaco. L’Avigan è un antivirale, ed è stato testato su un centinaio di pazienti con lievi sintomi in Giappone, accorciando il decorso della loro malattia di qualche giorno. Resta però il fatto che, per provarne l’efficacia, un farmaco debba essere testato su un numero molto più elevato di persone, valutando tutti i possibili effetti collaterali. Nessuna somministrazione di massa, insomma, come invece si affermava nel video comparso sul social.
In questo video del canale YouTube di Entropy For Life è possibile trovare una spiegazione più dettagliata.
Questa fake news sul coronavirus nasce da una catena di messaggi comparsa su Whatsapp. Nell’audio, una non identificata signora affermava che fosse necessario conservare tutti gli scontrini della spesa, poiché le Forze dell’Ordine avrebbero potuto fare controlli successivi. In questo fantasioso scenario, la polizia avrebbe controllato le targhe delle macchine parcheggiate attraverso registrazioni video e fotogrammi, risalendo poi al proprietario per chiedere spiegazioni in merito allo spostamento.
Secondo alcuni, il nuovo coronavirus potrebbe essere nato in un laboratorio militare di Whuan. La falsa notizia della creazione in laboratorio è stata messa in circolazione dal Washington Times, una rivista americana che alimenta abitualmente bufale e teorie del complotto, ma non è così che sono andate le cose.
Gli studi scientifici ancora in corso dimostrano che, molto probabilmente, alla base dell’origine di questo virus ci sia un fenomeno di zoonosi, cioè la trasmissione di una malattia da uomo ad animale e viceversa.
Ancora una volta, Whatsapp diventa veicolo per le bufale: «Dalle ore 11 di questa sera fino alle ore 5 del mattino faranno disinfestazione con gli elicotteri in tutta la città come c’è stato in Cina, quindi stasera ritiriamo biancheria e per chi possiede animali farli entrare. Fate girare sms». Questo era il testo di una catena che è circolata a metà marzo. Anche in questo caso, questa ipotesi non è mai stata presa in considerazione, nonostante alcuni comuni abbiano deciso di procedere con la disinfestazione delle proprie strade, certamente non mediante elicotteri.
Un’altra catena collegata a questa, che ha circolato molto, recitava: «Ciao ragazzi, […] uno dei nostri amici medici di Milano e ci ha caldamente consigliato di utilizzare solo un paio di scarpe per andare fuori, e lasciarle fuori dalla porta di casa una volta utilizzate, perché sembra che il virus riesca a rimanere vivo per 9 giorni sull’asfalto. Questo è il motivo per cui vedevamo tutte quelle immagini in cui i cinesi facevano la disinfestazione nelle strade […] Ed è il motivo per cui stanno iniziando a fare la disinfestazione qua. A Milano almeno. Quindi, siccome ci hanno chiesto di diffonderlo, non lo faranno via televisione per non gettare il panico. Però ci hanno detto di diffonderlo tra le persone che conosciamo per mantenere questa buona regola. Ciao a tutti».
Paolo D’Ancona, epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità, è intervenuto a riguardo nei giorni scorsi su La Stampa, affermando che «È una buona norma igienica (togliersi le scarpe quando si rientra, ndr) ma per il Covid-19 no, perché la sua trasmissione avviene con le goccioline che emettiamo tossendo o starnutendo, non in altro modo».
In questo caso, è inutile spendere troppe parole. Imprudente e decisamente dannoso ma, a quanto pare, qualcuno ha optato per questo metodo, tanto che il Ministero della Salute ha addirittura sbugiardato questa credenza sul proprio sito web.
Una pratica simile è stata adoperata anche sui cani, pulendo con la candeggina le zampe e il pelo, nella convinzione di eliminare il virus. A smentire questo utilizzo, è stato Federico Coccia, medico veterinario ed ex direttore del Bioparco di Roma. L’esperto ha spiegato come la candeggina possa avere un effetto dannoso sulla pelle dell’animale, sopratutto sui cuscinetti plantari del cane, dando lesioni simili a quelle provocate da una ustione e che l’ingerimento della candeggina possa essere a volte letale per l’animale. Il dottor Coccia ha poi affermato che non vi siano prove scientifiche sul fatto che gli animali domestici siano veicolo di trasmissione del coronavirus.
Dopo la bufala dei trentacinque euro al giorno, gli immigrati sono ancora protagonisti. Nelle scorse settimane, è comparsa la voce secondo cui gli immigrati sarebbero stati immuni grazie al vaccino per la TBC. La bufala è stata prontamente smentita dal professor Roberto Burioni con un post sulla sua pagina Facebook, con il quale invitava «chi è dotato di sprezzo del pericolo» a visitare le corsie dell’ospedale San Raffaele di Milano, per «controllare di persona che non è assolutamente vero».
Più che una bufala, è una pericolosa truffa. Negli scorsi giorni è circolata una e-mail proveniente da una certa dottoressa Penelope Marchetti, che si qualificava come una esperta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il testo era scritto con un tono professionale e conteneva una serie di presunte indicazioni per tenere lontano il coronavirus.
Vi era poi un allegato che, una volta aperto, avrebbe colpito il PC tramite un malware, rubando i dati sensibili del malcapitato.
La pandemia ha colpito anche la sfera intima e religiosa: il fronte conservatore ed ultracattolico è tornato all’attacco di Papa Francesco. Sui siti di destra religiosa americani si legge che il coronavirus è una punizione divina per il tradimento di Bergoglio. L’attuale pontefice non conta numerose simpatie in questi ambienti, a causa delle sue posizioni progressiste assunte su migranti, divorziati, omosessuali e ambiente, ma collegare il virus ad una punizione divina, come se fosse la peste del 1348, rimane molto complicato.
L’argomento è stato ampiamente trattato in questa puntata di Report, il programma Rai andato in onda il 20 aprile 2020.
Questa fake news sul coronavirus nasce ancora una volta sui social, questa volta su Twitter. L’economista tedesco Gunter Pauli scriveva: «La scienza deve dimostrare e spiegare le cause e gli effetti. Tuttavia, la scienza osserva prima le correlazioni: fenomeni che sembrano apparentemente associati. Applichiamo la logica scientifica. Qual è stata la prima città del mondo ad installare le reti 5G? Wuhan! E la prima regione europea? Il Nord Italia». La notizia è poi circolata anche tramite le catene di Whatsapp, ma è stata subito smentita dagli organi competenti. Non vi sono infatti evidenze che leghino la rete 5G al coronavirus e alla sua diffusione.
«Scienziati cinesi creano un supervirus polmonare da pipistrelli e topi. Serve solo per motivi di studio ma sono tante le proteste». Queste sono le prime parole di un servizio del Tg3 Leonardo. La polemica si è subito accesa, ma non è stata controllata una cosa fondamentale: la data. Il servizio in questione era del 16 novembre 2015. Per sedare il dibattito è dovuto intervenire Alessandro Casarin, direttore della testata regionale Rai, che ha precisato come quel servizio non avesse niente a che fare con l’attuale COVID-19.
Questa è la notizia decisamente più strampalata, ma fortunatamente è “di nicchia” e ha avuto una diffusione molto limitata. Su alcuni gruppi chiusi di Facebook, sono circolati post che sostenevano che la causa del coronavirus fosse aliena. In questi post si parla di una misteriosa Stirpe Draconiana, che avrebbe fatto test in accordo con «i governi satanici» per «decimare la popolazione mondiale». In questi stessi gruppi si spera poi nella venuta della Flotta di Michele, entità non meglio precisata, che dovrebbe risistemare la situazione.
Niente di più assurdo ed incredibile. In questo video, lo youtuber Neurodrome analizza questi post con il suo ironico modo di fare.
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