Il ricordo di Gigi Simoni giornalisticamente è una “trappola”, anche sportivamente parlando. Perché, forse più di tanti altri uomini di calcio, Gigi Simoni era veramente una brava persona, un tecnico preparato, un uomo pacato sia in campo che fuori. Ed è giusto che venga ricordato così dalla stampa specializzata. Piuttosto ingiusto, invece, che la sua carriera sportiva sia messa da parte per caratterizzarne solo la componente umana. Forse Simoni, rispetto ad altri tecnici, non è riuscito a vincere molto in carriera. Ma era comunque un allenatore navigato, capace perfettamente di capire il calcio sia con gli scarpini allacciati ai piedi che in panchina.
Esperto di promozioni sia da calciatore che come guida di una squadra, Simoni veniva spesso “scongelato” dalla stessa stampa che ora lo elogia unicamente per parlare dell’episodio Ronaldo-Iuliano di un famoso Juventus-Inter. Quasi a voler alimentare una polemica ormai diventata macchiettistica, per caricare ancora di più dopo tantissimi anni una gara che, anche normalmente, trascina da sé costanti e feroci discussioni. Un episodio che ha portato una strumentalizzazione costante, sia del tecnico che di altri protagonisti. In quel caso Simoni è stata la rappresentazione vera dell’uomo che perde le staffe (persino con garbo), privato del sogno a un passo dalla gloria. Ma anche della rivincita, poiché proprio alla fine di quella stagione vincerà il suo trofeo più importante da allenatore, la Coppa UEFA.
Il percorso calcistico di Gigi Simoni lo ha portato in alcune delle realtà più importanti d’Italia. Ex giocatore della Juventus, aveva un rapporto particolare sia con il Genoa (tante presenze da calciatore così come da allenatore, in tre occasioni differenti) che con il Napoli (anche qui, prima come giocatore e poi come allenatore. Proprio Simoni, peraltro, è stato l’ultimo allenatore dei campani prima del fallimento). Ma oltre all’Inter ha ottenuto stima e risultati anche alla guida di altri club importanti come Torino e Lazio. Una vita, la sua, segnata anche dalla tragedia della scomparsa prematura di due persone care, il figlio e l’ex compagno di squadra e collega Gigi Meroni.
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Per molti, al di là di ogni retorica, Gigi Simoni rappresentava una faccia pulita del calcio, un ritratto di signorilità altrimenti difficile da trovare altrove. Forse abbandonato dai riflettori troppo presto, nonostante una lunghissima e proficua carriera. Paradossale invece che vi tornasse sempre e comunque solo uno o due giorni all’anno e sempre per lo stesso motivo, ormai banale e oggetto di speculazioni. Ora sarà giustamente e meritatamente incensato. Ma per anni Simoni è stato vittima di un meccanismo volto solo a disunire e mai a creare davvero un contenuto rilevante. Siamo però sicuri che avrà già perdonato tutti quelli che hanno approfittato della sua gentilezza solo per rilasciare caos. L’importante è che ora riceva il rispetto che merita. E che forse qualcuno, troppo spesso, non gli ha dato.
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