Durante l’emergenza Covid-19 la Cina, la Russia e gli USA non hanno lesinato aiuti all’Italia. Che il nostro Paese sia la porta mediterranea all’Europa è risaputo. Conquistarlo, o meglio stabilirvi la propria sfera d’influenza, potrebbe essere per le grandi egemonie mondiali un lasciapassare verso il Vecchio Continente. L’Europa, al di là dell’ascesa di nuovi grandi protagonisti asiatici, resta e resterà il continente più importante, sia per la posizione chiave nel planisfero, che per il suo peso economico e industriale. Ecco perché, in tempi di Covid-19, i tre maggiori attori della geopolitica si sono affrettati a votarsi all’Italia nella loro migliore versione solidale. Non solo belle parole, ma aiuti e missioni militari di spessore.
Cina, Russia e USA in Italia. Come mai? Nonostante una fase di decadenza politica ed economica, la penisola italica persiste in cima ai pensieri delle superpotenze. Ogni indicatore economico, sociale e demografico non sorride al Belpaese. Il PIL italiano non cresce in modo convincente dall’anno 2000 e ha fissato non di rado un segno meno sull’indicatore. Altresì il potere d’acquisto rallenta di esercizio in esercizio e anche la popolazione disegna una costante parabola discendente, nonostante l’immigrazione abbia turbato le notti della destra più ossessiva. In favore dell’Italia giocano però una posizione assolutamente strategica nel continente e un fascino storico che in Europa non ha rivali. Le mosse tattiche di Cina, Russia e USA lo hanno confermato anche in tempo di Covid-19.
La Repubblica Popolare Cinese è stata la prima potenza a voltare le carte sul tavolo geopolitico tricolore. Avvantaggiata dall’aver per prima affrontato e sconfitto il coronavirus, si è immediatamente offerta all’Italia come spalla larga sulla quale appoggiarsi. Il piedistallo su cui si basa questa nuova alleanza sino-italica affonda le radici nell’accordo Belt and Road Initiative, più comunemente conosciuto come nuova via della seta. Grazie a questo recente accordo commerciale, la Cina ha guadagnato via via considerazione nel nostro Paese, fino a spingere per una politica del sostegno medico. Una scelta che il presidente Xi Jinping ha definito la «via della seta sanitaria».
Nei primi giorni di marzo il governo cinese ha inviato in Italia personale medico per trecento unità tra medici e infermieri. Gli operatori asiatici sono stati stanziati nei principali ospedali italiani: lo Spallanzani di Roma, il Careggi di Firenze, il San Luca e San Raffaele di Milano, gli Spedali Civili di Brescia, il reparto Covid-19 di Pavia, il Papa Giovanni XXIII di Bergamo e altri ancora. Non solo. Il supporto cinese si è manifestato anche in grosse forniture di materiale sanitario come mascherine, guanti e tute protettive. Il più soddisfatto di queste azioni è stato il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «Chi ci ha deriso sulla Via della Seta ora deve ammettere che investire in questa amicizia ci ha permesso di salvare vite in Italia». Parole che hanno creato non poco imbarazzo nella maggioranza di governo. Motivo? La solidarietà è arrivata da più parti ed esaltare un solo alleato crea non pochi grattacapi diplomatici, soprattutto con chi allunga la propria ombra da tempo sull’Italia (USA) e chi vorrebbe espandere la propria (Russia).
Ed è così che davanti alle grandi manovre cinesi la risposta russa non si è fatta attendere. Tra le tre potenze, la Russia è quella che attualmente si sta impegnando di più nell’espandere la propria influenza estera, dimenticando le falle che si stanno aprendo al proprio interno. Dopo i lunghi corteggiamenti russo-italici iniziati durante l’epopea berlusconiana, Putin non poteva perdere l’occasione per mostrare agli italiani il lato umano del suo impero. Appoggiato idealmente da una buona parte dell’elettorato leghista, il Premier russo ha fatto in modo di far atterrare a Pratica di Mare (base aeronautica romana) un contingente di cento militari. Con che dotazione? Strumentazione sanitaria e attrezzatura per la disinfestazione.
Una volta in Italia la squadra russa ha successivamente raggiunto la Lombardia, stabilendo il proprio quartier generale a Bergamo, una delle città più colpite. Il caso ha voluto che i maggiori centri italiani falcidiati dal Covid-19 fossero roccaforti elettorali della Lega. Un’occasione in più per cementare la figura eroica della nuova Russia di Putin. Il contingente russo è transitato per le vie lombarde inscenando parate trionfali, con la bandiera in bella vista sui camion militari e uno slogan inequivocabile: «Dalla Russia con amore». Dopodiché è iniziata la disinfestazione di strade e acquedotti sotto la guida del generale Sergej Kikot.
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Nel gioco di equilibri delle grandi potenze ovviamente non potevano mancare gli Usa. Se inizialmente l’amministrazione Trump ha chiuso gli occhi dinanzi alle scorribande solidali di Cina e Russia, successivamente ha alzato il tiro della propria azione nel territorio italiano. Il primo passo è stato compiuto dalla Samaritan’s Purse, la Ong evangelica di Franklin Graham. L’organizzazione battista ha creato un ospedale da campo nel cremonese, con tanto di medici specializzati e una grande quantità di materiale medico. Successivamente, gli USA hanno girato a Roma cento milioni di dollari sotto forma di strumenti sanitari per la lotta al coronavirus, compresi kit ultraveloci per i tamponi. Gesto di favore cristallizzato sui social da Trump con l’ormai già storico «Giuseppi was very very happy».
Gli USA, è risaputo, si sono fatti trovare completamente impreparati dal Covid-19, registrando un numero esorbitante di deceduti e mettendo a nudo, ancora una volta, un sistema sanitario non all’altezza dell’impero. Nonostante ciò l’interesse americano verso le vicende italiane ha continuato a crescere fino al Memorandum presidenziale di Trump del 10 aprile, nel quale il Presidente repubblicano ha promesso «di rispondere all’urgente bisogno dell’Italia di equipaggiamento medico». Non solo: nel Memorandum è stato esplicitamente segnalato come «i trentamila dipendenti delle forze armate americane in Italia offriranno agli ospedali servizi di telemedicina, ospedali da campo, cibo, forniture e assistenza tecnica». Un impegno totale e incondizionato.
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L’eredità lasciata dal coronavirus al nostro Paese è un riposizionamento delle grandi potenze sul nostro territorio. Cina, Russia e USA in Italia hanno mostrato solidarietà e intenzioni strategiche. Sebbene, alla fine dei giochi, l’influenza statunitense non sia stata messa in discussione, si è comunque palesato uno scossone geopolitico da non sottovalutare. La Cina e la Russia hanno provato a scardinare l’egemonia a stelle e strisce, sfruttando l’iniziale disinteresse di Trump verso gli alleati europei. La Repubblica Popolare Cinese ha fatto leva sui recenti accordi commerciali per aumentare il proprio prestigio. Putin, abituato a stuzzicare il regime cinese, ha provato a giocare la carta lombarda per fortificare il consenso già presente in buona parte dell’elettorato di opposizione italiano. Per risolvere la situazione gli USA hanno dovuto ricorrere in extremis a misure straordinarie. Nel frattempo il Belpaese si lecca le ferite, con la speranza, in futuro, di puntare sulla potenza giusta.
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