In un anno tutto può cambiare: che ne sarà della Next-Gen azzurra a Euro 2021?

Sarebbe dovuto iniziare il 12 giugno 2020 l’Europeo del sessantesimo anniversario. La competizione, come tutti sappiamo, era stata pensata per avvolgere contemporaneamente dodici nazioni. Un Interrail europeo con partenza dallo Stadio Olimpico di Roma e fermata conclusiva al Wembley Stadium di Londra. Gli effetti del Coronavirus hanno però costretto l’UEFA a rimandare l’evento al 2021, prorogando di un anno le gesta della Next-Gen azzurra di Roberto Mancini, sulla quale vi erano attese molto alte. Casualità benevola o fatalità avversa? Un anno in più aiuta la maturazione, ma può anche distruggere ciò che si è costruito. Ecco quindi come i giovani talenti azzurri potrebbero arrivare alla prossima estate.

La rivoluzione di Roberto Mancini

Il grande pregio di Roberto Mancini è stato quello di raccogliere i cocci di una Nazionale sconvolta dal fallimento mondiale e riportarla al centro dell’attenzione popolare. Nessuna rivoluzione eclatante, ma un costante lavoro di riparazione, con al centro due grandi obiettivi: ringiovanire la rosa e affidarsi alla qualità. L’esperimento sembrava partito in sordina, con la risicata vittoria di San Gallo con l’Arabia Saudita, la sconfitta contro la Francia e il pareggio contro la compagine olandese. Tre amichevoli in cui si iniziava a intravedere il sistema di gioco prediletto (4-3-3) e qualche abbaglio sentimentale (Balotelli).

Mancini non si è perso d’animo e ha proseguito dritto per la strada tracciata. Anche in Nations League i risultati sono stati tutt’altro che eclatanti, ma le prestazioni hanno lasciato spazio a sensazioni inusuali. Possesso palla veloce, centrocampo molto tecnico e poco fisico, pressione alta nella riconquista e inventiva affidata ai giovani protagonisti del nostro campionato. Grazie a questa nuova impostazione i risultati sono giunti velocemente: una vittoria in amichevole con gli Stati Uniti e dieci vittorie filate nelle qualificazioni europee.

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La Next-Gen azzurra alla ribalta

Il grande merito di Mancini è stato quello di puntare sui giovani, senza condizionamenti di sorta. Zaniolo è sicuramente l’esempio più calzante, convocato dal CT nonostante le zero presenze in Serie A. Ma la lista è lunga e anagraficamente molto verde. Nicolò Barella, Gianluca Mancini, Stefano Sensi, Mattia Caldara, Sandro Tonali, Moise Kean, Gaetano Castrovilli sono solo alcuni nomi tra gli esordienti chiamati in causa dal CT di Jesi. A loro si aggiungono giocatori che l’azzurro lo avevano già sfiorato senza incidere, come Federico Chiesa, Lorenzo Pellegrini e Federico Bernardeschi. Un’ondata di gioventù che ha portato freschezza e la possibilità di scoprire trame di gioco diverse dalla precedente gestione.

Se il mondo non si fosse fermato a causa del Covid-19 staremmo oggi trepidando per l’avventura azzurra. Con gli obbligatori punti di domanda relativi all’età media, ma anche con la consapevolezza che quando si è giovani e belli qualsiasi risultato non è precluso. Lo stop alla competizione invece ci porta a riflettere su cosa ne sarà del futuro azzurro per la prossima estate. Nel giugno 2021 non avremo un blocco che arriva da una cavalcata qualificatoria entusiasmante. Certo, con ogni probabilità avremo recuperato Zaniolo (oltre a Chiellini, ovviamente) ma allo stesso tempo potremmo trovarci dinanzi a rendimenti altalenanti degli stessi giocatori che quest’anno hanno dominato la scena. Scherzi dell’età che non di rado si verificano nelle crescite professionali.

File:Stadio Olimpico (Rome).png - Wikimedia Commons
Lo Stadio Olimpico di Roma, scelto per la gara inaugurale di Euro 2021. “Fonte: Wikipedia Commons”.

Chi sarà penalizzato dal mercato?

Al netto di infortuni critici, eventualità ovviamente ipotizzabile, il grande punto di domanda che riguarderà la Next-Gen azzurra sarà il mercato. Ancora è da stabilire quali saranno i termini temporali delle trattative post Covid-19, ma pare certo che molti nazionali cambieranno casacca a breve. Il fiore all’occhiello del mercato azzurro è certamente Federico Chiesa. Il talento viola è osservato e rincorso dalle grandi società, Inter e Juventus su tutte. Commisso non pare intenzionato a svendere il giocatore, anche se le possibilità di restare l’idolo del Franchi sfumano di giorno in giorno. Qualsivoglia sia la prossima destinazione Chiesa sicuramente non si troverà ad avere una parte di primissimo piano come a Firenze, sia per il ruolo che ricoprirà, sia per il minutaggio. Il rischio concreto è ripetere la parabola difficoltosa di Federico Bernardeschi a Torino, che in tre anni bianconeri ha collezionato più panchine che presenze da titolare.

Restando sulla sponda viola sembra destinato a non muoversi da Firenze Gaetano Castrovilli. Il genietto pugliese ha collezionato una sola presenza in Nazionale, ma un ulteriore anno da protagonista con la Fiorentina potrebbe permettergli di scalare le gerarchie. Gerarchie che invece dovrà essere bravo a cristallizzare Sandro Tonali, ritenuto, prima della pandemia, il sesto uomo per il centrocampo di Mancini. Abile in interdizione e molto elegante nel palleggio, il centrocampista del Brescia è al centro di una vera e propria asta di mercato. Sulle sue tracce ci sono i soliti noti club italiani e anche qualche big estera. Come vivrà il salto l’attuale numero quattro delle rondinelle? Si confermerà o subirà l’ambientamento in una grande squadra?

Chi della Next-Gen azzurra si deve confermare…

L’unica persona al mondo contenta del rinvio di Euro 2020 è stata probabilmente Nicolò Zaniolo. Dopo l’infortunio al crociato il centrocampista giallorosso aveva perso la speranza di partecipare alla sua prima grande competizione internazionale. Ora invece rientra prepotentemente in gioco. Vista la qualità e la sua duttilità sulla trequarti Zaniolo è il jolly di cui Mancini non può fare assolutamente a meno. A Roma un suo utilizzo continuo non pare minimamente in dubbio, anche se è tutta da verificare la capacità di smaltire fisicamente e psicologicamente l’infortunio.

Sempre a Trigoria un ruolo cruciale lo sta assumendo pian piano Lorenzo Pellegrini, centrocampista estremamente intelligente e abile a interpretare qualsiasi modulo tattico. La sua conferma ad alti livelli non pare avere ostacoli, anzi, probabilmente si ritaglierà una posizione sempre più di leadership nello spogliatoio romanista. Altri due centrocampisti che devono avvalorare la buona (mezza) stagione appena passata sono Nicolò Barella e Stefano Sensi. Il primo ha faticato ad entrare negli ossessivi schemi di Conte, ma poi, una volta preso le giuste contromisure, ne è diventato uno tra i migliori interpreti. Percorso inverso invece per Stefano Sensi, ritenuto prima da Conte inamovibile e poi costretto a fermarsi per infortuni reiterati.

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…e chi deve rinascere

Nelle fila della Next-Gen azzurra compaiono anche giocatori che negli ultimi mesi di calcio giocato non hanno per nulla brillato. Il primo è Moise Kean, talento evidente ma con grossi limiti caratteriali e comportamentali. Mancini lo ritiene un potenziale spacca partite ma la maturazione definitiva pare ancora lontana. A meno di miracoli non dovrebbe rientrare nei piani del CT nemmeno per la prossima estate. Discorso diverso invece per Federico Bernardeschi. A Torino vive all’ombra dei compagni di reparto e la mancanza di un ruolo definito lo sta penalizzando parecchio. Mancini lo ritiene un esterno d’attacco, ed è in quella zona di campo che lo vorrebbe con sé. Ma un altro anno da comprimario potrebbe condurlo a sparire dai radar azzurri. L’unica soluzione per rinascere potrebbe essere fare le valigie, perché nel calcio, si sa, in un anno tutto può cambiare.

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