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Sport

Meme e Serie A insieme: theWise incontra Serie /A/ Memes

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Francesco Stati

 

Dopo oltre tre mesi di attesa, riparte la Serie A. Nonostante la mancanza delle partite, l’umorismo dei social network ha continuato a trovare nuovi spunti sul calcio (non) giocato, ironizzando sulle polemiche e i continui rinvii del campionato. Fra le pagine più attive sul tema c’è Serie /A/ Memes, che dal 2017 è una delle realtà umoristiche più interessanti del panorama social italiano. Presenti su Facebook, Twitter e Instagram, gli amministratori Alex e Tommaso ci hanno raccontato la storia del loro progetto, arricchendolo di retroscena e curiosità.


 

Foto: Serie /A/ Memes.

Come nasce la vostra pagina?

Alex: «Era giugno, circa tre anni fa. Dopo aver cercato di entrare in una piccola pagina a tema Lazio senza troppo successo (mi avevano proposto di gestirla, salvo poi sparire), ho deciso di crearne una mia, che però avesse più ampio respiro. Per questa impresa, essendo io laziale, ho cercato di bilanciare il progetto arruolando Tommaso (romanista) e Francesco (juventino – del Sud)».

Tommaso: «Abbiamo cercato per un bel po’ di inserire uno juventino di Torino, ma non lo abbiamo trovato…».

Alex: «Dopo un paio di giorni di riflessione ci siamo decisi a crearla. Visto come sono andate le cose, posso dirmi felice della scelta, anche alla luce delle persone che ho incontrato da quel momento a oggi anche grazie a questo progetto. Si tratta di gente con cui ho ottimi rapporti, con cui condivido lo stesso tipo di ironia e interessi».

Tommaso: «La mia natura pessimista sui progetti mi portava a essere molto critico con Alex, perché pensavo non saremmo riusciti a stare dietro a una cosa simile. Devo dire che sono stato ampiamente smentito. Credo che il nostro successo dipenda dal fatto che abbiamo riempito uno spazio vuoto: all’epoca ci stavamo avvicinando ai meme “dank” [più di nicchia e strutturati, N.d.R.] grazie a gruppi statunitensi a tema. Questo tipo di immagini in Italia erano poco diffuse, forse solo Bill Cos/b/y e pochi altri li facevano a tema calcio. Noi abbiamo provato a dare a questa tendenza un respiro più ampio, che ci ha permesso di spaziare con gli argomenti in modo trasversale.

Nonostante la pagina sia stata aperta in estate, periodo in cui calcisticamente succede ben poco, la nostra fortuna fu che quell’anno esplose il Milan cinese di Fassone e Mirabelli, quello delle “cose formali”, per intenderci».

Foto: Serie /A/ Memes.

Il ciclo di vita di una pagina di meme, dopo la creazione e le prime immagini, prevede la nascita di un gruppo collegato. Quanto è importante per voi Rui /A/yanami?

Alex: «Riguardo il gruppo ero molto pessimista, perché il tema calcio è molto delicato e divisivo, soprattutto sui social, e porta a discussioni furibonde. Su iniziativa di altri admin (in particolare Tommaso e Federico), dopo due settimane di discussione abbiamo deciso di aprire Rui. Nonostante siamo ormai in sei a gestire Serie /A/ Memes, pubblicare ogni giorno non è semplice, e lasciare inattiva anche solo per due giorni una pagina porta a una perdita non indifferente di visibilità sull’algoritmo di Facebook. Così abbiamo creato Rui. Per l’ingresso abbiamo posto domande molto selettive e stringenti, per evitare di accettare utenti che o non avrebbero capito l’ironia, o avrebbero preso un gruppo sul calcio come un modo per sfogare le proprie frustrazioni».

Tommaso: «Per dare un’idea del traffico e della selezione che facciamo, nell’ultimo mese abbiamo accettato 101 richieste, a fronte di 592 “No, grazie”, 73 domande in sospeso e 14 persone direttamente bloccate dopo le risposte. Riguardo la gestione della pagina e i processi creativi, per un lungo periodo ha gestito tutto il nucleo iniziale, sfornando contenuti ogni giorno. Dopo circa quattro mesi si è aggiunto Federico, anche lui in piena trance creativa; poi come tutti ha avuto un blocco. Giovanni e Pietro, gli ultimi arrivati, hanno seguito lo stesso percorso. Grazie al gruppo abbiamo una fonte inesauribile di meme, settemila persone che producono contenuti ogni giorno. Sono dei veri e propri content creator, anche se non tutti partecipano. Ah, a proposito, dal prossimo mese lanceremo un Onlyfans di Rui, con contenuti a pagamento [ride, N.d.R.].

Il ruolo del gruppo, oltre alla creazione di meme, è complementare a quello della pagina. È la nostra community, dove i membri sono piuttosto affiatati e il clima è disteso. Per raggiungere questo risultato sono servite misure “draconiane”, decise da tutti in modo condiviso, e una selezione del tipo di contenuti che vogliamo in evidenza sul gruppo. Non sono accettati quasi mai i post di discussione, di spam, di commento alla notizia: esistono altri gruppi che lo fanno. Crediamo sia l’unico modo per mantenere questo clima di serenità e creatività. Abbiamo scelto i meme».

 

Foto: Serie /A/ Memes.

Siete una delle pagine più seguite di umorismo calcistico. Tuttavia, se paragoniamo i vostri numeri a pagine simili attive all’estero (per esempio Football Nigga Memes), i numeri sono in proporzione più bassi. È un problema di lingua o di cultura umoristica?

Alex: «Nella sottocultura dei dank meme, in Italia, c’è un problema di competitività e di saccenza. Dato che i creatori di contenuti italiani insistono su una nicchia molto piccola e ben definita, sono spesso bloccati in una continua ricerca di raffinatezza, di riferimenti che solo nicchie ancora più piccole possono capire. Questo porta a una dispersione e a una frammentazione del pubblico: si dà la precedenza alla complessità, anche quando non necessario, sacrificando l’umorismo, che è il vero obiettivo di questa cultura. Addirittura parte del pubblico, viziato da questo modo di pensare, vede un numero di fan alto con estrema diffidenza. Il pensiero è: “Se ha tanti fan, vuol dire che fa contenuti scadenti”. Sembra paradossale ma è così: è più facile sentirsi parte di una mini pagina di trecento fan che di una da trentamila

D’altro canto, però, questo genere di umorismo porta di per sé a non avere un numero elevatissimo di seguaci: si tratta di una frazione degli utenti interessati al calcio. Per forza di cose siamo meno appetibili di altre pagine sul tema, e va bene così. Ne eravamo consapevoli sin dall’inizio. È l’essenza stessa dell’essere una nicchia: pochi, ma con le stesse idee e interessi».

Tommaso: «Nel mondo dei meme a mio avviso è sbagliato attaccare chi ha tanti fan solo per il suo successo. Molto spesso queste persone hanno anche un estro creativo notevole, ma vengono aggredite solo perché ricondotte al loro lavoro in queste pagine. Mi viene in mente un membro dello staff di CALCIATORI BRUTTI, che nel nostro gruppo propone spesso contenuti di qualità, troppo spesso aggredito solo perché attivo in quella pagina.

Dal punto di vista dei numeri delle pagine straniere, credo che la barriera della lingua sia l’ago della bilancia. La loro platea è mondiale, la nostra perlopiù italiana. Anche occuparsi di temi diversi da quello italiano, in modo più trasversale, è un fattore. Un altro tema è, come diceva Alex, la frammentazione del panorama dei meme in Italia: ci sono molte pagine arroccate sulle loro idee, temi e posizioni, disinteressate al generalismo. Quelle più trasversali e miste, come Hipster Democratici, hanno numeri rilevanti, nell’ordine delle centinaia di migliaia. All’estero, lo stesso tipo di pagine ha milioni di seguaci. La lingua credo sia il vero spartiacque, insieme all’algoritmo: se non paghi la tua visibilità è mozzata».

Alex: «A proposito: se qualche investitore fosse interessato a rilevare la nostra pagina è il benvenuto».

Foto: Serie /A/ Memes.

Cos’è successo con DAZN? Nella prima puntata voi eravate in studio…

Tommaso: «Ci era già capitato di confrontarci o collaborare con realtà più grandi di noi, come Ultimo Uomo e CALCIATORI BRUTTI. A occuparmi della questione e a prendere accordi ci ho pensato io. Ci scrisse in pagina uno degli autori di DAZN, dicendo che voleva le nostre immagini per la seconda puntata assoluta della trasmissione TV del dopo partita. Nonostante la mia insistenza e le mie domande (del tipo: “Sicuro che stai parlando con le persone giuste?”), sembrò molto sicuro della sua proposta. Quindi ci siamo fidati e abbiamo scelto di mandare Alex in TV. Nonostante tutto il mio giudizio è positivo, perché è stata un’esperienza interessante, anche se non ha avuto seguito.

Credo che la televisione non sia “pronta” a questo tipo di intrattenimento, specie quella che ha un certo tipo di paradigma nazional-popolare, che prevede come punta di comicità un imitatore. Credo però che DAZN sia un’idea geniale, l’intrattenimento del futuro. Parliamo di una partita che si può vedere e mettere in pausa, o far ripartire in autonomia dal minuto che si vuole. Anche Diletta gol, con la sua elasticità totale e l’assenza di un palinsesto limitante, è un format innovativo. Nonostante ciò, resto convinto che non sia adatta a questo umorismo per una questione di pubblico, come questa esperienza mi ha confermato».

Alex: «Durante il colloquio avrò ripetuto almeno cinque, sei volte: “Ma siete sicuri? Andate a rivedervi i nostri contenuti”. È chiaro che mi sarebbe piaciuto divulgare il nostro humour, ma capisco anche gli interessi di un’emittente a massimizzare i profitti e gli ascolti. Gli autori però ci hanno rassicurato sulla loro volontà di averci a bordo e di avere, parole loro, qualcosa di “fresco”. Mi sono detto: “Più fresco de me…” e sono andato nei loro studi di Milano. DAZN mi ha trattato benissimo e di questo gli sono grato.

La partita in questione era Torino-Fiorentina, in contemporanea con il Clasico (Real-Barcellona), il primo dopo tanti anni senza Ronaldo (alla Juventus) e Messi (infortunato). Sono arrivato agli studi senza contenuti, dando per scontato che dal gruppo sarebbe uscito sicuramente qualcosa di attuale, spendibile e divertente. Uno degli altri admin, Giovanni, mi avrebbe raggiunto e supportato nella creazione dei contenuti. Il primo giorno tutto bene, con il loro staff molto entusiasta del nostro lavoro. Il secondo sono venuti a galla tutti i problemi: il loro team ci ha bocciato tutti i contenuti proposti. Posso dire però che Mauro Camoranesi, ospite del programma, si è divertito molto con i nostri meme. Alla fine non solo abbiamo dovuto proporre un’unica immagine, peraltro mediocre, ma il solito sfogo di Mazzarri per l’arbitraggio ci ha impedito di mostrare tutto quello che avevamo preparato».

 

Foto: Serie /A/ Memes.

Dal vostro gruppo sono nati anche progetti paralleli, come Quirme. Perché creare uno spazio ulteriore al gruppo per dire cose simili? Avete o avevate altri progetti in comune?

Alex: «Come dicevo prima, il successo principale di questa pagina è avere incontrato persone con cui condividere le stesse idee e passioni. Quirme rappresenta la punta di diamante di questo pensiero: abbiamo trovato persone con cui ci divertiamo molto e con cui abbiamo tante cose da raccontare e abbiamo deciso di creare una piattaforma diversa per diversificare anche i contenuti. Non volevamo legarla troppo al calcio: pensiamo a qualcosa più incentrata sulle persone, per dare libero sfogo a tutti i nostri pensieri. Fare trasmissioni in diretta è divertente sia per chi partecipa, sia per chi le fa: l’interazione fra noi e fra noi e gli spettatori è un bel momento di svago e condivisione».

Tommaso: «Prima di Serie /A/ Memes avevamo creato una pagina molto simpatica, Jihadisti moderati. Purtroppo Facebook ha ritenuto fosse assimilabile al terrorismo e l’ha cancellata, bloccando il mio profilo per trenta giorni. Da qui il mio pessimismo verso il progetto. Per fortuna, i risultati mi hanno dato torto».

Alex: «Io mi occupo solo di queste due cose. Tommaso invece ha le mani in pasta ovunque…».

Tommaso: «Non è vero [ride, N.d.R.]! Va detto che da Rui sono nati vari gruppi spinoff, cui abbiamo lasciato piena libertà. Ne esistono uno sul basket (NBAgoli), uno sul wrestling, uno sulla cucina e molti altri. Nascono da membri di Rui, ma non sono affiliati alla pagina, quindi non sono coinvolto. Riguardo Quirme, direi più che è la voglia di un gruppo di amici, che si sono conosciuti sul nostro gruppo, di fare qualcosa di totalmente diverso, nuovo, assente nel panorama di allora. Non ci sono linee guida, si discute di argomenti attuali cercando di essere divertenti ma precisi. È un po’ un’evoluzione dei talk show».

Alex: «La nostra ispirazione principale è Mai dire: volevamo creare un format con quel tipo di ironia. È un programma che ha forgiato una generazione di comici e divertito il pubblico con un umorismo variegato, demenziale solo all’apparenza. Non capisco perché oggi non esista un programma del genere: in TV ci viene propinata solo comicità spicciola, che non ha mai una seconda chiave di lettura alle battute. Non c’è uno spunto di riflessione su quanto visto. Ci manca un “Tafazzi”. Da qui l’idea di creare questo format, coinvolgendo anche chi, sui social, cercava di riproporre questo tipo di comicità (Relatable Roma Memes, Ravidememes e altri). Non si tratta di una questione economica, anche se ricordo a tutti che, come Serie /A/ Memes, anche Quirme è in vendita».

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Francesco Stati

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