Secondo appuntamento con la rubrica Versus, nella quale due dei nostri articolisti trattano due facce della stessa medaglia riguarda un tema caldo, sportivo o meno. In questo caso il focus riguarda lo scambio messo su da Juventus e Barcellona, con Arthur Melo finito in bianconero e Miralem Pjanic che invece sposerà la causa del Barcellona. A chi è convenuto davvero questo scambio? Quale dei due giocatori può risultare più utile? Domande a cui si proverà a dare una risposta, o forse più di una.
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Arthur Melo alla Juventus può essere davvero uno dei colpi più affascinanti per l’estate. Abbiamo tanti motivi per crederlo. In una trattativa sola, la Juve è riuscita a piazzare un centrocampista non più giovanissimo come Miralem Pjanic, uno che in Italia ha vinto tutto, in uno scambio che ne porta uno altrettanto promettente a Torino. Per carità, Pjanić è un giocatore fortissimo che ha sempre saputo fare la differenza, sia alla Roma che alla Juventus, ma non ci sono dei calciatori “Benjamin Button”. I giocatori vanno e vengono, perfino le leggende, per quanto dolorosi possano essere i loro addii. Non vogliamo mancare di rispetto a Miralem, lungi da noi, ma da tanti punti di vista, lo scambio Pjanić-Arthur è sicuramente una situazione che avvantaggia la Juve, e non viceversa.
Uno dei motivi più importanti, ma non il primo della lista, è sicuramente il lato economico della trattativa. Partiamo con ordine. Miralem Pjanić arriva a Torino nell’estate del 2016, utilizzando la clausola rescissoria nel contratto che lo legava alla Roma. Già ai tempi in cui vestiva il giallorosso, il costo del suo cartellino poteva essere considerato molto contenuto, quasi un affare. La Juventus paga circa 32 milioni di euro il bosniaco nel 2016, e oggi, nel 2020 lo vende a una cifra praticamente raddoppiata, portando il Barcellona a valutare Pjanić attorno ai 60 milioni di euro. A questo vanno anche aggiunti i 6,5 milioni di ingaggio, che ha iniziato a percepire dopo aver rinnovato il contratto nel 2018.
Arthur arriva a Barcellona dal Grêmio per circa 30 milioni di euro più bonus nel 2018, e con la cessione alla Juventus, i blaugrana ottengono un grande profitto rispetto alla cifra per cui il centrocampista arrivò. Un toccasana dal punto di vista economico per loro dato che durante la sessione del calciomercato estivo del 2019 il Barcellona ha speso circa 250 milioni di euro solo in compensi per i cartellini dei giocatori che ha acquistato.
La Juve approfitta dell’affare e mette a segno un colpo veramente incredibile, per cui i bianconeri hanno ricavato più di 40 milioni di euro, come riportato sul loro sito. Cessione a titolo definitivo del diritto alle prestazioni sportive del calciatore Miralem Pjanić a fronte di un corrispettivo di 60 milioni, pagabili in quattro esercizi, che potrà incrementarsi di ulteriori 5 milioni al verificarsi di determinate condizioni nel corso della durata contrattuale. Tale operazione genera un effetto economico positivo di circa 41,8 milioni, al netto del contributo di solidarietà e degli oneri accessori.
Se poi a questo, ci si aggiunge che Arthur possa risultare anche più utile a quella che è l’idea di gioco che vuole portare Sarri, già molti contrari a questo scambio vacillerebbero. È difficile non essere a favore di questo scambio che porta il brasiliano a Torino e Pjanić in Catalogna. Chiudendo la parentesi legata all’economia e alle plusvalenze, abbandoniamo momentaneamente i calcoli per per passare alle considerazioni legate all’utilizzo in campo del nuovo acquisto: di gran lunga la funzione più importante. Da quando Sarri è arrivato alla Juventus, ha portato il suo dogma e la sua idea di gioco fin dal primo giorno di allenamento. Così come lo ha fatto al Napoli, al Chelsea, l’Empoli e tutte le squadre che ha allenato.
Per quanto l’idea di gioco del tecnico bianconero abbia degli elementi propositivi di un calcio spettacolo, la prima grande critica che è stata rivolta a Maurizio Sarri è stata quella di non avere gli interpreti adatti per applicarla. A Sarri è sempre mancato un vero e proprio regista, come poteva essere Jorginho nel Napoli e successivamente nel Chelsea. Per quanto Miralem Pjanić sia un regista di livello e un giocatore di classe mondiale, Sarri non ci vede quello che poteva dargli Jorginho nelle esperienze passate.
La situazione legata a Pjanić inoltre, è ancora più complicata. Il pianista, per quanto abbia svolto il compito di mezzala in diverse esperienze passate, non ha mai pienamente convinto Sarri nel ricoprire quel determinato ruolo. Complice anche l’esplosione di un giovane Rodrigo Bentancur, che passa dall’essere stato un oggetto misterioso sotto Allegri a essere diventato una pedina fondamentale del centrocampo di Sarri. Avendo praticamente scoperto un giocatore così, avendolo già in casa, Pjanić è stato dirottato a ricoprire il ruolo di regista. Sia perché come mezzala Bentancur ha reso meglio, sia perché, stando a quello che disse l’allenatore della Juve in numerose occasioni, Pjanić non ha mai convinto Sarri in quel compito lì.
Qui l’occasione Arthur si fa ancora più ghiotta: oltre a essere un centrocampista abile nell’organizzare la manovra di gioco, il brasiliano veniva spesso accostato a Xavi, non un giocatore qualsiasi. Lo stile di gioco è infatti molto simile. Arthur è un centrocampista con capacità di creare gioco, ma anche di velocizzare la manovra con passaggi corti e dribbling a protezione del possesso. Questo potrebbe dare tantissimo alla manovra offensiva della Juventus, che troverebbe in Arthur sia un giocatore alla Jorginho per intenderci – in termini di idea di regista – ma anche una mezzala come l’ha trovata in Bentancur durante questa prima stagione di Sarri in bianconero.
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Inoltre, Arthur andrebbe a svecchiare un centrocampo che, al momento, presenta ben tre elementi della rosa che hanno compiuto o che compiranno trent’anni entro la fine della stagione. Matuidi e Khedira entrambi giocatori di trentatre anni, lo stesso Pjanić che i trenta li ha appena compiuti. A loro si aggiunge Aaron Ramsey che li compirà a dicembre. L’arrivo del brasiliano andrebbe indubbiamente ad abbassare l’età media del centrocampo, dato che è un calciatore del ’96, quindi che può ancora migliorare, sia in termini di valore economico, sia in termini di prestazioni in campo. Se poi si considera che questo ragazzo a ventitré anni è un titolare fisso nella Seleção brasiliana, con cui ha vinto la Copa America 2019, è davvero difficile se non impossibile trovare dei lati negativi di questo scambio.
Per quanto fossimo legati a Pjanić, raramente capitano delle occasioni del genere nel calciomercato. E sarebbe stato folle non sfruttare un simile affare, dati i motivi che abbiamo elencato. A Barcellona infatti non sono esattamente contenti di questo scambio. Non perché non riconoscano il talento di un calciatore come Pjanić, ma perché sanno che stanno lasciando andare via un calciatore fortissimo, che si chiama Arthur Melo. E arriverà alla Juventus, quella che può – e stando alla rosa che ha, deve – diventare una rivale diretta per la Champions League. Chapeau.
Arnaldo Figoni
Dopo anni di fede bianconera, Miralem Pjanic lascia la Juventus per accasarsi al Barcellona. Un trasferimento definito dal calciatore stesso un sogno che si realizza. Pjanic rappresenterà una plusvalenza per i conti della Juventus, ovviamente. E, pensandoci bene, un giocatore ormai sulla trentina potrebbe essere considerato meno utile. La Juve però rischia di scherzare un po’ troppo con il fuoco. Perché prende un centrocampista giovane e capace, questo è indubbio. Ma anche non abituato alla tattica e ai ritmi del campionato italiano. E, probabilmente, non un fuoriclasse imprescindibile in un centrocampo che, per l’ennesima volta, dopo gli addii ormai datati di Pogba e Pirlo cerca una sua dimensione e un vero uomo d’ordine. Un ruolo che, a suo modo, proprio Pjanic aveva interpretato.
Il bosniaco in questi anni molto spesso ha girovagato per il centrocampo. Regista con Sarri, con Allegri è stato provato anche mezzala e persino trequartista, suo primo ruolo ai tempi del Lione. L’errore fondamentale è stato considerare Pjanic un regista puro, cosa non possibile. Ma, nonostante questo, il ragazzo non ha fatto mancare ritmo, geometrie e, quando serviva, anche qualche randellata. Inoltre, spesso e volentieri lo stesso Pjanic ha tirato fuori il coniglio dal cilindro con le sue doti balistiche, togliendo la Juventus da qualche imbarazzo. Calci piazzati, tiri di fuori, assist illuminanti. Probabilmente, al di là del fatto che sia mai stato un fuoriclasse o meno, Pjanic era la vera anima di un centrocampo juventino che senza di lui magari guadagnerà in gioventù ma rischia di perdere forza e leadership.
Alla Juventus, come detto serve, un regista. Non “serviva”, perché Arthur Melo un regista puro non lo è (come d’altronde anche il suo collega neo blaugrana). Eppure non sembra essere ancora arrivato l’uomo giusto. La Juventus crede forse in una soluzione casalinga (Bentancur, il vero tuttocampista della squadra. O forse il rientro di Mandragora, che però non verrebbe lanciato da titolare). Ma la verità è che prima di lasciar andare Pjanic avrebbe dovuto ragionare meglio non solo sulle ragioni di bilancio ma anche su quelle tattiche.
Lo stesso Pjanic, forse, al Barcellona troverà quella definitiva maturità che in parte non è ancora arrivata in bianconero. La classe e la leadership ci sono e resteranno. Cambia la maglia ma le prestazioni potrebbero ancora una volta risultare positive. Solo il tempo dirà se la Juventus dovrà rimpiangere questa cessione “affrettata” o meno. Ma, almeno a rigor di logica, Arthur Melo non sembra il giocatore in grado di risolvere certi problemi della squadra. O almeno quelli che non aveva già risolto proprio Miralem Pjanic.
Claudio Agave
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