Il ritorno di Andreas Cornelius in Serie A è stato un affare per il Parma e una gradita sorpresa per buona parte dei tifosi del campionato italiano. Da un lato la squadra emiliana ha vinto la sua scommessa estiva, perché l’attaccante danese partendo da subentrante ha saputo conquistarsi un ruolo centrale nello scacchiere dei ducali. Dall’altro i nostalgici delle prime punte vecchio stampo – quelle che infiammavano le province della Serie A nei primi anni 2000 – hanno potuto godere delle prodezze di un attaccante che, dopo aver avuto una stagione altalenante con l’Atalanta, si è imposto a Parma a suon di incornate e potenza fisica. E ora, dopo undici gol in ventuno partite, si candida per essere il titolare dei gialloblù anche nella prossima stagione.
Era il 10 settembre 2017 quando Andreas Cornelius si presentava ai tifosi dell’Atalanta segnando il primo gol in maglia nerazzurra nella vittoria per 2-1 contro il Sassuolo. I bergamaschi l’avevano prelevato dal Copenhagen per cinque milioni di euro per inserirlo nelle rotazioni offensive di Gasperini. L’obiettivo era quello di avere un attaccante simile per caratteristiche al titolare Petagna, ma con un senso del gol più spiccato. Alto 1.93 m per 90 kg, Cornelius veniva da una stagione con 21 gol e 9 assist in 49 presenze, ed era riuscito a mettere la sua firma anche in un match di Champions League. Sembrava il rinforzo perfetto per la squadra bergamasca, che si apprestava a vivere la sua prima stagione europea dopo molto tempo. La scintilla tra il vichingo – così soprannominato senza particolari sforzi di fantasia da stampa e tifosi – e la piazza bergamasca, però, non è mai scoccata.
I gol durante la stagione per Cornelius furono appena sei (tre in campionato). Gasp gli concesse molti spezzoni di gara ma poche chance da titolare, e il danese non riuscì mai davvero a diventare parte integrante di quel gruppo. Il rapporto tra giocatore e club non si concluse nemmeno nel migliore dei modi. Il 30 agosto 2018 l’Atalanta si giocava lo spareggio proprio contro il Copenhagen per accedere ai gironi di Europa League: dopo un doppio 0-0, la qualificazione venne decisa ai calci di rigore. Cornelius, in odore di trasferimento, si presentò sul dischetto e sbagliò. L’Atalanta non si qualificò ai gironi e il giorno seguente il danese era già in volo verso Bordeaux. Anche l’anno in Francia per il vichingo non fu dei migliori: appena 3 gol in 20 presenze per lui con la maglia dei girondini, che infatti decisero, a fine stagione, di non esercitare il diritto di riscatto.
Cornelius tornò dunque a Bergamo, consapevole però di dover far presto le valigie e trovare un’altra sistemazione. L’offerta, come sappiamo, è arrivata dal Parma. Daniele Faggiano ha deciso di dargli un’altra occasione nel nostro campionato accordandosi con i bergamaschi per un prestito biennale con obbligo di riscatto. Cornelius inizia la sua nuova esperienza italiana come riserva di Inglese, ma segna spesso da subentrante. L’attaccante italiano però è vittima di un grave infortunio muscolare che lo costringe a chiudere la stagione a gennaio. Il danese diventa così un punto fermo dell’attacco gialloblù e raggiunge, post lockdown, quota 11 gol in 20 presenze (di cui appena undici da titolare).
I segreti di questa rinascita riguardano soprattutto, come è ovvio, uno stato di forma personale migliore rispetto all’anno in nerazzurro. Aver trovato continuità di prestazione, inoltre, gli ha garantito quella fiducia da parte dell’ambiente della quale a Bergamo non ha mai goduto a pieno. Infine, gli attaccanti che dispongono di un’elevata potenza fisica storicamente In Serie A si sentono a loro agio. Prime punte di questo tipo sono in grado di affrontare le marcature a uomo che ancora vanno per la maggiore nel nostro campionato, e possono decidere gare bloccate sullo 0-0 con una zampata su un cross sporco o un anticipo di testa. Senza dubbio aver sperimentato questo tipo di gioco per un anno a Bergamo ha permesso a Cornelius di farsi trovare pronto alla chiamata del Parma, e di poter sfruttare a pieno le sue caratteristiche. Il primo anno di apprendistato, in sostanza, può aver fatto la differenza.
La tripletta è stata sicuramente il segno distintivo della rinascita italiana di Andreas Cornelius; il Genoa, suo malgrado, la vittima prescelta. Infatti in entrambe le partite di questo campionato contro il grifone il danese ha messo a segno tre gol, impresa che era riuscita prima solo a Borriello e a Hamrin. All’andata, inoltre, aveva fatto tripletta da subentrante, prima di lui ci erano riusciti solo Pietro Anastasi, Kevin-Prince Boateng e Josip Ilicic.
Il sistema di gioco del Parma lo ha sicuramente agevolato nella sua capacità realizzative. Avere due assist-men come Gervinho e Kulusevski ha esaltato le abilità di Cornelius nel trovare più facilmente la via del gol. Per fare un confronto con il periodo bergamasco – date le premesse esposte in precedenza – il danese è stato impegnato maggiormente nella fase realizzativa piuttosto che in quella di rifinitura. All’Atalanta Gasperini gli chiedeva di giocare spesso spalle alla porta e, eventualmente, di liberare lo spazio per gli inserimenti dei trequartisti. La verticalità del Parma invece, che spesso imposta le sue partite sulle ripartenze in contropiede, gli ha permesso durante questa stagione di giocare sempre più rivolto verso la porta avversaria, con l’unico obiettivo di fare gol.
I dati sulle sue prestazioni sostengono questa tesi: a Bergamo in media faceva 1,4 tiri e forniva 1 passaggio chiave a partita; a Parma invece tira 2 volte e serve 0,9 passaggi chiave a gara. Anche l’incidenza delle conclusioni all’interno dell’area è superiore in gialloblu: 1,3 a partita contro la media di una conclusione in nerazzurro. La differenza maggiore però si vede sulla possibilità di Cornelius di dimostrare le sue capacità aeree. Al Parma il danese in ogni partita contende in media 7,3 duelli aerei agli avversari, vincendone 4,5. All’Atalanta era coinvolto in questo tipo di situazione di gioco solo 4,7 volte a gara, con un successo in media di 2,4. (Fonte: whoscored.com)
Potenza fisica, padronanza degli spazi nell’area di rigore e abilità nelle giocate aeree: Andreas Cornelius sembrerebbe un attaccante dei primi anni 2000, ma ha saputo affermarsi anche in un calcio sempre più veloce e tecnico. Lo ha fatto a suon di gol a Parma, dopo un anno difficile in terra bergamasca. Ha sfruttato l’infortunio del compagno di reparto per prendersi il posto da titolare in attacco, e dall’anno prossimo D’Aversa sa che potrà contare su una certezza in più. Il vichingo si è finalmente preso la Serie A.
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