La Serie A post lockdown è stata qualcosa a cui non eravamo di certo abituati. Gerarchie, ordine tattico, gestione delle partite: tutto è cambiato in favore di ribaltoni frequenti, squadre lunghe e tanti gol. Alcuni calciatori hanno subito lo stop del campionato e non sono riusciti a ritrovare la forma fisica necessaria per portare a termine le ultime partite di una Serie A atipica. Altre rose invece si sono imposte, ritrovando fiducia nei propri mezzi e imponendo il proprio gioco e la propria corsa sugli avversari. Atalanta, Milan e Sassuolo sono state sicuramente le squadre che più hanno stupito con il ritorno del calcio giocato, mettendo in mostra una forza collettiva superiore alle altre compagini.
Ci sono stati anche dei club che hanno potuto godere della rinascita di calciatori che, prima della lunghissima sosta, non erano riusciti a dimostrare il proprio valore. Dopo il lockdown questi giocatori si sono presi il proprio spazio e, sebbene non tutti siano riusciti a fare le fortune delle proprie squadre, hanno rappresentato delle note liete per i propri tifosi. Hanno di fatto riabilitato la propria immagine agli occhi del calcio italiano. Ora le loro società, che avranno meno tempo e denaro da spendere nel calciomercato, possono considerare come nuovi acquisti quelli che fino a soli tre mesi fa sembravano essere degli esuberi.
Il primo della lista è sicuramente Adrien Rabiot. Il centrocampista francese, arrivato a Torino a parametro zero ma con un ingaggio da capogiro, non stava decisamente dimostrando di meritarsi il profumato stipendio che la Juventus aveva deciso di concedergli per portarlo in Serie A. Una condizione fisica completa mai raggiunta, un atteggiamento statico in mezzo al campo e un contesto tattico che non sembrava aiutarlo l’avevano reso uno dei primi nomi della lista dei partenti nel taccuino di Paratici. Dopo soli sei mesi il francese non aveva convinto, ed era stato giudicato da molti come non adatto per caratteristiche alla Serie A. L’ennesimo calciatore dai piedi buoni esaltato all’estero ma troppo fragile per la fisicità italiana. Un pesce fuor d’acqua in una Juventus mai del tutto convincente.
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Post lockdown, invece, tutta un’altra storia. Il gol contro il Milan è solo l’immagine più limpida e spettacolare di un giocatore che ha ritrovato continuità di rendimento e ha saputo adattarsi alle esigenze del nostro campionato. Si può dire che sia uno degli uomini simbolo della Juventus tornata in campo dopo la sosta di tre mesi. Rabiot commette meno errori in mezzo al campo, si impone con la sua fisicità nei contrasti e non rinuncia alla corsa in più per recuperare palla. Sarri non ne può più fare a meno. La società probabilmente riconsidererà la sua posizione e la sua importanza nella Juve che verrà.
In questo caso la riflessione da fare è diversa. Lo scarso rendimento di Alexis Sanchez durante la prima parte di stagione era sicuramente da imputare al grave infortunio subito dall’attaccante cileno in autunno. L’operazione al tendine perineo l’aveva costretto ai box da ottobre a gennaio, ma il ritorno in campo non è stato di certo di quelli indimenticabili. Due assist in due mesi, questo il bottino raccolto dal niño maravilla tra gennaio e febbraio. Un po’ poco per un calciatore tornato in Italia per riscattarsi dopo i due anni infelici di Manchester. Era stato fortemente voluto dalla società per dare qualità all’attacco e garantire alternanza al tandem titolare là davanti. Nei due primi mesi del 2020 invece la straripante forma di Lautaro Martínez ha finito per oscurarlo e Conte gli ha concesso solo qualche spezzone di gara. Sembrava che il niño maravilla non avesse più molto da dire in Serie A, e che gli infortuni avessero finito per condizionare negativamente una carriera ormai in declino.
Anche in questo caso la sosta forzata ha ribaltato le nostre convinzioni. Lautaro Martínez è sembrato decisamente appannato al ritorno in campo, e Sánchez si è preso la scena. Quasi sempre titolare, dopo la sosta ha messo a segno tre gol e fornito ben sette assist ai suoi compagni. È stato sicuramente la vera nota lieta dei nerazzurri, che hanno vissuto il post lockdown contando i rimpianti nei confronti di una Juventus che si poteva attaccare fino alla fine. La squadra di Conte è stata illuminata dalle giocate del cileno, che ha impresso qualità, dinamicità e freschezza a una manovra offensiva spesso piatta e prevedibile. Ora l’Inter sta per riscattarlo, perché a 31 anni e con qualche brutto infortunio alle spalle, Alexis Sánchez vuole dimostrare di essere ancora il niño maravilla che tutti avevamo conosciuto.
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Entrambi italiani, entrambi attaccanti, entrambi decisivi nel trascinare le rispettive squadre fuori dalle sabbie mobili della lotta per la salvezza. Belotti e Lasagna erano rimasti invischiati con Torino e Udinese nelle ultime posizioni della classifica. Le due squadre, dopo una stagione decisamente deludente per entrambe, sono riuscite a salvarsi con anticipo e ora cercano di programmare la prossima stagione. I gol decisivi sono arrivati dai loro attaccanti titolari, che nel post lockdown hanno dimostrato una condizione decisamente al di sopra della media dei colleghi in Serie A.
Dopo la sosta sette gol consecutivi per Belotti, sei per Lasagna. Soprattutto la consapevolezza dei due club di dover ripartire dopo un’annata deludente, ma anche quella di poterlo fare con i propri uomini simbolo. Il rapporto del Gallo con il Torino ormai è una certezza. Il capitano dei granata dovrebbe sposare il progetto di Cairo anche per il prossimo anno, proprio in virtù del legame che il bergamasco ha stretto con la piazza. Dall’altro lato Lasagna, ormai punto fermo dell’attacco friulano, dovrebbe rimanere in bianconero a fronte delle probabili – e ormai consuete – cessioni di altri pezzi pregiati.
Musa Barrow, dopo un inizio di stagione anonimo con l’Atalanta, era stato acquistato dal Bologna a gennaio. La società rossoblù ha dimostrato di credere fortemente nel ragazzo gambiano, mettendo sul piatto per il suo cartellino ben 13 milioni di euro. Il classe 1998 ha risposto subito a questa fiducia, siglando due reti prima della sosta. Poi, giugno e luglio sono stati i suoi mesi. Ha trascinato l’attacco rossoblù con sei gol e due assist, dimostrando di valere l’investimento fatto su di lui. Ora Bologna lo aspetta anche per il prossimo anno. L’accoppiata con Palacio potrebbe davvero diventare un mix di esperienza e giovinezza letale.
Diversa invece la condizione di Federico Bonazzoli, da anni futura promessa italiana, mai veramente diventato protagonista nemmeno in Serie B. Dopo l’investimento della Samp, che acquistò Bonazzoli appena diciottenne dall’Inter, tanti prestiti in cadetteria senza mai trovare continuità. Il record personale di gol l’aveva siglato l’anno scorso a Padova, con otto reti all’attivo. Durante questa stagione i blucerchiati avevano deciso di tenere l’attaccante, per concedergli una chance in Serie A, ma le cose non sembravano andare per il meglio. Pochi spezzoni di gara, un infortunio e appena una rete siglata nella prima parte di stagione. La pazienza ha però premiato Bonazzoli, che dopo la sosta ha messo a segno cinque gol, firmando una doppietta da fenomeno in casa contro il Cagliari. La Samp di Ranieri nel post lockdown ha giocato un bel calcio, e lui è stato sicuramente tra i protagonisti della salvezza. Il tempo è dalla sua parte. Bonazzoli è arrivato molto presto nel calcio che conta e ora, a ventitré anni, ha trovato la spinta necessaria per affermarsi in Serie A. La Sampdoria, in questo momento, sembra uno dei posti migliori in cui provare a farlo.
Infine Alessio Cragno, l’estremo difensore del Cagliari che ha confermato post lockdown di essere tra i migliori portieri italiani. Nelle passate stagioni il classe 1994 aveva conquistato la Nazionale a suon di prodezze, ma l’infortunio alla spalla ad agosto lo aveva messo fuori dai giochi. Il Cagliari si era tutelato, acquistando Olsen dalla Roma in prestito e ottenendo dallo svedese ottime risposte. Il lockdown però ha fatto in modo che Cragno recuperasse completamente dall’operazione alla spalla. La rottura dei rapporti tra la società e Olsen gli ha permesso invece di ritrovare subito la titolarità.
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Il portiere di Fiesole è tornato subito ai livelli di un anno fa, dimostrando di potersi contendere ancora un posto in azzurro per i prossimi Europei. Tra i pali è sicuramente tra i migliori portieri italiani, come dimostrano i numeri che anche quest’anno lo posizionano tra i portieri con la percentuale di parate più alta in stagione. Averlo fatto con una delle squadre che subisce di più in campionato, il Cagliari, aggiunge valore alle sue prestazioni. Cragno ha detto di stare bene a Cagliari e, come successo a molti calciatori che hanno vestito il rossoblù, ha anche ormai messo radici in Sardegna. Il club di Giulini può dirsi in questo senso decisamente fortunato.
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