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Juventus, un giorno di ordinaria follia

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Arnaldo Figoni

Sono passate poco più di 48 ore dall’epilogo della stagione della Juventus di Maurizio Sarri. Fino al primo pomeriggio di sabato 8 luglio, il tecnico non sapeva che quella contro il Lione in Champions League sarebbe stata la sua ultima partita sulla panchina bianconera. Invece, attorno alle 13.30 è arrivata una conferma, ripresa un po’ da tutte le testate, che annunciava l’esonero di Maurizio Sarri come allenatore della Juventus. A questa prima notizia ha fatto seguito il comunicato ufficiale della società, che ha confermato quanto accaduto.

Ciò che effettivamente non ci si aspettava era che la Juve avesse già sottomano il prossimo allenatore della prima squadra. Un tecnico che ha, paradossalmente, già presentato e che ha il nome di Andrea Pirlo. Se non fosse che quest’ultimo era già stato presentato pochi giorni prima per la Juventus Under-23, che attualmente milita in Serie C. Inutile dire che la notizia dell’esonero di Maurizio Sarri da una squadra come quella bianconera abbia una risonanza molto grande a livello nazionale, e abbia subito attratto l’attenzione mediatica che effettivamente si merita. Nel giro di poche ore hanno iniziato a susseguirsi nomi di allenatori accostati a quella panchina lasciata vacante. Chi diceva Mauricio Pochettino, chi Simone Inzaghi, chi Andrea Pirlo.

Alla fine, nel tardo pomeriggio è arrivata l’ufficialità della voce che dava proprio l’ex calciatore di Juve e Milan come successore designato di Maurizio Sarri. Il tutto però è parecchio più complicato di quanto sembri, rendendo quella di sabato una vera e propria giornata di ordinaria follia.

Leggi anche: Juventus, il bel gioco non piace così tanto.

Juventus, esonerare Sarri può costarti parecchio. Non solo economicamente

Partiamo con ordine. La partita giocata dalla Juventus contro il Lione è stata probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Anche se parecchi rumors davano l’esonero di Sarri come una decisione già presa da parte del presidente Agnelli, c’erano comunque discrete possibilità di passare il turno di Champions League contro un Lione non esattamente irresistibile. Per quanto la partita sia stata effettivamente vinta dalla Juventus per 2-1, il risultato non è comunque bastato per consentire ai bianconeri di andare in Portogallo per giocarsi la Final Eight della competizione continentale. Sommando questa delusione a una promessa di gioco spumeggiante effettivamente visto sporadicamente, mista a cali di concentrazione preoccupanti, la dirigenza bianconera ha sollevato Maurizio Sarri dall’incarico di allenatore della prima squadra.

Una decisione che, tutto sommato, può essere comprensibile ma che va a cozzare profondamente con un’idea di programmazione a cui la Juventus ci ha abituati, ormai, nell’ultimo decennio. Soprattutto, fanno un po’ pensare le parole del direttore dell’area tecnica Fabio Paratici, che da un lato dice non è la singola partita a decidere il destino di un allenatore, quando le azioni prese dalla società lasciano intendere tutt’altro.

Le sue parole si potrebbero riassumere così: «Non è una singola partita che decide il futuro di un allenatore, ma alcune di queste pesano un po’ di più». Sembra quantomeno una decisione impulsiva, molto rischiosa, anche in vista del prossimo campionato di Serie A, che inizierà nel giro di un mese. Esonerare Sarri, in questo momento, così a ridosso della prossima stagione e in un periodo così particolare, può risultare un’arma a doppio taglio.

Da una parte i giocatori potrebbero essere “liberi” di esprimere un gioco più congeniale, meno indottrinato rispetto a quello di Sarri. Allo stesso tempo potrebbe volerci tempo per assimilare i dettami tattici che verranno proposti dal nuovo allenatore. Inoltre, l’addio anticipato di Maurizio Sarri come allenatore costerà alle casse della società una cifra di circa venti milioni di euro lordi. Quasi undici netti per liberare il tecnico da un accordo che l’avrebbe legato ai colori bianconeri fino al 2022.

Leggi anche: Allenatori anziani che ce l’hanno fatta.

Pirlo, un predestinato. Almeno secondo Fabio Paratici

Non ci è dato sapere se effettivamente Andrea Pirlo sia bravo da allenatore quanto lo era sul campo da calcio, ma c’è una certa attesa nel vederlo in azione. Si può dire che la scelta sia se non altro molto coraggiosa. La Juventus ha scelto il Maestro come successore di Sarri, scavalcando la concorrenza di allenatori più pronti a ricoprire un ruolo così importante. Non dimentichiamo che, per quanto Pirlo sia stato un ottimo giocatore ed elemento vincente di un ciclo bianconero, non ha effettivamente fatto vedere ancora nulla come allenatore.

Nella conferenza di presentazione come mister dell’Under-23, Pirlo ha parlato di come lui intende il calcio. Ha lasciato intendere che il suo gioco sarà rivolto a dominare la partita. Un’idea che ha caratterizzato la Juventus da sempre, non solo in tempi recenti. Il tutto però rimane ancora un’incognita, dato che i bianconeri, in questo mese che li separa da un campionato all’altro, dovranno organizzare il mercato associandolo all’idea di gioco di Pirlo, che al momento è ignota.

Quello che trapela, da frasi dette in precedenza dal nuovo mister, è che l’idea di un 4-3-3 lo stuzzica parecchio. Ci sono numerose variabili che renderanno parecchio tortuoso il percorso per il decimo scudetto consecutivo, per aumentare il record dei titoli nazionali vinti di fila. In aggiunta a questo, a Pirlo verrà chiesto di tentare di vincere la Champions, che manca a Torino da troppi anni. Un compito che può risultare molto difficile – se non impossibile – a un allenatore in fin dei conti alle prime armi.

L’idea di un allenatore “cresciuto in casa”, alla Zinédine Zidane, affascina tantissimo Andrea Agnelli, al di là dei risultati ottenuti dal tecnico del Real Madrid. Però c’è da dire che Zizou ha fatto il secondo di grandi allenatori dei blancos, mentre Pirlo è letteralmente alla prima esperienza in un campionato di calcio come tecnico. Una cosa non esclude l’altra, ma per la Juventus il rischio di fare un grande passo indietro è altissimo. Sia per la società, che affidando la panchina a un allenatore fino a prova contraria inesperto rischia di rovinare quanto di buono fatto in ambito nazionale. Sia per lo stesso Pirlo, che come i suoi ex compagni di squadra del Milan, rischia di bruciarsi una grande chance, magari arrivata troppo presto, in una carriera di allenatore.

Leggi anche: Il Real Madrid di Zidane: fortuna o cura dei dettagli?

Una scelta che parte dall’alto

Nonostante ciò, la dirigenza è assolutamente convinta delle potenzialità di Pirlo nel ruolo di allenatore. Una scelta che evoca diversi temi romantici del calcio, ma che analizzata in maniera distaccata può rivelarsi un vero e proprio dietrofront rispetto al percorso di questa società. Non dimentichiamoci che la Juventus è stata capace, tra i tanti, di ottenere un record alquanto strano. È riuscita a esonerare per due anni di fila gli allenatori che hanno vinto lo scudetto.

In primis ci fu Allegri, che però arrivava da una serie di vittorie consecutive, mentre Sarri aveva concluso il suo primo anno da tecnico bianconero. Se si va ancora un po’ più indietro, il voler cambiare a monte una filosofia di gioco per intraprenderne un’altra può essere considerato una sorta di capriccio. Una scelta di voler cambiare per forza, di inculcare un’idea diversa che ha scatenato una reazione a catena di scelte discutibili, o quantomeno opinabili, dell’operato della dirigenza.

Si può partire dal mercato, sia in entrata che in uscita, che non ha effettivamente regalato nuove pedine importanti alla Juventus, eccezion fatta per Matthijs de Ligt e Adrien Rabiot, il quale ha riscattato un minimo l’inizio di stagione con delle ottime prestazioni nel post lockdown. Si passa per il mercato in uscita, con situazioni gestite malissimo, come quella di Emre Can. Un giocatore che poteva dare tantissimo, perlomeno più di un Khedira che ha passato gran parte della stagione al box per infortunio.

Bisogna soffermarsi ancora sul mercato in uscita perché, se non fosse stata per la volontà di Paulo Dybala di non andare via da Torino, adesso racconteremmo una storia molto diversa. Proprio il mercato mal gestito dalla Juventus è una delle attenuanti dell’addio anticipato di Maurizio Sarri, rispetto alla durata naturale del suo contratto. Perché, se andiamo a guardare le partite di quest’anno, gli interpreti più decisivi il più delle volte sono stati quelli che già facevano parte della rosa da prima di questa stagione. È lecito quindi chiedersi: la Juventus si è effettivamente rinforzata? Mica tanto.

In questo campionato i bianconeri hanno avuto la peggior difesa degli ultimi anni a questa parte. Guardando le partite, si notava una certa difficoltà nell’arginare certe azioni offensive da parte degli avversari. Tutto conseguenza di una scelta dall’alto sbagliata: voler alterare uno status quo che in effetti funzionava alla grandissima. Se passare da una filosofia all’altra può sembrare un salto nel vuoto, ripetere lo stesso passaggio – presumibilmente all’inverso – può essere quasi un suicidio. Soprattutto per le aspettative che sono riposte in Ronaldo e compagni.

Non si può fare a meno di pensare che questa giornata di ordinaria follia possa essere il frutto di una decisione impulsiva. Sarà il tempo a dirci se la scommessa di mettere Pirlo a guidare una Juventus da rifondare sia stata azzeccata o se il nuovo allenatore della Juventus possa essere un flop, come fu Ciro Ferrara nel lontano 2009.

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Arnaldo Figoni

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