Il panorama cinematografico sta lentamente ritornando a respirare, con la graduale apertura delle sale e la distribuzione di alcuni film direttamente in noleggio online o su piattaforme di streaming. Se alcune pellicole, anche a malincuore dei registi, sono state rilasciate in rete per poi essere proiettate in pochi cinema (come ad esempio Favolacce, la discussa opera dei fratelli D’Innocenzo), maggiori problemi di rilascio hanno le pellicole ad alto budget.
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Tutti i maggiori blockbuster non si proietteranno fino a data da definirsi. Produzioni del genere richiedono una presenza capillare e massiccia, affidandosi ad un numero di presenze e biglietti che la situazione attuale, non solo in Italia ma nel resto del mondo, non può coprire. Fa pensare il caso di Tenet, ultimo film di Christopher Nolan, in uscita a fine agosto in Italia e ad inizio settembre negli Usa, rinviato più volte. La sua uscita segnava, da mesi, una ipotetica data di riapertura per gli esercenti, e i risultati che otterrà decreteranno la fattibilità di una ripresa distributiva da parte delle major cinematografiche. Appare dunque incerto il momento in cui una apparente normalità potrà riassicurare i mercati dell’audiovisivo, che possono fare affidamento quasi unicamente sulle piattaforme.
Il film Onward, nuovo esponente del filone d’animazione Pixar, ha un percorso travagliato. Negli Stati Uniti è stato proiettato in sala per poche settimane, per poi essere distribuito attraverso Disney Plus, mentre in Italia l’uscita è ora prevista per metà agosto, tra sale e arene all’aperto. In Onward, il mondo è dominato dalla magia: stregoni, elfi, draghi e folletti lo abitano in puro stile fantasy classico. Eppure, qualcosa sconvolge questo regno fatato: la civiltà. Svariati anni di evoluzione e tecnologie portano le creature magiche a vivere in maniera simile alla nostra, tra comodità, agi e innovazioni.
I fratelli elfi Lightfoot vivono con la madre e il patrigno in un quartiere residenziale in puro stile americano, hanno un drago domestico e frequentano un liceo interrazziale, tra troll, gnomi e ciclopi. Ian è il minore, timido e introverso, mentre Barley, il maggiore, è uno scavezzacollo ribelle e appassionato di giochi di ruolo, che in questo mondo corrispondono a tutti gli effetti alla loro storia. I due scoprono che il padre deceduto non solo era uno stregone, ma ha lasciato in eredità un incantesimo per poterlo evocare dall’oltretomba per un solo giorno. Per poter portare a termine la magia, i fratelli si mettono in viaggio, con una serie di peripezie, per questo regno ormai privo di mistero e magia.
È interessante la presentazione di un mondo “post-fantasy”, dove la magia è andata perduta e le creature del fantastico vivono come noi una realtà abitudinaria. Molto simile erano le premesse del film Bright, produzione Netflix che presentava un mondo fantastico che tramite innovazione e sviluppo tecnologico raggiunge una realtà urbana identica alla nostra. Lo scopo di Bright era però la critica sociale applicata e metaforizzata attraverso le razze fantasy, inserendo quindi elfi, umani e orchi nella dinamica dei ceti, del classismo e del razzismo. Onward al contrario parte mostrando una società inclusiva, dove razze di diverse forme e dimensioni convivono in armonia, accumunate dall’aver abbandonato la magia. La tematica della ricerca delle origini, attraverso la smodata mania di Barley per l’arcano e la storia delle creature leggendarie, permette di dare respiro a un ambiente altrimenti troppo relegato alla comicità dello “scambio” tra oggetto/situazione del mondo di Onward e il nostro. Credere che, in un mondo dove ormai ogni mistero è stato svelato e ogni leggenda è stata dimenticata, un briciolo di magia possa celarsi e si possano vivere avventure fantastiche è la maggiore spinta del film, che riesce, in alcuni momenti, a restituire quel senso di magico tanto caro alla tradizione Disney (cardine tematico dell’azienda di Topolino dall’episodio L’apprendista stregone in Fantasia).
Onward fa però centro solo a metà. Funziona il rapporto tra fratelli, i personaggi compiono un arco narrativo ben strutturato e che facilmente toccherà le corde degli spettatori, come lo studio di animazione sa fare da anni. La sostituzione di una figura paterna, in forma di fratello o patrigno, permette di riprendere il tema, forse troppo abusato, del rapporto genitoriale non legato esclusivamente al sangue. Nonostante l’ottima trovata del voler raccontare un’avventura ricercata dai fratelli, quasi anelata in un mondo apatico e senza misteri, non basta per rendere il road trip interessante. Le situazioni in cui i protagonisti si ritrovano coinvolti sono a volte poco ispirate. Si procede da una tappa all’altra tramite spiegazioni e soluzioni che avranno utilità solo nel finale, ben confezionato ma poco incisivo. I personaggi secondari sono purtroppo molto dimenticabili, e in generale non si ha l’impressione di assistere a un possibile franchise da cui attingere per eventuali seguiti o espansioni in altri media, nonostante la materia di origine fortemente adattabile.
Onward non è certo una brutta pellicola, ma soffre il confronto con molte delle precedenti produzioni Pixar, assestandosi su una piena sufficienza e non più. Non bastano citazioni al mondo degli appassionati di giochi di ruolo per omaggiare un genere ormai parodizzato e declinato in ogni modo da anni, anche da film d’animazione del passato. Il film si regge sulle spalle di un buon rapporto tra protagonisti e alchimia, data in lingua originale dal doppiaggio di Chris Pratt (Barley) e Tom Holland (Ian). Ben poco traspare però oltre alle dinamiche tra fratelli. Sperando che lo studio di animazione torni ai fasti del passato, si aspetterà l’uscita di Soul, prossima pellicola, anch’essa colpita dall’emergenza Covid-19: sarebbe dovuta infatti essere presentata al Festival di Cannes 2020.
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