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Zannone, l’isola di orge e morte vicino Ponza

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Andrea Braschayko

Negli ultimi giorni l’isola di Ponza, in provincia di Latina, è balzata alle cronache nazionali. Dapprima per i frequenti assembramenti nei locali della vita notturna (non che fosse l’unica meta turistica italiana a soffrire il sovraffollamento di persone; anche altre isole come Capri e Ischia stanno affrontando gli stessi problemi), poi per la misteriosa morte di Gianmarco Pozzi, il giovane romano che lavorava come buttafuori in uno storico locale dell’isola, il Blue Moon, dopo pochi giorni sequestrato perché dopo la mezzanotte si trasformava in una discoteca nonostante la sola concessione da ristorante.

Non è la prima volta che la straordinaria bellezza naturale dell’arcipelago pontino viene offuscata da scandali e morti; basti pensare alla morte nel 2001 della ventiseienne Alessandra Pioli, mentre con il padre soggiornava a Chiaia di Luna (già nota per il rischio di frane) fu uccisa dalla caduta di un masso, in seguito allo sfaldamento della falesia del muro di roccia sovrastante. Da quel giorno fu interdetta una delle spiagge più suggestive dell’isola di Ponza.

L’affascinante spiaggia di Chiaia di Luna a Ponza, alla quale si può arrivare dal 2001 solamente via mare.

Una sequenza di disgrazie che contribuisce a tingere Ponza di un macabro fascino, che spesso fa dimenticare come l’isola, insieme alla vicina Palmarola, formi tra i paesaggi più spettacolari e paradisiaci del Mediterraneo. Ma forse il primo caso “recente” di cronaca nera, il più incredibile e grottesco, avviene nella terza isola per grandezza: Zannone, appena un chilometro quadrato in mezzo al mare. Negli anni Sessanta l’unico residente sull’isola, oltre al guardiano del faro, era il marchese Camillo II Casati Stampa. Nei finesettimana estivi, Zannone era il teatro di scene che possono sicuramente aver ispirato il celeberrimo film Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick, ultima opera del regista conclusa proprio nell’anno della sua morte.

Camillo II insisteva perché sua moglie avesse una relazione aperta sui generis

Il rampollo della casata lombarda – ma nato a Roma – e la sua futura moglie Anna Fallarino si conoscono a Cannes nel 1958, iniziando una relazione clandestina poiché la donna è sposata con un noto ingegnere. Camillo riesce a ottenere l’annullamento del matrimonio (si dice pagando un miliardo di lire alla Sacra Rota), sposandola poi sia con rito civile che religioso.
Dopo pochi mesi il nobile rivela alla compagna i suoi gusti sessuali: avrebbe pagato giovani e prestanti uomini perché facessero sesso con lei davanti ai suoi occhi, e l’unica sua intromissione nel rapporto sarebbe stato scattare delle fotografie. L’unico timore che premeva Camillo era quello che la moglie non avesse coinvolgimento emotivo con i suoi amanti.

Non mancano le testimonianze dei giochi erotici della coppia, come quella di un bagnino: «Erano degli zozzoni – racconta – Venivano sulla spiaggia e si mettevano nudi. Un giorno mi hanno invitato a stendermi tra loro. L’ho fatto e mi sono sentito sfilare il costume, poi quella donna mi ha attirato sopra di sé. È accaduto tutto sotto gli occhi del suo compagno. Alla fine lui era talmente contento che mi ha dato cinquemila lire di premio».
Ma è lo stesso Camillo ad annotare nei suoi diari le avventure voyeuristiche: «Al mare con Anna ho inventato un nuovo gioco. L’ho fatta rotolare sulla sabbia, poi ho chiamato due avieri per farle togliere i granelli dalla pelle con la lingua».

Una delle foto scattate da Camillo II alla moglie Anna Fallarino nella residenza di Zannone.

In breve la residenza preferita dai coniugi per sfogare i (più di lui che di lei) propri desideri sessuali diventa la privatissima Zannone, che come detto era disabitata fatta eccezione del guardiano del faro e di alcune decine di mufloni, che Camillo cacciava insieme ai suoi amici. Ogni fine settimana barche private attraccano nell’isolotto vicino Ponza, e altri nobili partecipano alle particolari feste che prima attirano l’interesse degli abitanti dell’isola, e poi dei giornali scandalistici dell’Italia puritana degli anni Sessanta. Ben informati asseriscono pure che all’interno della villa ci fosse una stanza di specchi adibita per le sessioni di sesso estremo.

Tutto degenera quando Anna si innamora di uno dei suoi amanti fisici, Massimo Minorenti

Come si ci poteva aspettare, la moglie del nobile finisce per innamorarsi di uno dei suoi “uomini oggetto”, il venticinquenne Minorenti, studente di Scienze Politiche a Roma e pare anche di simpatie neofasciste. Per poterlo incontrare senza destare i sospetti del marito, la Fallarino propone di organizzare sempre più feste orgiastiche nel privato ambiente di Zannone, finché sfacciatamente non comincia a uscire con il giovane anche nei salotti della Roma bene.
Camillo ad amici rivela «…è la prima volta che mia moglie mi tradisce con il cuore» poi, con una certa sicurezza, aggiunge: «Ma sono certo che le passerà». Gli stessi amici poi riveleranno che gli uomini pagati dal Casati Stampa erano dei sostituti dell’impotenza di lui; osservando il sesso di lei Camillo riusciva davvero a sentire di amare lei, e che lei amava lui. La relazione tra Anna e Massimo però sta diventando esclusiva, con il Minorenti che tratta anche male Camillo e sfrutta le ricchezze di lei; a un certo punto il marchese non regge più.

L’incredibile pudore dell’Italia del dopoguerra portava anche a certi scoop giornalistici. Una “esclusiva mondiale di 212 pagine”.

L’omicidio – duplice – non avviene però a Zannone, nemmeno a Ponza. Avviene a Roma alle 4 del mattino del 30 agosto 1970.
Pochi istanti prima di irrompere nel salotto della sua abitazione romana imbracciando l’arma del delitto scrive un messaggio sul retro di un calendario erotico: «Amore mio, vita mia, perdonami, ma quello che farò lo debbo fare. Addio, mia unica gioia passata».
Poche ore prima dell’atto, invece, il Casati si trovava nella sua tenuta di caccia a Valdagno. Chiamò casa, e udendo rispondere il Minorenti in modo burbero prima, e la moglie poi, entrò in uno stato di fortissima agitazione. Si precipitò nella sua casa in via Puccini e disse alla servitù di non interrompere in alcun modo quello che stava per avvenire.
La coppia clandestina lo aspettava in salotto: con un Browning calibro 12 inferse tre colpi alla moglie, due all’amante e l’ultimo su di sé.

Cosa resta oggi a Zannone?

L’ultimo guardiano dell’isolotto ha abbandonato negli anni Novanta; ora il faro di guardia è automatizzato e l’isola è completamente disabitata. Su di essa è anche vietato il pernottamento.
Oggi nella villa del Casati Stampa regna il degrado: è una discarica a cielo aperto, oggetto di interrogazioni parlamentari e frequenti richiami a Provincia e Forestale dell’ex sindaco di Ponza Piero Vigorelli.

Le condizione di degrado della villa abbandonata. Foto: Latina24ore.

Se non qualche temerario turista dell’orrore, è difficile pensare che negli ultimi cinquant’anni due o più essere umani si siano più uniti nell’unione sessuale a Zannone. Alla vicenda è ispirata la canzone Intimacy Disorder del progetto “F R I U I L L I”, nato dalla collaborazione artistica tra Calcutta e Pop X.

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Andrea Braschayko

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