Con il rinvio dei Giochi della XXXII Olimpiade di Tokyo 2020, le preparazioni dei nuotatori e delle nuotatrici, italiani e non, hanno subito una drastico cambiamento. A giovarne è stato lo storico Trofeo Sette Colli dal Foro Italico di Roma che quest’anno è diventato il teatro degli Assoluti. La rassegna romana ha messo in luce molte certezze e alcune sorprese degne di nota che lasciano ben sperare per il futuro del nuoto italiano. Doverosa premessa: in questo articolo si farà riferimento esclusivamente al nuoto in vasca, tralasciando le altre discipline regolamentate dalla FINA (nuoto in acque libere, pallanuoto, tuffi e nuoto sincronizzato).
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Quando si parla di nuoto italiano i due atleti che vengono subito in mente sono Federica Pellegrini e Gregorio Paltrinieri. I due plurimedagliati hanno vissuto il recente passato in modo molto diverso. La Divina, dopo aver conquistato il sesto oro mondiale a Gwangju 2019, si era concentrata sulla preparazione dei 200 stile di Tokyo 2020, conscia del fatto che rivincere il titolo olimpico a 32 anni l’avrebbe portata a un livello ancora più alto nella storia dello sport. Ciononostante, la campionessa veneta ha affrontato il Sette Colli in ottima forma vincendo 100 e 200. Federica continua a divertirsi molto nella distanza “regina” ma resta quasi impossibile pensare di vederla competere con le sprinter come Simone Manuel e Sarah Sjöström. In vista del 2021 sarà necessario preparare al meglio i 200, la sua gara, dove dovrà difendersi dall’australiana classe 2000 Titmus che negli ultimi mesi ha dato segnali di grande crescita.
Discorso diverso per Gregorio Paltrinieri che sembra aver superato un periodo sportivamente complicato. Dopo aver tolto lo scettro di migliore al mondo nelle 16 e 30 vasche a Sun Yang, recentemente squalificato per doping, da tifosi ci eravamo immaginati una serie senza interruzioni di medaglie d’oro per il nuotatore di Carpi ma gli ultimi tre anni non sono stati per nulla semplici per Greg. Ai Campionati europei di Glasgow 2018, infatti, Paltrinieri ha assistito alla crescita esponenziale di Florian Wellbrock e Mychajlo Romančuk, capaci di strappargli il metallo più pregiato sia negli 800 che nei 1500.
Nel 2019, invece, con la vittoria iridata negli 800, titolo ereditato dall’amico Gabriele Detti, Paltrinieri sembrava essere tornato il dominatore assoluto nelle lunghe distanze. Quattro giorni più tardi però è arrivata un’inaspettata medaglia di bronzo nei 1500, dietro proprio al tedesco e all’ucraino. Si è parlato molto di quella gara ma ciò che resta innegabile è che ha rappresentato una ferita per il super campione del nuoto italiano. Al Sette Colli però Greg è definitivamente tornato il numero 1 al mondo. Nella massima distanza è stato in grado di fermare il cronometro sul nuovo record europeo in 14’33”10, a soli due secondi dal record del mondo di Sun Yang datato 2012. Non per campanilismo, ma viste le recenti sentenze e la squalifica per otto anni, il tempo del cinese vale quello che vale.
La romana classe 1998 non ha mai avuto l’appeal mediatico della Pellegrini o di Paltrinieri. A detta di chi scrive, ne ha meno anche di Benedetta Pilato. Motivi? Non ce ne sono. Simona Quadarella è a tutti gli effetti una delle migliori nuotatrici al mondo, un’atleta capace di vincere a 21 anni l’oro iridato nei 1500 e arrivare a un secondo dal bis negli 800, dietro soltanto a Katie Ledecky. Simona sta vivendo la stessa situazione in cui si era trovato Gregorio Paltrinieri durante il periodo di massimo splendore di Sun (ma non facciamo l’errore di paragonarli). Trovarsi a condividere il palcoscenico con una presenza a dir poco ingombrante come quella della statunitense d’altronde non è semplice. Ledecky è la massima espressione del nuoto femminile dell’ultimo decennio, ha all’attivo cinque ori olimpici, quindici mondiali e detiene tre record del mondo, numeri fuori portata per chiunque.
A Simona Quadarella per consacrarsi definitivamente tra i grandi dello sport e dare vita a un ciclo manca solo il gradino più alto del podio ai Giochi Olimpici. Gli ostacoli però sono due. Il primo l’abbiamo citato in precedenza, ed è la presenza della Ledecky, mentre il secondo è di natura più tecnica. Ai Giochi, a differenza che ai mondiali, le donne non nuotano i 1500 metri a stile libero, la distanza preferita della romana e nella quale è la campionessa del mondo in carica. Può competere con Ledecky negli 800? Sì, certamente. Ma se nei 1500 partiva alla pari con la statunitense, nelle sedici vasche servirà un’impresa eroica per battere una donna che non perde su quella distanza dal 2012.
Quando nasce una fuoriclasse bisogna “coccolarla” e farle capire l’importanza che ha per un movimento. Benedetta Pilato è la prima nuotatrice del post-Pellegrini ad aver mosso qualcosa in più nei cuori dei tifosi. Tarantina classe 2005 (sì, 15 anni) specialista della rana veloce, ai mondiali in Corea del Sud ha fatto impazzire tutta la penisola con una prova sontuosa nei 50 rana. Quel 28 luglio 2019 a dividerla dall’oro ci si è messa solo la regina della specialità: Lilly King. Per fare un paragone forzato che rende l’idea si può dire che Katie Ledecky sta allo stile libero così come Lilly King sta alla rana. Il parallelismo, seppur da prendere con cautela, però non è del tutto campato in aria, perché Benedetta Pilato ha delle affinità con Simona Quadarella. Anche lei si trova a dover competere con una campionessa che da anni lascia solo le briciole alle avversarie.
Anche lei dovrà fare i conti con l’ostacolo della distanza. Forse è prematuro parlare di medaglie olimpiche, però pensando a lungo termine è una considerazione che necessita una riflessione. Benedetta Pilato è specializzata nei 50 rana. La “singola vasca” alle Olimpiadi, nella rana, non c’è. La gara più corta è sulla distanza doppia, i 100 metri. Ad oggi, è più facile vedere Simona Quadarella vincere gli 800 stile che assistere a un exploit di Benedetta Pilato nei 100 rana considerando che il suo miglior cronometro è molto lontano dai tempi di Lilly King. Tuttavia, resta di fondamentale importanza lasciare tempo e spazio alla giovane campionessa, senza caricarle addosso troppe pressioni. Il talento e la fatica, nel nuoto, quasi sempre ripagano.
Le buone notizie per il nuoto italiano arrivano anche dai giovani che stanno crescendo sempre di più. Se Benedetta Pilato rappresenta la speranza in campo femminile, tra gli uomini i tifosi stanno aspettando il definitivo salto di qualità di Alessandro Miressi. Il gigante torinese classe 1998 dopo l’oro continentale nella “gara regina” dovrà competere con i divi del nuoto contemporaneo per le medaglie olimpiche e iridate. Nelle distanze brevi a stile il dominatore incontrastato, e apparentemente imbattibile, è Caeleb Dressel. L’erede di Phelps, a soli 24 anni, ha già all’attivo 15 medaglie mondiali e due ori olimpici. Ciononostante, dietro Dressel c’è un parterre di nuotatori che può venire impensierito dalla potenza di Miressi. Può dunque il torinese ambire a un ruolo importante in campo internazionale? Sì, senza dubbio.
Continua la crescita anche Marco De Tullio, barese del 2000. Al Sette Colli il pugliese ha vinto i 200 stile ed è arrivato secondo nella distanza doppia, dietro a Gabriele Detti, uno degli uomini di punta della nazionale italiana. A differenza di Miressi, il percorso di De Tullio verso le medaglie “pesanti” sarà ancora lungo ma nei prossimi mesi potrà ritagliarsi sempre più spazio nel panorama del nuoto italiano. L’ultimo giovane che ha davanti un futuro (prossimo) ad alti livelli è Alberto Razzetti, ligure classe 1999 e specialista dei misti, che al Sette Colli ha fermato il cronometro sul nuovo record italiano proprio nei 200 misti.
Campioni affermati, giovani promesse, ma non solo. Il nuoto italiano può ancora puntare su un supporting cast di livello assoluto, da Santo Condorelli a Marco Orsi, passando per Filippo Megli e Stefano Di Cola.
Non ci resta che attendere. Aspettiamo l’esplosione di Benedetta Pilato e Alessandro Miressi. Aspettiamo altre gioie da Federica Pellegrini e Gregorio Paltrinieri. Ma in fin dei conti, non ci va poi così male…
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