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Scuola: l’incubo del 14 settembre

Published by
Laura Pegorini

Mai come in questi giorni la scuola si trova nel caos totale. La pandemia ha inferto il colpo di grazia a un’istituzione che già da anni avrebbe dovuto essere cambiata e a farne le spese sono tutti. Gli studenti, i genitori, i docenti, i collaboratori scolastici e il personale ATA letteralmente non sanno cosa succederà a partire dal fatidico 14 settembre.

Norme senza misura

Il MIUR ha predisposto una guida con tutte le informazioni del caso, ma le domande sorgono comunque. In primis, le norme di sicurezza colpiscono al cuore il rapporto docente-studente e il benessere di bambini e ragazzi. Mascherine e disinfettanti saranno una lezione di responsabilità per gli studenti, ma la mascherina sarà un vero problema per chi parla e chi ascolta, soprattutto per cinque ore di fila. Sarà importante impegnarsi a rispettare la distanza di sicurezza, ma il metro di distanza sarà una vera sfida.

I bambini delle scuole primarie sopra i sei anni e i ragazzi delle scuole superiori di primo grado soprattutto potrebbero non resistere tutta la mattina con la mascherina. Il docente, a sua volta, potrebbe trovarsi in difficoltà a tenere una lezione di un’ora in una condizione del genere, magari per tutta la mattina. Per non parlare dell’assenza di contatto fisico e i banchi singoli, apparsi nelle scuole nei modi più ingegnosi.

Leggi anche: La scuola deve sopravvivere al coronavirus.

Il mistero dell’edilizia scolastica

È luogo comune sostenere che gli edifici scolastici non siano affatto adatti allo scopo. Oltre all’arredamento e ai materiali spesso carenti, gli edifici sono vecchi e potenzialmente pericolosi per coloro che trascorrono tutti i giorni lì dentro. Ogni anno si parla della scarsità di aule rispetto al numero degli studenti e quest’anno le cose si complicano ancora di più.

Infatti, oltre alle necessità sanitarie di aerare e sanificare gli ambienti, è fondamentale mantenere il distanziamento fra i banchi e con il docente. Classi più piccole contro le cosiddette classi pollaio? I numeri non sono cambiati e anzi il problema delle aule persiste, quando all’inizio dell’estate si proponevano come luoghi alternativi parchi, musei e cinema.

Il ruolo dei genitori

Allo stesso modo, per i genitori la scuola è diventata un incubo. Il lockdown ha portato alla luce problemi tecnologici, ma ha anche messo in discussione il ruolo genitoriale. Dalla quarantena, i genitori hanno dovuto essere presenti, compensare la presenza fisica del docente e gestire la propria vita lavorativa. Orario di lezione, trasporto scolastico e mensa sono ancora avvolti dalla nebbia. In molti non possono permettersi la scuola proprio a causa dei rischi del Covid-19 e piuttosto preferiscono una raffazzonata homeschooling (o istruzione domiciliare) a una classe senza regole.

Leggi anche: Il futuro della scuola italiana tra ragazzi abbandonati e mezzi insufficienti.

La dura vita dei docenti

Terminiamo con i co-protagonisti della crisi scolastica: i docenti. La ministra Azzolina è orgogliosa di aver creato le GPS (Graduatorie Provinciali Scolastiche) ma la confusione generale del rientro non la tocca. I precari andrebbero finalmente stabilizzati, ma pare essere il contrario. Oltre ai concorsi senza date, le graduatorie sono fitte di errori nei punteggi. La call veloce inventata dalla Ministra non ha coperto nemmeno un terzo della domanda.

La gestione telematica non ha dato i vantaggi sperati. Non ha avuto l’accoglienza che sperava la scelta di assumere più personale scolastico che, in caso di nuovo lockdown, il dirigente può licenziare per giusta causa e quindi senza indennizzo. Certo, perché l’aumento dell’organico, per quanto utile sia in questa occasione, è privo di tutela: chi è disposto a un contratto simile? Per non parlare dell’obbligo o meno dei test sierologici per il personale e il mistero della DaD, vera scoperta della scuola durante il lockdown: chi e quando dovrà sottoporsi al test e come dovrà insegnare, in presenza o no?

La scuola non è importante. La scuola, questa scuola, non ha futuro. Riforme sì, riforme no, riforme forse, riforme inutili che cambiano la vita alle persone, non in meglio.

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Laura Pegorini

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