Martedì 29 settembre 2020 si è tenuto uno dei dibattiti più anomali della storia della politica americana. Joe Biden e Donald Trump si sono scontrati verbalmente a Cleveland per la durata di un’ora e mezza. Il moderatore è stato Chris Wallace, di Fox News, che ha annunciato fin dall’introduzione al dibattito le ormai classiche regole di questo tradizionalmente seguitissimo incontro. Il confronto sarebbe stato diviso in segmenti da sei fino a quindici minuti, una domanda iniziale per ogni segmento con risposte da due minuti, seguite infine da una discussione libera. Queste restrizioni tuttavia non sono state rispettate dai candidati, che si sono spesso interrotti a vicenda, perfino offendendosi. Le risposte dei candidati alle domande di Wallace sono state spesso generiche, inaccurate se non false e prive di contenuti. È stato definito da numerose testate americane e internazionali come un dibattito caotico e a tratti ridicolo.
Nessuna stretta di mano tra Biden e Trump, che si sono tenuti a distanza per l’intera durata del confronto come previsto da i protocolli di sicurezza anti Covid-19. Biden ha salutato Trump in maniera informale: «How you doing man?», e Trump gli ha risposto cordialmente. Le cordialità tra i due finiscono subito e già dai primi secondi di effettivo dibattito si intuiscono le dinamiche della discussione.
Il primo argomento affrontato riguarda la nuova nomina di un giudice alla Corte suprema americana. Amy Kony Barrett è il nome individuato dal presidente per succedere a Ruth Bader Ginsburg, defunta il 18 settembre 2020, un’investitura che i democratici vorrebbero rimandare a dopo le elezioni presidenziali, mentre Trump sta spingendo per riuscire a ottenere l’approvazione del senato prima del voto. Donald Trump ha sostenuto una tesi semplice: ha vinto le elezioni ed è il presidente, un ruolo che la costituzione americana stabilisce avere la responsabilità delle nomine dei giudici della corte suprema. «Sono stato eletto per quattro anni, non per tre», specifica il presidente.
Biden è di un’opinione diversa. L’ex vicepresidente afferma che la nomina di Amy Kony Barrett sarebbe necessaria a dare una maggioranza assoluta ai giudici affiliati al partito repubblicano (o perlomeno di orientamento conservatore) dentro la Corte suprema, e permetterebbe loro di rendere l’Affordable Care Act (conosciuto anche come Obamacare, ovvero l’estensione dei servizi sanitari garantiti passata durante l’amministrazione Obama) incostituzionale. Secondo Biden, Trump vorrebbe questa nomina solo per togliere l’Affordable Care Act, ancora in vigore e mai sostituito nonostante le promesse del presidente.
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La discussione libera che segue le risposte dei due candidati è molto confusionaria. Joe Biden sottolinea che gli americani hanno il diritto di dire la loro in merito alla Corte suprema e hanno questo diritto quando votano. Non avranno diritto di esprimersi questa volta perché l’elezione è già iniziata, decine di migliaia di persone hanno già votato. Trump continua a interrompere il suo avversario, accusandolo di voler instaurare un servizio sanitario socialista. I due politici si contraddicono a vicenda, affermando che i dati portati a favore delle proprie idee dell’altro sono falsi. Biden cita i duecentomila morti di Covid-19 sotto l’amministrazione Trump, che a sua volta accusa Biden di aver gestito in maniera impropria il supporto sanitario per i militari durante il suo incarico di vicepresidente. Il segmento dedicato alla nomina alla Corte suprema è stato solo il primo della serata e forse il più importante, ma non è apparso diverso al pubblico che ha assistito a molte altre interruzioni e accuse reciproche.
Se l’atteggiamento di entrambi i partecipanti è stato definito ridicolo, la moderazione non è stata da meno. Chris Wallace non è stato assolutamente in grado di gestire la situazione. Il giornalista ha tentato senza troppa risolutezza di far rispettare le regole ai candidati e di garantire a Biden l’opportunità di rispondere, dato che è stato senza alcun dubbio Donald Trump tra i due il candidato che si è comportato in maniera più arrogante. Il presidente ha interrotto costantemente Joe Biden ogniqualvolta si presentava l’occasione per contraddirlo, forse per distrarlo o metterlo in difficoltà. Seppure il candidato democratico non si sia lasciato travolgere completamente dall’aggressività dell’avversario, spesso non è stato in grado di dare una risposta completa, o risposta alcuna, alle domande.
Chris Wallace ha ribadito il regolamento più e più volte ma non è mai riuscito a imporlo definitivamente al presidente, che ricominciava subito a interrompere l’avversario. Il moderatore era nervoso per la situazione surreale e si è lasciato sfuggire qualche risata, fino a scherzarci su in maniera affranta, spiegando al presidente che «sta dibattendo lui [Biden, N.d.R.], non me».
L’atteggiamento noncurante e irruente del tycoon ha addirittura fatto reagire in maniera piuttosto scontrosa l’ex vicepresidente Biden, che ha presto iniziato a rispondere alle interruzioni di Donald Trump. «Vuoi stare zitto?», ha intimato a un certo punto al rivale repubblicano. Di lì in poi il candidato democratico è diventato molto più aggressivo e ha iniziato a sua volta a interrompere l’avversario, attaccarlo o perfino prendendolo un po’ in giro. Biden ha definito Trump un pagliaccio, il peggior presidente della storia degli Stati Uniti e ha spesso riso alle sue affermazioni, cosa che ha apparentemente irritato molto il presidente. Trump ha risposto attaccando la figura dei suoi figli (in particolare il figlio Hunter, che secondo alcune discrezioni avrebbe ricevuto milioni di dollari dalla moglie del sindaco di Mosca) e definendo l’ex vicepresidente una persona poco intelligente. Un imbarazzante vortice di insulti che non ha fatto altro che peggiorare con il passare dei minuti e l’avvicinarsi della fine.
Durante gli ultimi segmenti del dibattito sono emersi i temi su cui Joe Biden e Donald Trump sono più diversi e rappresentano due poli completamente opposti.
Il tema del cambiamento climatico provoca una reazione incerta da parte di Trump, che non vuole smentire direttamente gli scienziati che ne sostengono l’esistenza e si limita a dichiarare che vuole acqua e aria cristallina, ma senza punire le imprese. Inoltre, collega i roghi che stanno devastando la California ormai da mesi alla gestione delle foreste, che a suo dire è mal organizzata. Al contrario Biden parla ampiamente del cambiamento climatico e del suo progetto per la creazione di una nuova infrastruttura energetica più green, che secondo lui darà milioni di posti di lavoro.
Il tema della attuale pandemia dà inizio a un altro scontro tra i due candidati. Trump accusa Biden di voler chiudere l’America e di voler far affondare l’economia, mentre quest’ultimo afferma che non si può risolvere nessun economia senza prima risolvere il Covid-19 negli Stati Uniti. Anche questo segmento è un susseguirsi di accuse e attacchi, come quando il moderatore interroga Trump sull’uso della mascherina e questi arriva a ridicolizzare Biden che indossa sempre la mascherina, mentre lui la indossa quando pensa che serva.
Il paradigma si ripete, tra risposte incomplete e attacchi, discutendo della dichiarazione dei redditi del presidente, l’abolizione del racial sensitivity training per la polizia e le rivolte in diversi Stati che sono scaturite dopo la morte di George Floyd. In merito alle forti tensioni sociali che dividono il paese Wallace ha chiesto a Trump se avesse intenzione di condannare in quel preciso momento, davanti al mondo, i gruppi affiliati all’estrema destra americana come i suprematisti bianchi e i Proud Boys,un gruppo di militanti che è impegnato in azioni di violenza politica. Il presidente non solo non ha apertamente condannato il gruppo, ma ha coniato una frase che già sembra destinata a diventare emblematica della sua relazione con i gruppi di destra estrema che gli gravitano attorno: «Proud Boys, rimanete in attesa e rimanete pronti». Trump ha poi aggiunto che vede unicamente azioni violente da parte della sinistra, e che qualcuno dovrebbe fare qualcosa a riguardo. Le affermazioni del presidente sono state criticate aspramente dal mondo politico americano, mentre i vari affiliati al gruppo di estrema destra hanno già trasformato la frase in un mantra del movimento.
Il dibattito si è concluso parlando del sistema di voto via posta e della legittimità del risultato. Trump ha da tempo espresso dei dubbi sul sistema di voto via posta, che è utilizzato da sempre dagli americani. Lo stesso moderatore ha fatto notare che nel 2018 circa un quarto dei votanti totali ha votato via posta. Il presidente però insiste anche quando Wallace gli chiede di rassicurare gli elettori della legittimità dei risultati: «Ci saranno brogli come non ne avete mai visti».
Biden invece si rivolge alle telecamere e invita tutti gli americani di votare, nel sistema da loro preferito, perché sono gli elettori che hanno davvero il potere di decidere. Infine, l’ultima domanda riguarda l’attesa dei risultati. Wallace chiede se entrambi i candidati aspetteranno a dichiarare la propria vittoria prima che un’entità indipendente abbia verificato i voti. Biden dice che lo farà e che Trump dovrà accettarlo, perché quando uscirà il risultato sarà la fine punto e basta. Il presidente invece si limita a invitare i propri sostenitori ad andare ai seggi a controllare che non ci siano brogli, e che se vedrà decine di migliaia di voti manipolati non potrà accettare i risultati. Il moderatore tenta di chiudere il dibattito, ma Trump ancora insiste sulle possibilità dei brogli, sull’inaffidabilità del voto per posta. Wallace ormai esausto ride, per poi aggiungere: «È stata un’ora e mezza… interessante».
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