Il Papa si dichiara per la prima volta apertamente favorevole alle unioni civili per gli omosessuali. In occasione della Festa del Cinema di Roma è stato presentato in anteprima il documentario su Francesco di Evgeny Afineevsky. Nel docufilm il pontefice, in un’intervista alla giornalista messicana Valentina Alazraki, dice che le coppie gay dovrebbero essere tutelate dalla legge.
Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo.
In un momento particolarmente toccante del film, Bergoglio telefona a una coppia gay con tre figli. I due avevano scritto al Papa manifestando il loro imbarazzo nel portare i bambini in chiesa. Il pontefice ha invitato la coppia a non curarsi del giudizio altrui e a continuare a portare i loro figli in parrocchia.
Prima di gridare al “miracolo”, è giusto ricordare che sono anni che il Papa ribadisce la sua posizione di apertura verso gli omosessuali, pur contestando la sovrapposizione tra unioni civili e matrimonio. La dichiarazione del pontefice che compare nel docufilm mostra un’intervista realizzata nel maggio del 2019. Ma il frammento mostrato alla Festa del Cinema pare non fosse ancora stato divulgato.
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Il caso del cardinale Angelo Becciu, che dirottava i soldi della Chiesa destinati ad attività benefiche per investirli in appartamenti di lusso e investimenti all’estero, ha aperto una voragine nella credibilità della gestione finanziaria della Santa Sede. L’operato del Papa, improntato verso la trasparenza, non è stato sufficientemente tempestivo né risolutivo. Come scrive il Fatto Quotidiano, sono molti gli errori del Papa nel caso Becciu.
Le dichiarazioni del pontefice in merito alle unioni civili omosessuali hanno temporaneamente offuscato la questione Becciu, almeno sui mezzi d’informazione. Non appare troppo azzardato ipotizzare che il pubblico preferisca notizie, seppur datate, di apertura della Chiesa a temi civili alla noiosa cronaca delle spese immorali di Becciu (seppur venata dalla componente piccante rappresentata dalla “dama del cardinale” Cecilia Marogna).
Il “coming out” del Papa sulla questione delle unioni civili può essere letta in due modi. Da una parte come una doverosa presa di posizione su un tema che ancora oggi divide la società, figurarsi la Chiesa. Dall’altra nello stesso modo, ma considerando alcuni fatti. Uno, che il Papa è un gesuita: appartenente a una delle dottrine cattoliche più radicali e molto attento a soppesare i termini. Due: in relazione a ciò, il pontefice è stato ben attento a marcare l’accento sulle unioni civili, negando l’equiparazione di queste al matrimonio.
Sottolineando nuovamente la diversità di trattamento riservata agli omosessuali, non “meritevoli” di accedere a un sacramento che per la Chiesa è ancora appannaggio della cosiddetta “famiglia tradizionale”.
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Appare quindi evidente una pesante contraddizione tra la posizione rappresentata dalla Chiesa e le parole di Bergoglio: secondo alcuni, infatti, l’intervista non sarebbe stata tradotta correttamente. L’espressione usata da Bergoglio, «ley de convivencia civil», non corrisponderebbe infatti alla traduzione adottata nel documentario, «civil union law». Il pontefice farebbe dunque riferimento alle famiglie di provenienza delle persone omosessuali, auspicando che la legge le tuteli nel caso dovessero essere disconosciute per il loro orientamento sessuale.
A consolidare questa lettura dei fatti non ci sarebbero solo le dichiarazioni di Mario Adinolfi, che non ha perso tempo a smarcare il Papa da una presunta apertura alle coppie gay. Ma le ben più credibili battaglie che Bergoglio, da arcivescovo di Buenos Aires, fece contro il matrimonio egualitario. Virando poi sull’introduzione di una ley de convivencia civil, termine che infatti riporta l’intervista.
Le dichiarazioni del Papa, o meglio, la lettura che la stampa ne sta dando, appaiono più come una provvidenziale manovra per riabilitare l’immagine della Chiesa all’indomani dell’ennesimo scandalo che un’effettiva svolta epocale. Dunque evitiamo di sovrapporre l’immagine di Bergoglio alla bandiera arcobaleno o di trasformarlo in un progressista. La comunità omosessuale ha bisogno di tutele e conferme da parte dello Stato (laico, fino a prova contraria), non certo della Chiesa.
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