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theWise incontra: Edoardo Camponeschi, un narratore di professione

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Marco Capriglio

Edoardo Camponeschi è un ex attore teatrale, divenuto narratore professionista.

Ha iniziato la sua carriera nella sua cameretta quasi dieci anni fa, e oggi lavora come narratore full time presso l’Unione Italiana Ciechi, per la quale ha narrato oltre centocinquanta titoli. Edoardo è poi fondatore di Ménéstrandise Audiolibri, un’etichetta indipendente e internazionale che vanta anche una forte presenza su YouTube.

Oggi theWise Magazine ha incontrato Edoardo Camponeschi, narratore di professione.

Come è nato questo canale YouTube? Cosa significa il nome?

«Il canale nasce in un momento di pausa dal lavoro teatrale. Il teatro in cui recitava la mia compagnia sarebbe dovuto restare chiuso un anno per lavori di ristrutturazione e dovevo trovare qualcosa da fare. Avendo già lavorato con la mia voce, ho pensato di provare a registrare audiolibri. Non sapevo però come fare. Online ho incontrato uno scrittore emergente: lui mi spediva i suoi racconti e io li leggevo. Abbiamo poi aperto il canale insieme, nel 2011.

A me è sempre piaciuto l’immaginario del menestrello che racconta storie, e così, dopo un po’ di ricerca, abbiamo scoperto il nome Ménéstrandise. Questa era una sorta di cooperativa francese del Quattrocento, che raccoglieva attori, musicisti e menestrelli».
Il logo di Ménéstrandise Audiolibri.

Come nasce un audiolibro? Quali sono i passaggi tecnici e le questioni burocratiche da rispettare?

«C’è da fare prima di tutto una distinzione. Per quanto riguarda il mio lavoro con l’Unione Italiani Ciechi, essendo una Onlus, è tutto gratuito e senza scopo di lucro. Vengono scelti alcuni libri e vengono liberamente registrati. Abbiamo turni di due ore, e ci alterniamo nella lettura e nella registrazione. Per il Premio Campiello e il Premio Strega, parte della giuria è composta da persone non vedenti, quindi per quegli eventi si leggono tutti i titoli in gara. Quando si tratta di un libro che mi viene commissionato, invece, l’autore mi manda il manoscritto e io lo leggo. Toccheranno a lui o a lei le questioni burocratiche!
Per quanto riguarda il canale YouTube, la questione è più interessante. Quasi tutte le opere fanno parte del dominio pubblico: basta che l’autore sia morto da più di settant’anni e che la traduzione, in caso di opere straniere, abbia più di vent’anni, salvo rinnovi da parte delle case editrici. Per scegliere le opere mi rivolgo a siti come Liber Liber, dove ci sono opere libere, anche se piuttosto datate. Per questo gli audiolibri del canale hanno un linguaggio dal sapore abbastanza antico. Se si tratta di autori morti, ma con traduzione recente, chi vuole può fare una propria traduzione in autonomia oppure prenderne una esistente cambiando un certo numero di parole».

Come si “allena” un creatore di audiolibri? Quali sono le difficoltà di questo mestiere?

«All’inizio il mio percorso è stato puramente teatrale. Lavorare in questo tipo di ambiente ti insegna una certa disciplina. Quando ti prepari tutti i giorni, e arriva il giorno dello spettacolo, qualsiasi cosa succeda, non ci sono santi in Paradiso. A teatro ci devi andare, lo spettacolo lo devi fare… e lo devi fare anche bene! Sembra facile stare in cabina, ma sono minimo due ore a turno, in cui devi stare molto concentrato. A volte mi contattano dei doppiatori, che vogliono fare audiolibri. Facendo un paragone, un doppiatore è un centometrista, che fa piccole battute, che possono essere ripetute, mentre un narratore di audiolibri è un maratoneta, che deve “correre” ininterrottamente per molto più tempo. Questo richiede una preparazione sia fisica che mentale, da un lato per sconfiggere la noia di stare chiuso in cabina, dall’altro per non sforzare troppo la voce.
Le difficoltà più grandi di questo mestiere riguardano la disciplina, il mantenimento della soglia dell’attenzione e il mantenimento della voce. Poi, per fare un discorso più terra terra, sono un libero professionista e quindi tutte le difficoltà legate all’avere una partita IVA».

Soprattutto negli ultimi tempi, la letteratura è stata ampiamente riscoperta. Qual è il valore della narrazione di finzione, secondo te?

«La narrazione è fondamentale, estremamente importante. Parlo di qualsiasi genere letterario. Spesso si sente di “battaglie” fra lettori, persone che credono di avere letture più importanti o interessanti di altre. Penso si debbano combattere queste distinzioni, che da parte mia non esistono. Quando viaggiavo, quando si poteva, mi fermavo spesso nelle librerie degli aeroporti, per prendere quella che io chiamavo letteratura da aeroporto. Romanzetti d’azione, niente di estremamente impegnativo, ma se per quelle cinque o sei ore quel libro mi avrebbe fatto sognare, cosa mi sarebbe dovuto interessare? Va bene! La lettura deve piacere, deve svagare, e ognuno è libero di godersi il momento come meglio preferisce».

Quali sono le differenze tra un audiolibro e un testo scritto?

«Le differenze, secondo me, sono solo a livello di fruizione e di modalità di utilizzo. L’audiolibro lo puoi ascoltare mentre stai facendo anche altro. Ci sono persone che riescono a fare più cose contemporaneamente, io personalmente ho il problema opposto. Non riesco ad ascoltare audiolibri, perché devo concentrare tutta la mia attenzione sull’ascolto per recepire, quindi mi dico che se devo stare fermo e ascoltare, tanto vale che io legga sulla carta stampata. Per quanto riguarda quello che può rimanere dopo la lettura di un libro o l’ascolto di un audiolibro, penso che dipenda da persona a persona. Non conta il modo, ma conta l’attenzione impiegata nel leggere o nell’ascoltare».
Edoardo Camponeschi nel suo studio. Foto per gentile concessione dell’intervistato.

Quali sono i tuoi libri preferiti?

«Tra i miei titoli preferiti, ne spiccano tre, tutti di autori stranieri. Il primo è I vostri padri, dove sono? E i profeti, vivono forse per sempre? di Dave Eggers, e poi due opere di John Steinbeck, Furore e La valle dell’Eden. Dico questi tre, perché non riesco mai a decidermi!».

Qual è il libro che ancora non sei riuscito a portare sul canale, ma che vorresti tanto leggere ai tuoi ascoltatori?

«Ce ne sarebbe anche più di uno, ma sono limitato dalle questioni burocratiche, che, per inciso, è giusto che ci siano. Considerando il limite del diritto d’aurore, mi piacerebbe molto portare sul canale Stephen King, ma per ora non mi è possibile».

Quali sono i progetti per il futuro?

«Per il mio futuro lavorativo, non ho nulla di nuovo all’orizzonte, se non di continuare a lavorare il più possibile. Per il canale, invece ho in cantiere alcune novità. Da poco è uscita una lettura di Tarass Bulba di Gogol. Dopo credo continuerò a leggere autori italiani. Ho in mente di fare qualcosa di Verga, ma ancora di preciso non lo so. I titoli e le nuove idee capitano all’improvviso».
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Marco Capriglio

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