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Sport

Henrikh Mkhitaryan: l’armeno che si è preso la Roma

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Eugenio Guido

Dopo essersi sbloccato in Europa League contro il Cluj, per Henrikh Mkhitaryan arrivano le prime reti stagionali in Serie A: tripletta contro il Genoa con conseguente pallone portato a casa e una certezza che diventa tale dopo le sensazioni che pervadevano l’ambiente fin da inizio stagione: l’armeno si è preso la Roma!

«Per la mia Armenia, per la mia Roma!». Queste le parole del numero settantasette giallorosso a fine partita allo stadio Ferraris. Il pensiero al suo Paese natale, in cui il giocatore è idolo nazionale, ne dimostrano l’attaccamento e l’intelligenza che va oltre quella tattica in campo, vista la difficile situazione.

Non solo Covid-19, infatti: tra Armenia e Azerbaijan è stato violato l’accordo di cessare il fuoco e si sono inasprite le lotte per il controllo della zona del Nagorno Karabakh.

Leggi anche: Il conflitto tra Armenia e Azerbaijan si riaccende: ultimo capitolo di una tensione trentennale.

Gli inizi

Figlio d’arte (il padre Hamlet giocò in patria, in Francia e per la Nazionale armena), Mkhitaryan ha iniziato la carriera nel suo Paese prima di trasferirsi proprio oltralpe (insieme alla famiglia per seguire la carriera del padre) e poi in Brasile per un’esperienza di quattro mesi al San Paolo.

Al ritorno in patria, Mkhitaryan impiega pochi mesi per diventare professionista (a soli quindici anni) con la maglia del Pyunik. Ma questo club gli sta stretto dopo i cinque campionati armeni vinti consecutivamente.

Nel 2009 si trasferisce al Metalurh Donetsk. Nella prima parentesi dell’esperienza ucraina mette a segno undici gol e sette assist in trentasei gare di campionato. La prima svolta della sua carriera arriverà con il trasferimento allo Shaktar Donetsk. Qui conquista tre campionati ucraini di fila con ben trentotto reti in settantadue presenze (più sedici assist). Con gli arancio-neri arriva anche l’esordio in Champions League.

Più che per i numeri e i trofei, la seconda esperienza in Ucraina ne segna la carriera grazie all’incrocio col tecnico Mircea Lucescu. L’allenatore rumeno ne intuisce le qualità e il potenziale, spostandolo in quella che diventerà la sua posizione in campo che gli regalerà le maggiori soddisfazioni: la trequarti. In questa porzione di terreno di gioco l’armeno è libero di puntare la porta e di integrarsi perfettamente con i compagni di reparto. Qui può esprimere tutta la sua intelligenza tattica e può liberare la tecnica e lo sprint in accelerazione che ne contraddistinguono le azioni chiave.

Al momento del trasferimento in giallorosso, Lucescu si espresse positivamente sul suo ex calciatore, preannunciandone le qualità e le ampie possibilità di diventare fondamentale per la Roma: «È il giocatore più forte che abbia mai allenato. Il suo ruolo? Trequartista. All’inizio giocava da numero 8, poi l’ho messo dietro le punte e ha segnato venticinque gol. È un rifinitore, gli servono spazi aperti. Per la Serie A è un campione».

Bundesliga e Premier League

Costato circa sei milioni di euro, lo Shaktar cede Mkhitaryan al Borussia Dortmund per quasi cinque volte tanto: ventisette milioni. Dopo una buona prima stagione, la seconda agli ordini di Mister Klopp sarà la più difficile per Mkhitaryan che chiude con tre gol e sei assist in ventotto presenze. Il magro bottino personale combacia con l’annata storta dell’intera compagine giallonera che chiude la stagione al settimo posto.

«La seconda stagione è stata un disastro, non soltanto per me ma per tutta la squadra. Perdevamo troppe partite e io sentivo di non essere neanche fortunato: non soltanto non segnavo, ma non riuscivo neanche a fare assist, cosa che non era da me». Così l’attuale settantasette capitolino commentava l’annata poco brillante con il Borussia.

Sarà con l’arrivo di Tuchel e il dirottamento sulla fascia che il giocatore che conosciamo attualmente e che sta facendo impazzire i tifosi giallorossi si plasma. Mkhitaryan è il fulcro decentrato della squadra, proprio come accade ora alla Roma: abile a ricevere palla e sfruttare gli inserimenti di Aubameyang e Reus allora e di Dzeko e Pedro quest’anno. L’ultimo anno in Germania è il migliore vissuto (finora) in campionati di primo livello: ben undici reti e venti assist.

Mkhitaryan con la maglia del Manchester United, vestita per una stagione e mezza tra il 2016 e il 2018.

La solidità mostrata in Germania convince José Mourinho e il Manchester United a puntare su di lui per la trequarti. Nell’estate 2016 l’armeno passa ai Red Devils dove l’allenatore portoghese lo alterna come ala destra e come trequartista. Mkhitaryan non riesce, però, ad incidere. Non come prima. Il matrimonio con lo United dura un anno e mezzo, poi l’armeno passa all’Arsenal che cede ai Red Devils Alexis Sanchez.

Leggi anche: Alexis Sanchez, un giocatore ritrovato all’Inter.

Il cambio di maglia, però, non è sufficiente per rivitalizzare la carriera inglese di Mkhitaryan: diversi problemi fisici, la perdita dello smalto che ne aveva caratterizzato la carriera e la difficoltà a incidere e di adattamento alla Premier League inficeranno i suoi numeri. Tra Red Devils e Gunners per lui settantotto presenze in campionato, con tredici segnature e quattordici assist per i compagni. Un gol ogni 371 minuti in Premier League. Un gol ogni 206 minuti tra Shakatr Donetsk e Borussia: quasi il doppio.

Da annoverare la finale di Europa League tutta inglese tra il Chelsea e il “suo” Arsenal, vinta dai Blues per 4-1. Mkhitaryan non fu nemmeno convocato per la finale. Il motivo? Si giocava a Baku, in Azerbaijan. Visto il suo impegno politico a favore del suo popolo la società decise di evitare al giocatore ogni pericolo.

Leggi anche: Mkhitaryan e la geopolitica nel calcio.

L’arrivo in Serie A: affare per la Roma?

Due settembre 2019: a poche ore dalla fine del calciomercato la Roma si assicura le prestazioni di Henrikh Mkhitaryan con un prestito secco. Il costo è irrisorio: tre milioni di euro. Solo qualche mese prima l’armeno aveva scelto proprio il Belpaese (Venezia nello specifico) come location per le nozze. L’Italia era nel destino?

Il primo anno in giallorosso è iniziato col botto grazie al gol all’esordio contro il Sassuolo, per poi subire una frenata a causa di una lesione al tendine e a due infortuni di natura muscolare. A partire dal febbraio di quest’anno, e soprattutto nella fase post lockdown, si è intuito come la Roma avesse fatto un vero affare a un prezzo irrisorio.

 

Grazie alla risoluzione del contratto che lo legava all’Arsenal, Mkhitaryan ha potuto firmare un contratto con la Roma all’inizio di questa stagione, diventando giallorosso a tutti gli effetti.

Qui il giocatore sembra aver trovato la giusta realtà, confrontandosi con un campionato tutto nuovo e con una difficoltà inattesa. «Sono rimasto molto impressionato dalla qualità dei giocatori anche nelle squadre meno attrezzate. Ogni squadra vuole tenere il pallone, vuole attaccare, non resta solo sulla difensiva ad aspettare che l’avversario commetta errori. Vogliono giocare a calcio, divertirsi e fare punti. Per me è stato veramente impressionante, perché non mi aspettavo un così bel modo di giocare da tutte le squadre. Per questo posso dire che venire in Italia è stato un bene per me».

Mkhitaryan nella Roma

Titolare nella trequarti giallorossa, ha ricoperto tutti i ruoli alle spalle di Dzeko prima di occuparne stabilmente il versante sinistro. Abilissimo nel verticalizzare il gioco, accentrando su di sé i passaggi, non dà punti di riferimento grazie alla bravura sia nell’impostare che nel cercare l’uno contro uno. La posizione di partenza nello scacchiere di Fonseca non è un diktat: Mkhitaryan svaria su tutto il fronte, facendosi trovare molto spesso in posizione centrale, favorendo gli inserimenti di Spinazzola, o addirittura spostandosi sulla destra, così da disorientare le difese avversarie e favorire gli inserimenti dei centrocampisti.

Abbina una tecnica cristallina alla rapida esecuzione nei movimenti, oltre a un’accelerazione importante che sembra essere tornata quella vista in Ucraina prima e in Germania poi. Nelle ventinove presenze con la maglia della Roma ha già messo a segno dodici reti e nove assist.

Questo sembra l’anno della consacrazione definitiva, anche grazie all’intesa perfetta trovata con la punta centrale, Dzeko, e con Pedro, dirimpettaio della fascia opposta. Non solo la tripletta: il settantasette sembra avere tutto ciò che serve per accentrare su di sé il gioco e caricarsi sulle spalle l’ambiente giallorosso.

Fonte statistiche: transfermarkt.it

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Eugenio Guido

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