Chi si è ritrovato a scegliere un libro “a scatola chiusa”, cioè senza poterlo sfogliare prima, sa che in questi casi ci si basa su una cosa sola: il titolo. E dal momento che non si giudica un libro dalla copertina, sceglierlo facendosi guidare dalle sensazioni che il titolo evoca è complesso. Sul titolo spesso ci si fa inoltre idee, a volte, totalmente fuorvianti: di cosa mai potrà parlare un libro che si intitola Il posto dei santi? Sarà forse la storia di una redenzione religiosa? Di un’illuminazione sulla via di Damasco? Di qualcuno che ha ricevuto la cosiddetta “chiamata”? Il posto dei santi, in un certo senso, parla di una chiamata. Una chiamata rivelatoria che ha comportato, per la protagonista, gioia e anche molti dolori.
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L’autrice de Il posto dei santi è Bianca Favale, classe 1980. Nata a Bari, vive tuttora nella sua città natia e nonostante oggi svolga un lavoro totalmente diverso non ha mai abbandonato la sua passione per la scrittura. Grazie a un corso organizzato dalla Scuola Holden sempre a Bari ha mosso i primi passi verso la scrittura di un romanzo. Il posto dei santi è infatti il suo romanzo d’esordio. Scatole Parlanti è la casa editrice che ha deciso di pubblicarlo, una giovane realtà nell’editoria con sede a Viterbo.
Una sensazione è costante fin dalle prime pagine de Il posto dei santi, cioè la totale naturalezza dello stile narrativo scelto dall’autrice. Si ha infatti la sensazione che siano il cuore e il cervello di Alma, voce narrante e protagonista, ad aver scritto ogni parola.
Alma Denigris è protagonista del romanzo di Bianca Favale, un romanzo che a tratti potremmo considerare di formazione perché segue, passo dopo passo, la crescita personale ed emotiva di Alma. Figlia di una famiglia benestante, Alma cresce con la costante sensazione di portare dentro di sé qualcosa di diverso dagli altri. Qualcosa di diverso soprattutto rispetto al resto del genere femminile. Ad Alma infatti non piacciono i vestiti vaporosi e tutta l’esaltazione della femminilità attraverso gli abiti: ad Alma piacciono lo sport dinamico, il vestire semplice e soprattutto i libri.
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La letteratura classica accompagna Alma fino al liceo, quando qualcosa nella sua vita cambia. La protagonista, infatti, che faceva fatica a inserirsi nel contesto sociale del suo liceo, incontra una persona che le cambierà letteralmente la vita. Una persona che le farà prendere ampie boccate d’ossigeno ma il cui pensiero la soffocherà per molto tempo. Questa persona è Nina, in principio la sua migliore amica, poi l’amore della sua vita.
Alma inizia a capire che quel qualcosa che ha sempre scricchiolato in lei è legato a Nina e alla gelosia quando l’amica vive la sua prima storia d’amore con un ragazzo. Capisce che quella diversità, che ha sempre percepito ma alla quale non ha mai dato un nome o una causa, è la sua attrazione verso il genere femminile, verso Nina, è la sua omosessualità.
Il perbenismo della famiglia di Nina non permette alle due ragazze, che si sono giurate amore eterno, di vivere in serenità e alla luce del sole la loro storia. Tutto può essere accettabile se sapientemente nascosto. Ma è proprio durante una loro fuga d’amore a Firenze che qualcosa cambia, cambia in modo tragico e irrimediabile. Squarcia non solo la loro storia d’amore, ma anche la vita della stessa Alma.
Leggere di una storia d’amore del genere fa pensare. La bellezza, la spontaneità nel vivere l’amore, il legame delle due protagoniste scorre tra le pagine come l’acqua di un ruscello, bellissima e indisturbatamente naturale. E allora ci si chiede: perché mai chi vive la propria omosessualità deve affrontare (o meglio, può affrontare) così grandi dolori? Il dolore di percepire la diversità in sé. La mancata auto-accettazione ma anche l’incapacità di essere accettati dagli altri, l’essere relegati a tabù. Non importa, sembra dire Il posto dei santi, di quanto siano progressisti i tempi in cui si vive o quanto sia aperta la propria famiglia. Si vivrà comunque un momento di profonda crisi: peccato però che ciò nasca per l’amore, un sentimento così totalizzante e così poco critico.
Nonostante questa verità molto amara, Il posto dei santi lascia un messaggio intenso. Quando tutto va in pezzi, quando si viene relegati al nulla, quando si è incomprensibili e incompresi c’è solo una cosa da fare. Ripartire da sé stessi. Buttarsi alle spalle tutto e ricostruire il proprio essere. Riprendere la propria vita in mano, smettendo di essere schiavi di tutto e tutti.
È questo il messaggio che Bianca Favale ci lascia: liberarsi da ogni catena. Fisica, mentale o amorosa che sia. E nel farlo, è prezioso avere al proprio fianco qualcuno che dia supporto e che sappia, come riporta l’autrice, «adattarsi alla bellezza della verità».
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