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Spettacolo

La regina degli scacchi: la serie Netflix che ha conquistato il pubblico

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Grazia Caputo

La regina degli scacchi è una miniserie televisiva rilasciata su Netflix lo scorso 23 ottobre e tratta dall’omonimo romanzo del 1983 di Walter Tavis. Lo show è incentrato su Elizabeth Harmon, una ragazza cresciuta in orfanotrofio che ha uno straordinario talento per gli scacchi, ma anche una dipendenza da farmaci e alcol. Ambientata nell’America degli anni Sessanta, interpretata da Anya Taylor-Joy – protagonista di Split del 2017 – e ideata da Scott Frank e Allan Scott, la serie è un dramma televisivo che segue la crescita e l’ascesa di Beth da bambina prodigio a campionessa mondiale di scacchi.

Nascita di una campionessa

Dopo la morte della madre in un incidente d’auto, Beth Harmon è una bambina spaurita e sola che viene portata in orfanotrofio. Qui le giornate trascorrono tra lezioni scolastiche o in compagnia dell’esuberante Jolene (Moses Ingram). Un giorno, mentre Beth è nel seminterrato a pulire i cassini su ordine della maestra, è incuriosita dalla scacchiera su cui sta giocando il custode dell’orfanotrofio. Beth è attratta da quegli strani pezzi che si muovono su caselle bianche e nere e chiede al signor Shaibel di insegnarle il gioco. Dopo poche partite di formazione, il talento di Beth per gli scacchi si palesa. È una bambina prodigio, ma la sua genialità si accompagna alla dipendenza dai tranquillanti che le somministrano all’istituto e, anni dopo, dall’alcol.

Beth è una splendida adolescente dai capelli rossi quando lascia l’orfanotrofio e viene adottata da Alma Wheatley, che la accoglie in casa sua e la fa sentire amata. Fuori dalle mura dell’istituto, la ragazza prende parte a tornei di scacchi sempre più importanti e, vincendo consistenti premi in denaro, Alma decide di accompagnarla in lungo e in largo per l’America per farla giocare. Beth visita le più grandi città degli Stati Uniti, vincendo tutti i tornei e perdendo solo contro giocatori abilissimi come Benny Watts (Thomas Brodie-Sangster).

Tra tutti gli scacchisti del mondo, Beth teme il russo Vasily Borgov, un uomo molto più grande di lei e con cui entra in forte competizione. Borgov è misterioso, diffidente e sospettoso e per lui Beth prova un senso di timore misto a un profondo rispetto. La ragazza sbarca in Europa, inizia a studiare il russo e viene invitata nel Paese per il campionato mondiale di scacchi.

Foto: Netflix.

Scacchi vincenti

C’erano una volta gli scacchi, un gioco d’astuzia e di strategia che sembrava affondato nel mare della tecnologia che tutto inghiotte. A riportarlo a galla ha provveduto La regina degli scacchi, una serie coraggiosa incentrata sul talento inconsueto per un gioco inconsueto. Come hanno fatto gli scacchi a suscitare il consenso unanime di critica e pubblico? Sono stati trasformati in un’ossessione per la protagonista Beth Harmon, che si lega ad essi quando è solo una bambina che ha perso la famiglia di origine.

Come afferma Borgov in un episodio, quando crede di non essere sentito da Beth, lei è un’orfana, gli scacchi sono tutto ciò che ha e per questo motivo non può perdere una partita. L’ossessione che emerge dallo show ha un significato positivo. È ciò che permette di eccellere in un determinato campo e di sviluppare al massimo un talento che altrimenti sarebbe sprecato. A ben vedere l’ossessione non è tanto diversa dalla passione che, a differenza della prima, ha una accezione positiva nel linguaggio comune. Non esistono passioni senza un po’ di ossessività.

Ossessione vuol dire anche follia, che si affianca quasi sempre alla genialità. La follia di Beth Harmon sta nell’abuso di sostanze stupefacenti e di alcolici. Se le prime le permettono di riuscire meglio negli scacchi, facendole visualizzare una enorme scacchiera sul soffitto della stanza in cui si trova, i secondi la abbattono fisicamente e la costringono a presentarsi in uno stato pietoso a partite importanti.

Una serie senza cliché

Gli autori della serie rinunciano a schemi ripetuti e scontati sulla dipendenza da alcol e droghe – deperimento fisico, dissolutezza morale, pazzia, cliniche di riabilitazione – e non la rendono il perno della narrazione di La regina degli scacchi. La serie è principalmente focalizzata sul percorso di vita che conduce Beth dal seminterrato di un orfanotrofio, dove impara a giocare a scacchi, alla Russia, dove si tiene il campionato mondiale.

Rinuncia anche ai cliché legati agli orfanotrofi, alle famiglie adottive e alla scuola, che smettono di essere i luoghi insidiosi presentati da tante produzioni. Beth è trattata bene nell’istituto, è amata dalla famiglia adottiva e non si fa mettere i piedi in testa dai bulli della scuola. Nessun trauma ha origine in questi luoghi potenzialmente pericolosi e l’unica vera sofferenza di Beth risiede nel passato. La serie recitata da Anya Taylor-Joy ha una originalità tematica e stilistica che svecchia un sistema fatto di prodotti tutti uguali.

Foto: Netflix

Cura dell’immagine e personaggi carismatici

La regina degli scacchi conquista lo spettatore anche grazie alla cura maniacale dell’aspetto visivo, che raggruppa le location, la scenografia, i costumi e il montaggio. Tra le location emergono l’orfanotrofio somigliante a un castello, gli alberghi retrò in cui si svolgono i tornei di scacchi e la lussuosissima sala del campionato mondiale. Gli scenografi danno il meglio di sé nel ricreare la casa di Beth, una villa di legno a due piani con moquette, carta da parati e oggettistica degli anni Sessanta. Vestiti di tutte le fogge e fantasie fanno bella mostra di sé addosso a Beth, amante della moda criticata dai giornalisti per la sua attenzione all’esteriorità, che non indossa quasi mai i pantaloni secondo la moda femminile dell’epoca.

Leggi anche: The Haunting of Bly Manor: la serie horror di Netflix perde colpi.

La regia e il montaggio sono le armi vincenti della serie tratta dal romanzo di Walter Tavis. Le inquadrature sui volti e sugli sguardi dei personaggi – primi piani, primissimi piani e dettagli – montate con i loro movimenti nello spazio creano il livello di senso della narrazione. A ciò si aggiunge il carisma della protagonista Beth, del giocatore di scacchi Benny Watts e, ultimo ma non meno importante, di Borgov. È lui il personaggio meglio riuscito dalla serie, grazie all’interpretazione magistrale dell’attore polacco Marcin Dorociński. Vasily Borgov, maestro di scacchi russo, è l’antagonista ideale di Beth Harmon, ma nasconde un lato inconsueto dietro la sua apparenza severa e meschina che verrà fuori nell’episodio conclusivo. Unico difetto della serie è la morte di un personaggio importante, che avviene all’improvviso e senza fare la debita chiarezza sui motivi della sua fine.

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Grazia Caputo

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