La vita davanti a sé (The Life Ahead) è un film di Edoardo Ponti, uscito su Netflix lo scorso 13 novembre. La pellicola s’ispira all’omonimo romanzo dello scrittore francese Roman Gary, pubblicato nel 1975 sotto lo pseudonimo di Émil Ajar. L’opera valse a Gary la seconda vittoria del Premio Goncourt, dopo quella del 1956 con Le radici del cielo. Nel 1977 il regista israeliano Moshé Mizrahi riadattò il romanzo per il grande schermo, con Simone Signoret nel ruolo di Madame Rosa. Il lungometraggio ottenne l’Oscar al miglior film straniero nel 1978. Nel 2020 Edoardo Ponti, insieme a Ugo Chiti, ha realizzato un nuovo riadattamento, che ha visto come protagonista la madre Sophia Loren.
La vicenda originale è ambientata a Belville, un quartiere multietnico parigino. Qui Madame Rosa, ebrea reduce da Auschwitz ed ex prostituta, alleva i figli di alcune donne di strada in cambio di ricompense in denaro. Tra i ragazzi allevati si distingue Momò, un bambino di dieci anni proveniente da una famiglia musulmana. Attraverso il suo punto di vista si svolge l’intera storia.
Nel riadattamento cinematografico italiano Edoardo Ponti ha ambientato le vicende in Puglia, tra Bari e Trani. Il regista ha motivato la scelta di Bari per la natura multiculturale della città, che la rende simile a una Parigi affacciata sul mare. Inoltre, Ponti ha scelto di incentrare la pellicola sul rapporto tra Madame Rosa, interpretata da Sophia Loren, e Momò, interpretato dal giovanissimo Ibrahima Gueye.
Nel film, dopo essere stata derubata da Momò, Madame Rosa si trova a ospitarlo in casa propria su insistente richiesta del fidato Dottor Cohen, interpretato da Renato Carpentieri. Momò è un bambino turbolento, di origine senegalese, con la pelle d’ebano e gli occhi vivaci. Rimasto presto orfano, imbocca una strada fatta di frequentazioni sbagliate e di facili guadagni.
I due protagonisti, diversi per provenienza, religione ed età, nel corso della storia si scoprono estremamente vicini. Sono accomunati da un carattere forte e determinato, che nasconde le sofferenze passate e presenti, e da un disperato bisogno di affetto. Il loro rapporto, inizialmente fatto di scontri e incomprensioni, finisce per rivelare un legame profondo. Quando infatti le condizioni di Madame Rosa peggiorano, Momò fa di tutto per rispettare il suo desiderio di non trascorrere gli ultimi giorni della propria vita rinchiusa in ospedale.
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Così, a distanza di diversi anni, Sophia Loren torna sullo schermo per interpretare una figura estremamente sfaccettata, segnata da un passato doloroso, dalla solitudine che irrigidisce e dalla ricerca di affetto.
Come ha dichiarato l’iconica attrice italiana, La vita davanti a sé racconta «una storia ricca, divertente, straziante, poetica e anche molto attuale. Parla della tolleranza, del perdono e del potere dell’amore. Tutte cose di cui abbiamo disperatamente bisogno di questi tempi».
Tra i temi centrali del film spicca quello della famiglia, intesa non in senso biologico, ma affettivo e relazionale. La famiglia è lo spazio dell’accettazione. È il luogo in cui si dispiega un amore profondo e incondizionato. Ne La vita davanti a sé è presente, inoltre, il tema della crescita personale, attraverso gli errori e il potere dell’affetto.
Nella pellicola viene raccontato il percorso di crescita di Momò, che, grazie all’amore di Madame Rosa e alla sua capacità di perdonare, sceglie di abbandonare la strada della criminalità. D’altra parte, è presente il percorso di cambiamento interiore di Madame Rosa, che abbandona passo dopo passo la durezza e i pregiudizi iniziali. L’anziana ebrea riesce a instaurare in questo modo una comunicazione con Momò, ricevendone in cambio un affetto smisurato. Tanti altri sono i temi accennati nel film, dall’olocausto all’immigrazione clandestina, dalla povertà alle condizioni di marginalità sociale, fino alla prostituzione. Non tutti, però, trovano un adeguato spazio narrativo in cui svolgersi.
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Proprio per questo, La vita davanti a sé perde, rispetto al romanzo, potenza narrativa. Nell’opera di Gary si è catapultati nell’interiorità del giovane protagonista. Nel film, invece, i numerosi temi accennati e non approfonditi impediscono di entrare pienamente dentro la psicologia dei personaggi e dentro la complessità della vicenda. La storia si svolge così in modo scorrevole, senza particolari balzi narrativi, rimanendo per molti aspetti in superficie.
Notevole è invece l’interpretazione di Sophia Loren, che, con la sua personalità e le sue capacità recitative, s’impone sulla scena. Particolarmente bello risulta il modo di rendere il mutamento fisico e psicologico della protagonista. Madame Rosa, inizialmente dura e inflessibile, finisce per aprire il proprio cuore a Momò. Al tempo stesso, la donna anziana passa da una condizione di salute a un progressivo decadimento fisico e cognitivo, con momenti di completa perdita di conoscenza. Intensa e spontanea è anche l’interpretazione di Ibrahima Gueye. Pur essendo alla prima esperienza recitativa, il giovane attore si muove con sicurezza a fianco di un’icona del cinema internazionale. Soprattutto per il cast e per la possibilità di vedere la Loren in una nuova interpretazione, il film merita di essere visto.
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