Si è spento a causa delle complicanze del Covid-19 Donato Bilancia. Il serial killer italiano era stato condannato a tredici ergastoli per aver compiuto diciassette omicidi tra il 1998 e il 1999. Il suo modus operandi, spesso incoerente, ne rendeva difficile l’identificazione e la cattura. Non c’erano infatti collegamenti evidenti tra la maggior parte dei suoi omicidi. Le sue vittime erano scelte principalmente a caso, in un’aera tra il basso Piemonte e la Liguria. La stampa italiana lo aveva soprannominato mostro della Liguria e killer dei treni.
Primi anni
Donato Bilancia nacque a Potenza nel luglio 1951, ma si trasferì a Genova con la famiglia nel 1956. I primi guai con la giustizia arrivarono a quindici anni. Ancora minorenne, fu arrestato e rilasciato per aver rubato uno scooter e un camion carico di dolci natalizi. Nel 1974 fu fermato e incarcerato per detenzione illegale di armi. Trascorse poi diciotto mesi di reclusione per rapina. Fu anche ricoverato in un reparto psichiatrico a Genova, dal quale evase.
A questo si aggiungeva il vizio del gioco d’azzardo. Nell’ambiente delle bische clandestine era noto con il nome di Walterino. Nel 1987 i già presenti disturbi mentali di Bilancia si aggravarono. Il fratello Michele si suicidò gettandosi sotto un treno insieme al figlioletto Davide, di soli quattro anni.
I primi omicidi
Come già detto, Bilancia era anche un giocatore d’azzardo compulsivo. Il suo primo omicidio fu lo strangolamento dell’amico Giorgio Centanaro, avvenuto nell’ottobre del 1997. Il delitto venne in un primo momento archiviato come morte per cause naturali, ma fu Bilancia stesso ad autoaccusarsi poi. Centanaro era colpevole di averlo truffato al tavolo da gioco.
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I due successivi omicidi di Bilancia avvennero per cause simili. Le vittime furono il biscazziere Maurizio Parenti e la moglie Carla Scotto, alle quali il killer rubòdenaro e gioielli. Per tutti e tre i delitti Donato Bilancia utilizzò un revolver calibro .38, caricato con munizioni wadcutter, utilizzate nel tiro a segno. Successivamente uccise i coniugi Bruno Solari e Maria Luigia Pitto, titolari di un’oreficeria, introducendosi nella loro casa a scopo di rapina. Nel novembre 1997, al confine con Ventimiglia, uccise Luciano Marro, un cambiavalute, a cui sottrasse quarantacinque milioni di lire. Il 25 gennaio 1998 uccise Giangiorgio Canu, un metronotte, al solo scopo di rivalsa contro le forze dell’ordine. Il 20 marzo successivo rapinò e uccise Enzo Gorni. Il cognato della vittima lo vide allontanarsi su una Mercedes nera, particolare che gli costerà la cattura.
Il killer delle prostitute
Nel marzo 1998, uccise due prostitute, Stela Truya e Ljudmyla Zubskova. Il 24 marzo 1997 si appartò con la prostituta transessuale Lorena, che intuì le sue intenzioni omicide e scappò. Donato Bilancia uccise due metronotte giunti sul posto e inseguì Lorena, ferendola senza riuscire ad ucciderla.
Il 29 marzo a Cogoleto (in provincia di Genova) assassinò un’altra prostituta, Tessy Adodo. Il Reparto Investigazioni Scientifiche (RIS) di Parma diede una grande svolta alle indagini, ricollegando l’arma del delitto a quella dell’omicidio di Stela e Ljudmyla. Questo elemento, unito al racconto di Lorena e alle segnalazioni della Mercedes nera, potè dare un primo identikit dell’assassino.
Il killer dei treni
Da questo momento, Donato Bilancia cambiò improvvisamente luogo d’azione e tipologia di vittime. Nell’aprile 1998 salì sul treno Genova-Venezia con il preciso intento di uccidere una donna. Notò Elisabetta Zoppetti, una giovane donna che viaggiava da sola. La seguì in bagno, le sparò alla testa e le rubò il biglietto del treno.
Sei giorni dopo salì sul treno per Sanremo, dove seguì un’altra giovane donna in bagno. Le sparò dietro la nuca usando la giacca come silenziatore. Gli omicidi di queste due donne scatenarono una protesta pubblica per la creazione di una task force contro il killer dei treni. Nello stesso mese di aprile Bilancia uccise Maria Angela Rubino e Giuseppe Mileto, un benzinaio che si era rifiutato di fargli credito per un pieno di benzina.
La cattura
Sulla base della descrizione della Mercedes nera, le Forze dell’Ordine considerarono Donato Bilancia, volto già noto, come il principale sospettato. Ciò avvenne grazie all’amico Pino Monello, ignaro dei crimini di Donato Bilancia. Dopo aver venduto la sua Mercedes nera al serial killer, si recò in procura per denunciare la mancata formalizzazione del passaggio di proprietà e per contestare una serie di multe ricevute per il mancato pagamento di pedaggi autostradali. Spesso, per non pagare, Bilancia si accodava con la propria auto a quella che lo precedeva: la targa fu ripetutamente segnalata.
I Carabinieri scoprirono una corrispondenza quasi perfetta tra Donato Bilancia e l’identikit creato in base alla descrizione data da Lorena. Inoltre, le tracce degli pneumatici sulle scene di alcuni degli omicidi erano perfettamente compatibili con quelle della Mercedes. Gli inquirenti lo seguirono per dieci giorni e raccolsero il suo DNA da mozziconi di sigaretta e da una tazza di caffè. Il riscontro con il DNA trovato sulle scene dei crimini fu positivo e il 6 maggio 1998 fu arrestato nella sua abitazione di Genova. Il 12 aprile 2000, dopo un processo di undici mesi, Donato Bilancia fu condannato a tredici ergastoli più altri vent’anni per il tentato omicidio ai danni di Lorena.