Sono passati pochi giorni dall’arrivo in Italia delle prime dosi del vaccino prodotto da Pfizer-BioNTech e, puntuali come un orologio svizzero, si sono manifestate le prime problematiche in merito alla sua obbligatorietà o meno. Infatti, l’idea è quella di lasciare libertà di scelta all’individuo. Tuttavia, statistiche alla mano, sono sorti i primi interrogativi sulla necessità di prevedere un obbligo per il vaccino più o meno generalizzato. Anche con l’arrivo del prossimo vaccino, prodotto da Moderna e previsto per la seconda settimana di gennaio, nonché di quello marchiato Astra-Zeneca oltre alle altre tre case farmaceutiche meno note, le tematiche ipotizzabili per una vaccinazione di massa non fanno propendere per un tanto auspicato, almeno per gli esterni ai settori, “tana libera tutti”. Termine, questo, tanto caro al Governo.
Il piano di vaccinazione
Il piano di vaccinazione, infatti, si estenderà per gran parte del 2021. Prevederà, in una prima fase, la copertura degli operatori sanitari e socio-sanitari, i residenti e gli ospiti delle RSA per anziani. A questa prima fase farà seguito una seconda, che vedrà coinvolti i soggetti di età superiore agli ottant’anni. Ce ne sarà poi una terza con riferimento alle persone oltre i sessant’anni, nonché a quei soggetti a rischio a causa di particolari patologie pregresse. Ebbene, proprio all’apertura della prima fase, la problematica della base volontaria del vaccino si è presentata con riferimento alle categorie considerate a maggior rischio: quella del personale sanitario e delle RSA. Sebbene il dato realistico si sia discostato, in positivo, rispetto a quello statistico registrando percentuali, per ora, abbastanza basse di astenuti, l’interrogativo sulla necessità di un intervento regolatore da parte dello Stato rimane, così come rimane accesa la discussione in merito.
L’obbligo per i vaccini in Italia
La risposta alla domanda che attanaglia gran parte degli italiani in questi giorni, purtroppo, non è perentoria. Come spesso accadde, nel mondo del diritto, difficilmente vi è una risposta univoca, una certezza, un rassicurante sì o no a un qualsiasi quesito. Questo perché, seppur la legge sia tassativa, il diritto è vivente, soggetto a continue interpretazioni che si manifestano con l’evolversi della società, ma sempre nel rispetto dei principi cardine dell’ordinamento. Diversamente, un’eccessiva cristallizzazione delle norme giuridiche comporterebbe il rischio di creare un diritto statico, già vecchio, specie alla luce della farraginosità del procedimento normativo.
Lo Stato può imporre l’obbligo di vaccino?
Allora, lo Stato può imporre l’obbligo di sottoporsi al nuovo vaccino? Dipende. Dipende dalla categoria di soggetti interessati, dall’evolversi della malattia e della sua diffusione e, quindi, dal bilanciamento degli interessi contrapposti. Tornando, infatti, ai principi generali del diritto italiano, questi non operano mai in maniera dipendente ma sono soggetti a un continuo confronto al fine di consentire un bilanciamento perfetto fra diritti e obblighi. Nel caso di specie, o meglio, con riferimento alla tematica del vaccino, l’oggetto dell’analisi deve attestarsi sul bilanciamento fra il diritto alla salute e quello della libertà personale. Entrambi sono diritti essenziali della persona statuiti dalla Costituzione.
Partendo dal diritto alla salute, esso trova espressa tutela nell’articolo 32 della Costituzione. In tale articolo, in realtà, vi è un esplicito bilanciamento degli interessi contrapposti. Ciò perché l’intera carta costituzionale ruota attorno all’altrettanto fondamentale principio solidaristico. Con l’articolo 32, infatti, la Repubblica non tutela unicamente la salute del singolo cittadino ma, altresì, la salute pubblica, della collettività. In chiusura allo stesso, poi, è apertamente previsto che il singolo non può essere sottoposto a trattamenti sanitari obbligatori se non per disposizioni previste dalla legge. Dallo stesso dato innovativo, allora, appare chiaro che, nel caso di tutela della salute pubblica, il diritto alla libertà dei privati può subire una contrazione. La stessa ha il limite di dover avvenire tramite una legge dello Stato, espressione della volontà e rappresentatività popolare affidata al Parlamento.
L’obbligo di vaccino in Italia e la legge Lorenzin
In Italia, l’obbligo vaccinale non è una novità e, anzi, la sua origine è ben datata nel tempo con la previsione dell’obbligatorietà del vaccino contro il vaiolo a fine Ottocento. Tale obbligo è venuto meno solo nel 1977, dopo aver debellato la malattia. Nel frattempo, in Italia era già stato previsto un simile obbligo per quanto riguardava tetano, difterite e poliomelite – tutt’ora in essere – a cui poi ha fatto seguito il vaccino contro il tetano. La gravità di tali malattie consente di comprendere perché per la semplice influenza non è stato individuato uno specifico obbligo. Nel sopracitato bilanciamento, infatti, il virus dell’influenza stagionale non permette una simile contrazione della libertà, data la non eccessiva pericolosità e diffusione dello stesso.
Più recentemente, nel 2017, ha fatto discutere la c.d. legge Lorenzin. La legge ha esteso l’obbligo vaccinale reintroducendolo, peraltro, in Veneto, laddove era stato soppresso. Il presupposto che ha portato all’emanazione della legge, invero, è simile a quello odierno. L’Italia, già da alcuni anni, aveva visto diminuire progressivamente la propria copertura vaccinale. Ciò aveva portato, oltre all’aumento delle malattie citate, ad un’epidemia di morbillo fra i bambini in giovanissima età. La legge Lorenzin non ha previsto un obbligo diretto ma l’impossibilità per i bambini non vaccinati di accedere alle scuole dell’obbligo. Ciononostante l’effetto è stato quello sperato: un nuovo aumento della copertura vaccinale.
D’altro canto, sempre in materia di obbligatorietà del vaccino, la giurisprudenza della Corte Costituzionale si è da sempre espressa in maniera univoca, e da ultimo proprio in riferimento alla Legge Lorenzin. Con la sentenza n. 5 del 2018, infatti, è stata dichiarata inammissibile e infondata la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Regione Veneto. In quell’occasione la Corte ha ribadito che il legislatore ben può imporre l’obbligo di un trattamento sanitario se si tratta di una misura efficace a salvaguardare la salute pubblica.
I presupposti, quindi, attualmente sono sotto gli occhi di tutti. Nulla osterebbe a una previsione specifica per l’obbligatorietà del vaccino, unico strumento apparentemente sufficiente al contenimento della pandemia. Se ciò avverrà, tuttavia, l’espressa riserva di legge offerta dall’articolo 32 non permetterebbe l’utilizzo del ben noto e, talvolta abusato, strumento del DPCM. In questo caso si renderebbe necessaria una procedura normativa ordinaria con un confronto, auspicabilmente costruttivo, in Parlamento, che coinvolga ogni forza di maggioranza e di minoranza.
I nuovi vaccini e la strategia del Governo
Come già accennato in apertura, sono diverse le aziende farmaceutiche che attualmente si stanno dedicando alla produzione di uno specifico vaccino. Per quanto riguarda l’Italia è previsto l’arrivo totale di 215 milioni di dosi. Il primo vaccino approvato, come noto, è quello della Pfizer-BioNTech. Questo vaccino non contiene, a differenza di altri utilizzati in passato, il virus responsabile del Covid-19. Per quanto riguarda, invece, la procedura di approvazione e sperimentazione dello stesso, da un lato è vero che è stata di gran lunga ridotta rispetto al passato ma, secondo quanto dichiarato dalla stessa AIFA, la rapidità è imputabile al personale impiegato dai precedenti studi su altri vaccini a RNA.
La vaccinazione sarà gratuita. Tuttavia, i cittadini non potranno scegliere a quale casa farmaceutica affidarsi e, quindi, quale vaccino utilizzare. Il progetto del Governo, allo stato, è orientato alla libera scelta dei cittadini attraverso una campagna che mira ad incentivare, piuttosto che a obbligare. In questi giorni, infatti, si sono susseguite immagini dei progetti per la vaccinazione di massa, caratterizzate da render di padiglioni moderni e rassicuranti fiorellini rosa, così come dichiarazioni di personaggi pubblici circa la volontà di sottoporsi in diretta televisiva al vaccino sempre, nella volontà, di incentivare anche i più scettici all’utilità del vaccino.
Da un punto di vista pratico, non è facile prevedere tempistiche certe, soprattutto ora che ci troviamo nel pieno della prima fase del piano vaccinale. Tutti i soggetti coinvolti in questa fase, infatti, vengono contattati tramite chiamata attiva. Cosa che si presuppone andrà avanti a scalare anche nelle prossime fasi, fino a coprire tutta la popolazione considerata a rischio.
Da dove nasce il dibattito sull’obbligo di vaccino?
In un piano che, sulla carta, sembra perfetto seppur nell’incertezza delle tempistiche, viene naturale chiedersi da dove sia scaturito il dibattito sull’obbligatorietà del vaccino. In questo caso, come in molte altre polemiche al giorno d’oggi, la cartina tornasole della situazione è data dai social network. Alle frange più estreme della popolazione, ai no vax e ai negazionisti in senso tecnico, si affiancano, questa volta, coloro che semplicemente non si fidano del vaccino. Tale diffidenza fonda su diversi aspetti. Primo fra tutti, quello della rapidità della sua scoperta e della successiva diffusione.
Tralasciando il fondamento di tali incertezze che, probabilmente, potranno essere fugate solo dal tempo, essi si traducono in un’incertezza rispetto all’ostentata volontà del Governo di mantenere il vaccino su base volontaria. Infatti, come si può leggere nello stesso sito del Ministero della Salute, nel corso della campagna «sarà valutato lo stato di adesione della popolazione». Ciò significa che, in caso di risposta negativa da parte dei più, il Governo non esclude di intervenire direttamente con una norma più severa.
Attualmente, nella manifestata volontà di affidamento espressa dal Governo, sono possibili soltanto alcune ipotesi dettate dal buonsenso, dai precedenti o, anche, dall’analisi di altri Stati. Certamente è necessario che le categorie più a rischio, così come i soggetti che con queste categorie lavorano, siano maggiormente tutelate. In quest’ottica non sarebbe inusuale una previsione diretta a uno specifico obbligo per gli operatori sanitari o per i dipendenti delle RSA, premesso che un simile onere al momento esiste e ha natura deontologica, almeno per alcune di queste categorie.
Nel caso di una risposta negativa da parte della restante popolazione, invece, si potrebbe ipotizzare il ricorso a due strumenti già utilizzati con successo: un obbligo indiretto o un incentivo. Da un lato, così come ha dimostrato la Legge Lorenzin, è possibile limitare l’accesso a determinati servizi o luoghi, ai soli soggetti coperti. Una simile iniziativa, infatti, è già stata anticipata dal Ministero della Salute spagnolo. Il ministero ha recentemente dichiarato la volontà di istituire un registro dei soggetti che rifiuteranno la vaccinazione, ovviamente nel rispetto della privacy degli stessi. Parimenti ipotizzabile, poi, il ricorso a un incentivo alle vaccinazioni. Il cittadino medio, infatti, ha recentemente dimostrato come un incentivo economico diretto sia apprezzato e possa, nel caso, far venir meno ogni rimostranza sulla compressione, anche giustificata, di una libertà personale.
In ogni caso, quelle appena rappresentate sono solamente alcune ipotesi, non ufficiali, dettate da un ragionamento prognostico. Attualmente la volontà del Governo è quella di affidarsi al buonsenso. In caso contrario, la base giuridica per tramutare un onere in un obbligo esiste, e il rischio per il Governo, in questo caso, sarebbe quello di essere accusato dell’istituzione di una “dittatura sanitaria”. Situazione, questa, già verificatasi con le precedenti disposizioni di sicurezza e che, nel concreto, non dovrebbe far tremare un Governo la cui funzione principale non è il consenso ma bensì il benessere del Paese. D’altronde questo intento è stato ben espresso nel discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella:
La scienza ci offre l’arma più forte, prevalendo su ignoranza e pregiudizi. Vaccinarsi è una scelta di responsabilità. Un dovere. Perché è un dovere proteggere la vita degli altri.