Con un promettente esordio nel mondo letterario Annalisa Scaglione, con La partita va giocata, ci regala l’opportunità di entrare a far parte di un vivace microcosmo popolato da tante famiglie in lotta per ristabilire la loro serenità minacciata da un improvviso evento apparentemente inspiegabile. Con una scrittura precisa che ha la grande dote di riuscire a non perdere mai di vista tutti i suoi personaggi, l’opera si rivela di una intensa leggerezza e piacevole occasione di riflessione.
Annalisa Scaglione, classe 1970, vive e lavora in Liguria. Dopo aver completato gli studi classici si è laureata in giurisprudenza e La partita va giocata è il suo primo romanzo. Il suo esordio è sicuramente degno di nota, oltre che per le evidenti abilità di scrittura, anche per la capacità di mantenere con precisione le fila di un microcosmo variopinto, ricco di personaggi che però sono attentamente caratterizzati da una personalità subito riconoscibile. Ognuno di loro è come un pezzo di un puzzle all’interno del calderone che anima un paesino in cui ognuno si può riconoscere.
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La trama del romanzo
Ci troviamo a Crescobene, cittadina immaginaria il cui grande orgoglio è costituito dal San Pantaleo F.C., squadra di calcio composta da ragazzi del luogo accomunati da grande passione e sferzante energia. La squadra è legata all’adiacente parrocchia di paese il cui prelato, Don Donato, è un uomo di indubbia bontà e generosità ma che sembra custodire anche qualche segreto. Di questo si accorge subito la sua perpetua, zia Marta, a cui non sfugge un insolito e malcelato nervosismo durante la consueta messa domenicale. È proprio lì infatti che il Don annuncia la vendita del campo da calcio a una misteriosa società svizzera che lo adibirà a enorme parcheggio.
La notizia si abbatte come un uragano nella piccola comunità, dando vita a una serie di congetture sul perché di una decisione tanto improvvisa presa dal caro Don Donato senza confrontarsi neanche con i suoi collaboratori o i più affezionati fedeli. Cosa si cela dietro una vendita che rischia seriamente di compromettere il futuro dei ragazzi del paese? A tentare di risolvere l’arcano si cimenteranno i giovani Michelangelo, figlio della perpetua e secondo del Mister del San Pantaleo, e Annabella, figlia di una delle personalità più influenti di Crescobene.
Con un ritmo gradualmente in crescendo veniamo catturati da una storia in cui vien facile costruire le proprie ipotesi e supposizioni su chi sia il vero nemico e quali potrebbero essere le motivazioni velate dietro gli ostinati silenzi di alcuni dei protagonisti.
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Il genuino senso di comunità che va scomparendo
Nonostante a prima vista questo romanzo, per titolo e copertina, sembri essere inevitabilmente legato al mondo sportivo – e più specificatamente calcistico – ci troviamo davanti a uno sviluppo molto più variegato e complesso. La scrittrice, infatti, pagina dopo pagina ci conduce all’interno di un vero e proprio piccolo universo in cui è facile sentirsi subito accolti. Grazie a una scrittura piacevole ed estremamente scorrevole facciamo la conoscenza di una serie di personaggi molto realistici per via della delicata e attenta tratteggiatura delle loro caratteristiche e debolezze.
In questo intreccio di relazioni umane, il cui collante è un genuino sentimento di appartenenza territoriale e senso di comunità purtroppo oggi sempre più raro, aleggia un mistero. I protagonisti della storia si impegneranno, ognuno a suo modo, a portare a galla verità che altri preferiscono invece lasciare avvolte nelle tenebre di un doloroso passato.
Oltre a seguire con sempre maggiore attenzione le vicende dei protagonisti, è facile ritrovarsi a provare anche un sentimento di dolce nostalgia verso l’autenticità dei rapporti umani all’interno di uno stesso paese. Al giorno d’oggi, infatti, non è più così consueto osservare un sincero interesse verso la vita della propria comunità; un interesse che renda il bene comune l’obiettivo più grande per la qualità di vita migliore per tutti, giovani e non. Quello descritto da Scaglione, anche se ambientato ai giorni nostri, è quasi un mondo senza tempo dove individualismo e opportunismo vengono combattuti con grande audacia e il concetto di famiglia è più esteso, come lo era in un passato, quando i legami e i rapporti con i vicini avevano un significato molto più profondo.
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Un’interessante scoperta nel mondo degli scrittori emergenti
Annalisa Scaglione ha la grande dote di comporre una storia che riesce a catturare il lettore con un’intensità in crescendo. Il suo stile, allo stesso tempo coinvolgente e coinciso, ha il pregio di rendere questo thriller, nella sua apparente semplicità, sempre più sfaccettato.
La scrittrice campana crea dei personaggi descritti con occhio sensibile e indulgente, in una chiara lotta fra bene e male, che si sfidano come due squadre opposte su un campo da calcio.
Ed è proprio in una grande analogia tra una partita di calcio e le sfide della vita che si muovono gli abitanti di Crescobene, spesso incerti e rivali ma pur sempre buoni e decisi ad abbattere una volta per sempre lo spietato nemico, chiunque esso sia. Solo alla fine, con vari colpi di scena, tutto sarà svelato e importanti decisioni saranno prese.
La partita va giocata è quindi un romanzo adatto a ogni età: ritroviamo dinamiche universali nella loro semplicità in cui ciascuno di noi può riscoprire una realtà vicina.
L’autrice è anche una tutor specializzata in DSA la cui formazione è avvenuta presso l’associazione E-Ducere di Genova. Per la sua prima opera ha scelto di pubblicare, in collaborazione con la casa editrice Scatole Parlanti, con carattere facilitante per lettori con dislessia.