Dopo anni di rumors e di petizioni su Change.org, lunedì è arrivata una conferma: la quarta stagione di Boris si farà. A rivelare la notizia è stato Alberto Di Stasio, l’attore che interpretava il direttore di produzione Sergio Vannucci. In una live streaming su Twitch di Alessandro Covone (o Kovone_) si è lasciato sfuggire l’anticipazione:
«Ho fatto tantissime esperienze con la televisione, fino ad arrivare a Boris, Boris 2, Boris 3 e, lo dico piano, si farà la quarta serie», ha detto Di Stasio. «Penso che gireremo in estate, quindi in televisione si vedrà in autunno, o forse all’inizio del prossimo anno. Siamo tutti contenti. Uscirà su una piattaforma, immagino. Penso che sia su Netflix».
Contrariamente all’ultima dichiarazione riguardo alla piattaforma, Boris non sarà su Netflix (dove oggi sono presenti le prime tre stagioni), bensì sulla piattaforma Star di Disney+, che verrà lanciata in Italia il 23 febbraio. I diritti di Boris, infatti, sono di FOX, che attualmente appartiene al gruppo Disney.
Riguardo al cast, Di Stasio ha cautamente dichiarato di non sapere chi ci sarà, ma che la serie è in fase di scrittura da parte dei suoi autori originali Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico, che però dovranno fare a meno di Mattia Torre, scomparso nel 2019.
Questa notizia ha lasciato un’immensa gioia, ma anche alcuni dubbi sui seguaci della fuoriserie.
Il grande merito di Boris è stato quello di aver saputo raccontare in maniera solida una realtà lavorativa e sociale. La metafora televisiva del nostro Paese, dopo quattordici anni dal debutto dello show, è rimasta inalterata. L’Italia è ancora costituita da meccanismi clientelari e nepotistici, così come dallo sfruttamento delle maestranze dello spettacolo. La chiave della comicità di Boris risiede nella sua onestà intellettuale: la serie dipinge con i migliori strumenti della satira scenari lavorativi amarissimi. La televisione, così come il mondo del lavoro, non sono però cambiati in questi anni. Questo dettaglio rappresenta in qualche modo un vantaggio nel proseguire la narrazione di Boris. Gli altri rischi di questa quarta stagione potrebbero essere il non riuscire a cogliere i cambiamenti sia a livello di umorismo – dove generi come il cabaret hanno perso importanza nei palinsesti televisivi – sia per le innovazioni tecnologiche quali l’arrivo dei servizi in streaming, diventati i maggiori competitors.
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L’aspettativa dei fan dello show per questo nuovo capitolo è alta anche grazie al suo iconico ecosistema di slogan, di stereotipi e di dinamiche interne. Ancora oggi vengono citate numerose battute della serie attraverso gif o memes, pratica che ha reso questo show il cult che è. Può però essere controproducente proporre gli stessi stilemi all’interno di una realtà nuova, diventando un’operazione nostalgica e avvicinandosi a macchiette da cui la serie negli anni si è sempre dissociata.
Ancora molti elementi possono essere pensati in un divario di così tanti anni: il mondo di internet come avrà cambiato i meccanismi televisivi? Il genere della soap sarà in crisi? Sarà cambiato qualcosa dopo anni di berlusconismo? Il #MeToo avrà avuto influenze anche nel corredo de Gli Occhi del Cuore? Stanis e Corinna saranno diventati degli influencer? Si parlerà di Covid-19?
Per sciogliere tutte queste teorie non ci resterà che aspettare questo autunno.
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