Al giorno d’oggi si sente sempre di più parlare di “ritorno alla terra”, di sostenibilità e di green economy. Ne abbiamo parlato con Matt the Farmer, uno dei punti di riferimento sui social nell’ambito agricolo, del giardinaggio e dell’orto. Le sue community sono su tre differenti piattaforme social. Il canale YouTube conta oltre duecentomila iscritti, oltre alla pagina Instagram e Facebook. Quella di Matt è una delle realtà più vive del panorama della comunicazione green nel nostro Paese. Vanta velocità e qualità nella creazione di contenuti digitali e una folta community targettizzata e interessata a conoscere prodotti, tecnologie e tecniche sempre nuove.
Oggi theWise Magazine ha incontrato il contadino di YouTube, Matt the Farmer.
«La mia esperienza non nasce come un piano di marketing, ma dalla necessità di una vita sostenibile. Parliamo tanto di sostenibilità ambientale, ma penso che la sostenibilità sia un triangolo equilatero. Accanto alla sostenibilità ambientale occorre che ci sia una sostenibilità umana. Il tuo lavoro deve produrre, ma non deve schiacciarti. Non puoi lavorare venticinque ore al giorno. Devono essere garantite le libertà dell’uomo, la convivialità e la possibilità di avere delle relazioni. Inoltre occorre una sostenibilità economica. Possiamo pensare a un mondo bellissimo a impatto zero, con spese incredibili per poterlo realizzare, ma dopo due mesi saremmo da capo. C’è poi la sostenibilità ambientale. Quello che andiamo a fare sull’ambiente non lo deve mortificare, ma valorizzare al massimo.
Noi umani siamo al centro di un ecosistema, ma non in una posizione di comando. Siamo al centro perché, a differenza degli animali, abbiamo consapevolezza e quindi responsabilità. È importante ricordare che le persone non cambiano perché le si fanno sentire in colpa. Una volta fatta una legge, le persone la rispettano. Bisogna però che la gente interiorizzi la regola, al di là delle leggi. Il cambiamento deve avvenire per amore, non per minaccia».
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«Secondo i principi e le scelte che ho spiegato prima, ho regolato la mia nuova vita. La scelta antropologica e educativa verso mia figlia, che all’epoca aveva tre mesi, mi ha spinto a creare una piccola fattoria domestica. Ho un po’ di animali come pecore, conigli e galline, ho un frutteto e l’orto. Posso invitare i miei amici a fare le grigliate e mia figlia può toccare la natura con mano. Negli anni il percorso che è stato fatto ha avuto l’obiettivo di rendere il mio podere sostenibile a livello umano, economico e ambientale. Ho creato poi il canale YouTube Matt the Farmer per il mio bisogno di confronto con gli altri, che penso rientri nell’ambito sostenibilità umana. La condivisione e l’interazione sono un aspetto necessario per l’uomo. La strada di internet si è poi dimostrata una via possibile per la sostenibilità del progetto».
«All’inizio mi hanno letteralmente massacrato. Tutti mi chiedevano perché io, così attaccato alle tradizioni, avessi scelto un nome straniero. La realtà è un’altra. Quando ho comprato il terreno mi davano del matto, che in dialetto bresciano si dice met. Da li, Matt the Farmer, che gioca anche con Matteo, che è il mio nome. Quel met indica il pazzo che fonda le basi sull’agricoltura, ma è quello che vede più lontano degli altri.
A parte ciò, grandi difficoltà non ne trovo, forse perché mi piace quello che faccio. Ci sono avvenimenti naturali, come le grandinate o le invasioni dei cinghiali che creano problemi, ma non mi abbatto. Non le prendo come difficoltà per cui rinunciare, ma come sfide. Sono normali dossi della strada, i dossi della vita. Se si hanno alla base le tre sostenibilità, questi piccoli inconvenienti sono quasi piacevoli, sono cose che ti tengono vivo! Il mio clima preferito è la grandinata estiva. Non è la bomba di grandine il problema, ma il modo in cui la affronti e come la vivi interiormente».
«Quando si percepiscono le due cose come molto staccate, questa distinzione è vera. Per me non è così. Quando mi alzo alla mattina, vado a lavorare per me. Ho fatto un video su come si fa il terriccio, ma questo perché a casa ho il compost e i lombrichi e ho scoperto che terriccio e compost sono due cose diverse. Durante la visita all’azienda produttrice, al posto di prendere appunti, ho fatto un video. Questo serve anche a me come se fosse un “diario di bordo”.
Montare il video è un ripasso. Il passaggio da manuale a digitale è molto fluido. Per fissare qualsiasi cosa, è necessario fare esperienza diretta. Fare il video per me ha la funzione pedagogica di interiorizzare quello che imparo. Su YouTube devo fare intrattenimento, ma non sempre posso farlo a causa delle condizioni climatiche o di luce. Sono io a piegarmi alla realtà, non lei che si piega a me. Se facessi un video delle potature ad agosto con una bella luce, il video verrebbe bene ma la pianta soffrirebbe e verrebbe meno la sostenibilità ambientale».
«Rispondo in modo secco. Perché ti fa stare bene. La base di un orto è il “prendersi cura di” e questo ha una valenza pedagogica. Quando si danno cure e amore, si riceve amore. Basti pensare che un piccolissimo seme di pomodoro, se curato, può dare quattro chili di pomodori! Chi ti offre così tanto? Lo stesso vale per gli animali e chiaramente per i figli. Per quanto si possa fare fatica, tutto viene compensato dall’amore che si riceve».
«La terra è bassa, ma l’uomo è intelligente. Oggi ci sono orti rialzati bellissimi per le persone in carrozzina, ad esempio. Ci sono poi tanti strumenti e tecnologie. Prima di tutto una concimazione adeguata e magari una centralina elettronica, anche economica, per l’irrigazione. Per quanto riguarda gli spazi domestici, penso ci sia da fare una distinzione. Se si ha uno spazio molto piccolo come un balcone, meglio mettere erbe aromatiche, che occupano poco spazio, si utilizzano tantissimo e molte sono perenni. Penso a salvia, origano, rosmarino, basilico o timo, ma anche a piante più ricercate come ocra, curcuma o zenzero.
Se si ha un pezzettino di terra, anche piccolo, d’estate si possono mettere pomodori, zucchine, melanzane, peperoni e peperoncini. Senza contare tutte le insalate e rapanelli, che producono tanto. D’inverno metterei insalate e cavoli. Magari non la verza che produce una volta sola, ma il cavolo nero o i cavoletti di Bruxelles, che producono a ciclo continuo, togliendo via via le foglie pronte. Sul mio canale ho una playlist con tutti gli ortaggi da coltivare mese per mese».
«Il periodo migliore per fare l’orto è quello estivo, quando le scuole sono chiuse. Se lo si fa in aprile, l’orto produrrà in piena estate, se si vuole la produzione invernale, bisogna iniziare a lavorare in agosto. Un modo a mio avviso intelligente sarebbe creare una serra a scuola, in modo da far nascere le piantine e osservarne il loro sviluppo, per poi darle a casa ai bambini che le cureranno durante l’estate.
Un’altra esperienza, per scuole particolarmente illuminate, sarebbe quella di tenere le galline. Anche se controintuitivo, mantenere le galline è facile ed economico, a fronte di un piccolo investimento iniziale che comprende l’incubatrice, il recinto e un piccolo pollaio. Inizialmente serviranno circa ottocento euro, ma successivamente con duecento euro all’anno di mangime diventa possibile. Questo è molto educativo per i bambini, poiché si possono prendere cura di un essere in carne e ossa e possono osservare le fasi del ciclo biologico, dall’uovo alla gallina adulta».
«Non ho titoli per dire questo con certezza, ma rispondo secondo la mia esperienza. Per saggezza popolare, sappiamo che odori e colori ci fanno bene, e questo lo conferma anche l’erboristeria. Credo che oltre alle proprietà curative delle piante, queste possono fare bene anche alla nostra anima, soprattutto in una situazione difficile come questa».
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