Si è spento ieri, 17 febbraio 2021, Raffaele Cutolo, boss della malavita e fondatore della Nuova Camorra Organizzata. Era nominato O’ Professore, perché l’unico in grado di leggere e scrivere fra i suoi compagni di detenzione.
Raffaele Cutolo nacque nel 1941 a Ottaviano, in provincia di Napoli, da un contadino e una lavandaia. Il suo “esordio” nel mondo criminale avvenne a ventidue anni, quando uccise un giovane, Mario Viscito, che aveva fatto pesanti apprezzamenti su sua sorella. Dopo la latitanza, il boss della malavita è stato rinchiuso in diverse carceri italiane. Prima Novara, poi Terni e L’Aquila fino al carcere di Parma, dove è morto nel reparto sanitario del 41 bis.
Nonostante i suoi settantanove anni e le sue condizioni di salute precarie, Raffaele Cutolo era ancora un simbolo della malavita organizzata. Scrivevano di lui i giudici: «Si può ritenere che la presenza di Raffaele Cutolo potrebbe rafforzare i gruppi criminali che si rifanno tuttora alla NCO, gruppi rispetto ai quali Cutolo ha mantenuto pienamente il carisma. […] Nonostante l’età e la perdurante detenzione rappresenta un “simbolo” per tutti quei gruppi criminali».
La Nuova Camorra Organizzata
Raffaele Cutolo fu condannato all’ergastolo, poi ridotto a ventiquattro anni, per l’omicidio di Mario Viscito, avvenuto nel 1963. Proprio durante la sua detenzione a Poggioreale si pensa sia nata la Nuova Camorra Organizzata, un’organizzazione piramidale e paramilitare, basata sul culto della personalità di Cutolo stesso.
Il progetto si ispirava a un’ideologia di ribellione di impronta meridionalistica. I suoi primi affiliati nel carcere di Poggioreale furono proprio detenuti a lui vicini, di cui conosceva i bisogni, le esigenze e i desideri. Un ruolo fondamentale era poi attribuito ai giovani, la cosiddetta manovalanza cutoliana. Questi erano reclutati tra la popolazione più povera e bisognosa.
Raffaele Cutolo rimase a Poggioreale fino al maggio del 1977, quando gli venne riconosciuta l’infermità mentale. Evase dall’ospedale psichiatrico di Aversa l’anno seguente, dando inizio a una lunga latitanza. In poco tempo, la Nuova Camorra Organizzata penetrò in tutti i settori dell’economia campana. La figura di Raffaele Cutolo acquisì sempre più prestigio, poiché visto come una persona vicina ai bisogni del popolo. A tal proposito dichiarò al politico e saggista Isaia Sales:
Dicono che ho organizzato la nuova camorra. Se fare del bene, aiutare i deboli, far rispettare i più elementari valori e diritti umani che vengono quotidianamente calpestati dai potenti e ricchi e se riscattare la dignità di un popolo e desiderare interamente un senso vero di giustizia, rischiando la propria vita per tutto questo, per la società vuol dire camorra, allora ben mi sta quest’ennesima etichetta.
Il sequestro Cirillo
Il 27 aprile 1981 l’assessore democristiano Ciro Cirillo, responsabile amministrativo della ricostruzione post-sismica del terremoto dell’Irpinia del 1980, venne rapito dalla colonna napoletana delle Brigate Rosse.
Raffaele Cutolo incontrò alcuni esponenti della Democrazia Cristiana e rappresentanti dei servizi segreti italiani. Attraverso le informazioni dei brigatisti Luigi Bosso e Sante Notarnicola, Cutolo riuscì poi ad ottenere i nomi dei carcerieri di Ciro Cirillo. O’ Professore riuscì a stabilire una cifra e Cirillo fu liberato per uno scambio di favori fra gli uomini della DC, delle BR, dei servizi segreti e della Camorra cutoliana. La Nuova Camorra Organizzata si era infatti insinuata nei meccanismi per la ricezione dei fondi per la ricostruzione dopo il terribile evento sismico.
Si pensa che Raffaele Cutolo sarebbe potuto intervenire anche nella triste vicenda dell’onorevole Aldo Moro, rapito e ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978. O’ Professore disse nel 2016: «Potevo salvare Moro ma fui fermato. […] Aiutai l’assessore Cirillo, potevo fare lo stesso con lo statista. Ma i politici mi dissero di non intromettermi. […] Per Ciro Cirillo si mossero tutti, per Aldo Moro nessuno, per lui i politici mi dissero di fermarmi, che a loro Moro non interessava».
La fine della Nuova Camorra Organizzata
Nel 1982, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini ottenne il trasferimento di Raffaele Cutolo presso il carcere dell’Asinara, un’isola a largo di Sassari, che fu riaperto esclusivamente per lui. Qui il boss trascorse un paio di anni come unico carcerato.
Con il boss isolato, molti affiliati cominciarono a pentirsi, atto che Cutolo non fece mai. In particolare le rivelazioni di Giovanni Pandico e Pasquale Barra resero possibile il maxi-blitz del 17 giugno 1983, definito “il venerdì nero della camorra”. In quel giorno furono emanati più di ottocentocinquanta mandati di cattura per i cutoliani, eseguiti in tutta Italia. Grazie alle testimonianze dei membri della NCO, vennero poi scoperti i mandanti di molti altri omicidi.
O’ Professore nella cultura di massa
La figura di Don Raffaè, protagonista dell’omonimo brano di Fabrizio De André è esplicitamente ispirata a quella di Raffaele Cutolo. Il brano racconta le vicende di Pasquale Cafiero, brigadiere immaginario del carcere di Poggioreale, che intrattiene un rapporto di stima reciproca con Don Raffaè, al quale chiede consigli e, addirittura, il vestito gessato marrone, utilizzato dal boss al maxiprocesso, per presenziare a un matrimonio. Si dice che il boss di Ottaviano fu entusiasta della canzone e ringraziò più volte il cantautore in diverse lettere. Inoltre, inviò a De André delle poesie da musicare.
Il personaggio di Cutolo è poi il protagonista del film d’esordio di Giuseppe Tornatore del 1986, Il camorrista. Il personaggio di Cutolo è interpretato da Ben Gazzara e doppiato da Mariano Rigillo. Il malavitoso non gradì né il libro da cui è tratto il film (del quale chiese il sequestro) né il film.