Il film The Call è l’ennesima opera sudcoreana a raggiungere il successo in anni recenti. Grazie a una grande prova delle due attrici protagoniste e a una trama avvincente e mozzafiato, questo thriller è una piccola chicca all’interno del catalogo di Netflix. The Call è arrivato in Italia il 27 novembre dopo che la distribuzione nelle sale è stata annullata per i tristi e noti motivi. Il film, diretto da Lee Chung-hyun, è la storia di un’amicizia tra due giovani donne. Seo-yeon (Park Shin-hye, presente anche nel film Netflix #Alive) e Young-sook (Jeon Jong-seo, Burning) vivono in periodi storici differenti ma riescono a entrare in contatto attraverso un telefono fisso.
The Call: un ottimo film nel catalogo Netflix
The Call fornisce una versione alternativa ai classici viaggi temporali, sebbene le due protagoniste non si muovano mai né nel tempo né nello spazio. L’intera narrazione infatti si svolge perlopiù nella casa delle due ragazze o al massimo nel paesino circostante. Seo-yeon arriva alla sua casa di infanzia dopo essere andata in ospedale a visitare la madre, malata terminale. Avendo smarrito il suo cellulare durante il viaggio in treno, la giovane si trova costretta a rispolverare il vecchio telefono fisso: è con questo pretesto che la vicenda inizia.
Il telefono permette infatti solo delle chiamate allo stesso telefono nel presente e nel 1999, qualsiasi sia il numero digitato. Le due ragazze inizialmente stringeranno un rapporto di amicizia telefonico. Dopo qualche giorno giungeranno infine alla decisione di aiutarsi a vicenda nel tentativo di modificare passato e futuro. Ciò – come chiunque abbia mai visto un film o letto un libro sui viaggi nel tempo sa – porterà a delle catastrofiche conseguenze, esemplificate dalle stanze spoglie e buie della isolata villa dove le due risiedono.
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Una narrazione complessa
Interessante è la scelta narrativa di by-passare l’incredulità di tutta la vicenda, passando quindi dalle prime fasi di scoperta del contatto telefonico a un’assodata presa di coscienza di questa nuova realtà. Una scelta da accettare senza porsi troppe domande e che permette quindi al film di mantenere un ritmo molto alto, grazie al montaggio serrato e ai controcampi delle chiamate.
Park Shin-hye (che dopo alcune prestazioni attoriali non molto convincenti in alcuni k-dramas, come ad esempio quella in The Heirs, appare qui molto migliorata) e Jeon Jong-seo non sono semplicemente le protagoniste, ma anche gli unici personaggi, se si escludono le comparse e alcuni altri personaggi minori. Le due attrici reggono comunque il peso della narrazione molto bene, mostrando una vasta gamma di emozioni man mano che la storia procede. Oltre a essere un film sui viaggi nel tempo, The Call è infatti anche la origin story di un’antagonista. Il legame empatico che si crea con lo spettatore lo guida attraverso la complessa narrazione e permette di tenere alta l’attenzione.
Aspetti positivi
Per gli spettatori non avvezzi al cinema coreano, The Call potrebbe rappresentare un buon punto di partenza per avvicinarsi a uno stile narrativo esotico. Sebbene sia diverso dai canoni occidentali non risulta estraniante. Ci si riesce a identificare nel personaggio di Seo-yeon e a vivere le sue stesse emozioni, dalla gioia iniziale alla tensione e paura nel finale, ma si comprendono anche le ragioni dell’altra protagonista di questa storia. Sebbene a inizio film siano presenti alcuni cliché del genere horror (come il recarsi da soli in cantina, al buio, dopo aver sentito un rumore), la commistione di generi e stili risulta estremamente efficace e garantisce una continua tensione e una crescente curiosità su come si concluderà la vicenda.
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Aspetti negativi
Gli effetti speciali e le dissolvenze che modificano gli ambenti non sono certamente di eccelsa fattura e gli appassionati potrebbero non gradirli. Però in un film a basso budget come The Call certi aspetti possono considerarsi superficiali e non condizionano la visione. Ciò che invece molti spettatori potrebbero non apprezzare affatto è – come detto in precedenza – la spiegazione del viaggio nel tempo. O, per meglio dire, come non venga spiegato il meccanismo che permette al telefono di collegare due persone in periodi storici differenti.
Non solo tutto questo va accettato senza porsi altre domande, ma allo spettatore non viene concesso nemmeno di vedere le reazioni delle due protagoniste e il successivo processo di accettazione. Un breve salto temporale porta la narrazione a un punto dove ormai viene dato tutto per assodato. Di conseguenza, sarà necessario un grosso sforzo di immaginazione da parte di quel pubblico che apprezza un’esposizione degli eventi più tradizionale.
Un ottimo esordio con qualche imperfezione
L’esordio alla regia di Lee si può dire più che riuscito in questo film che – in piena tradizione cinematografica coreana – affronta diversi temi e generi (dall’horror al thriller, passando ovviamente attraverso lo sci-fi) senza però soffermarcisi sopra eccessivamente, passando anzi da dolci discorsi familiari a violente scene splatter nel giro di pochi minuti. Come detto in precedenza, la scelta di non spiegare il funzionamento del telefono può non essere apprezzata e le scene realizzate in CGI non convincono. The Call riesce comunque a inchiodare lo spettatore davanti allo schermo e a narrare un’avvincente storia di amicizia, odio, follia e vendetta. Un consiglio al fine di godersi pienamente il film: bisogna prestare molta attenzione al finale e non saltare i titoli di coda.
The Call è un film per certi versi sopra le righe, con momenti divertenti che stemperano la continua tensione dovuta al possibile rimescolamento delle carte in tavola, fino a un clamoroso quanto inaspettato finale.