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Economia

Sic transit gloria Mite: il nuovo ministero per la transizione ecologica e le prime critiche

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Elisa Cardillo

Tra le novità introdotte dal Governo guidato da Mario Draghi, una delle più discusse è stata la creazione del Ministero della transizione ecologica (Mite). Considerato da molti una mera velleità terminologica, il nuovo dicastero segna in realtà una svolta importante nel modo di concepire la questione ambientale in Italia. Se gestito adeguatamente, infatti, il ministero aprirà la strada a un potenziale cambio di passo nella direzione degli obiettivi ambientali e climatici.

Gli obiettivi del Ministero della transizione ecologica

Istituito con decreto legge il 26 febbraio 2021, il Ministero della transizione ecologica ha lo scopo di favorire il contrasto al cambiamento climatico e raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi e dal Green Deal europeo. Con l’Accordo di Parigi, siglato nel 2015, i leader mondiali si sono impegnati a mantenere al di sotto dei due gradi Celsius l’aumento medio della temperatura mondiale. Il Green Deal europeo, invece, ha lo scopo di favorire la transizione verso l’economia circolare, ridurre l’inquinamento e ripristinare la biodiversità. Prevede quindi una riduzione delle emissioni di CO2 del 55% entro il 2030, per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

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Per avviare azioni concrete in favore della transizione verde, il Governo ha deciso dunque di riorganizzare la struttura ministeriale dell’ex Ministero dell’ambiente, rendendola più adatta alle sfide che la attendono. Le competenze che appartenevano al Ministero dell’ambiente e quelle relative al settore energetico – prima di pertinenza del Ministero dello sviluppo economico – sono state quindi riunite all’interno del nuovo dicastero, guidato dal ministro Roberto Cingolani.

Il Ministro

La nomina di Cingolani per questo ruolo è stata tutt’altro che casuale. Il neo-Ministro vanta infatti una laurea e un dottorato in fisica, oltre a esperienze accademiche nazionali e internazionali – dalla Germania, al Giappone, agli Stati Uniti. Ha fondato, nell’ordine, il National Nanotechnology Laboratory dell’Istituto nazionale per la fisica della materia e l’Istituto italiano di tecnologia. Prima di ricevere l’incarico ministeriale, è stato Chief Technology & Innovation Officer di Leonardo, azienda innovativa che si occupa di aerospazio, difesa e sicurezza.

Nonostante l’esperienza di assoluto rilievo, però, il compito che Cingolani è chiamato a svolgere può essere considerato una vera e propria sfida. Il Ministro non dovrà solo elaborare una strategia per favorire la transizione verde, ma dovrà farlo nel contesto della gravissima crisi economica causata dalla pandemia. Come se non bastasse, per limitare i danni per la salute del pianeta è necessario agire immediatamente e con la massima rapidità.

Proprio alla luce dell’urgenza della situazione, il Governo ha creato inoltre il Comitato interministeriale per la transizione ecologica (CITE), che si occuperà di coordinare le politiche nazionali in questo ambito. Il comitato nasce dalla necessità di operare in maniera integrata per concentrare gli sforzi verso il raggiungimento degli obiettivi ambientali. Questo principio, d’altronde, è stato più volte ribadito da diversi esponenti del settore pubblico e privato, nazionali ed europei.

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Le linee programmatiche

A distanza di poche settimane dall’insediamento, il 16 marzo scorso, il ministro Cingolani è intervenuto in Parlamento per presentare nel dettaglio le linee programmatiche del proprio dicastero e parlare dello stato di avanzamento dei lavori sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Rivolgendosi alle Commissioni riunite Industria/Attività produttive e Ambiente di Camera e Senato, Cingolani ha esposto gli obiettivi del nuovo ministero. Le sue attività si articoleranno in tre sfere di intervento principali: la tutela della natura, del territorio e del mare, la transizione ecologica stessa, e l’interdipendenza della sfida climatica e di quella energetica.

La novità sta principalmente nelle competenze relative all’ambito energetico. Queste consentiranno al ministero di gestire l’autorizzazione per gli impianti di produzione di energie rinnovabili a livello statale e la pianificazione in materia di emissioni in tutti i settori produttivi. Il Ministero si occuperà inoltre delle misure per i combustibili alternativi, della qualità dell’aria, del contrasto ai cambiamenti climatici e della finanza sostenibile. «Questa novità integra le tradizionali competenze del dicastero con quelle volte allo sviluppo di energie rinnovabili, sostenibili e non clima-alteranti, a tutela delle future generazioni e nella logica di una transizione ecologica», ha affermato Cingolani.

La nuova gestione

Il Ministro ha spiegato che il digitale avrà un ruolo centrale nel favorire la transizione ecologica, come previsto dalla cosiddetta twin transition europea. Altro punto chiave delle linee programmatiche riguarda la transizione burocratica. Il Ministro ha affermato che sarà necessario semplificare gli iter amministrativi, così da agevolare il ricorso a fonti energetiche alternative.

La riorganizzazione ministeriale, secondo Cingolani, segna «una tappa importante del percorso a tutela dell’ambiente e nel percorso di intervento a favore della transizione ecologica». Proprio per la rilevanza delle attività svolte, il dicastero favorirà il confronto con la cittadinanza e i portatori di interessi. La consultazione pubblica sarà lo strumento volto ad assicurare «l’informazione, il confronto (anche dialettico) e la composizione degli interessi».

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza

Ascoltato anche dalle Commissioni Bilancio e Politiche dell’UE del Senato, Cingolani ha inoltre presentato le novità relative al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). La Commissione europea, infatti, richiede che la transizione ecologica abbia un ruolo centrale nei PNRR presentati dagli Stati membri.

Parlando del Piano, il Ministro ha riferito che questo sarà un’opportunità per rendere l’Italia un Paese leader nella transizione ecologica. Con questo obiettivo, nell’ambito della seconda missione del PNRR, sono state individuate quattro aree di intervento: agricoltura sostenibile ed economia circolare; energie rinnovabili, idrogeno e mobilità sostenibile; efficienza energetica e riqualificazione degli edifici; tutela del territorio e della risorsa idrica. I progetti di competenza del ministero sono stati istruiti per circa il 50%. I lavori procedono con l’obiettivo di inviare il PNRR alla Commissione europea entro il 30 aprile, data limite fissata dall’UE.

Cingolani ha fatto inoltre riferimento al Piano nazionale integrato per energia e clima (PNIEC), che fissa i propri obiettivi per il 2030. A questo proposito, il Ministro ha annunciato che, nei prossimi mesi, il PNIEC potrebbe essere integrato «con un rafforzamento di target e linee di azione, insieme alle riforme richieste per un’attuazione efficace ed efficiente del PNRR».

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Il Ministro della transizione ecologica in Europa

Sul fronte europeo, il 18 marzo si è tenuta una videoconferenza informale tra i ministri dell’ambiente degli Stati membri dell’UE. In quell’occasione, il ministro Cingolani ha ribadito la sua determinazione a sfruttare le opportunità offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ha inoltre aggiunto che il ricorso a soluzioni ecologiche non è solo un modo per ridurre l’impatto climatico, ma anche un investimento potenzialmente redditizio. In un’ottica di pianificazione strategica, infatti, l’utilizzo di soluzioni sostenibili può avere benefici anche in termini economici e sociali.

Cingolani ha poi dichiarato che l’Italia, tramite il Ministero della transizione ecologica, sta lavorando per «dare attuazione alla Strategia nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici attraverso il Piano nazionale per l’adattamento, adesso in fase di valutazione ambientale strategica». Inoltre, il Ministro si è detto favorevole al rafforzamento dell’azione internazionale in materia, con l’obiettivo di adottare un approccio coordinato a livello europeo. Ha infatti spiegato che «si tratta di un ambito trasversale dell’azione esterna degli Stati membri, così come accade per l’agricoltura, il commercio e la sicurezza».

L’opinione della società civile

«La creazione del Ministero della transizione ecologica è una novità positiva. Segna una discontinuità terminologica che ha un peso sull’opinione pubblica», ha spiegato Martina Comparelli, portavoce nazionale di Fridays for Future. «Sembra però che Cingolani voglia puntare molto su tecnologie come la fusione nucleare, che ancora non sono bene elaborate. Noi abbiamo invece bisogno di un’azione immediata, non possiamo aspettare il 2035 o il 2038. Bisognerebbe investire sulle rinnovabili che già abbiamo a disposizione: sono una soluzione immediata e consentirebbero anche di creare nuovi posti di lavoro. Per quanto riguarda la mobilità, la strada più indicata consiste nel migliorare i trasporti nel breve e nel medio tragitto. In questo modo, sarebbe possibile diminuire la quantità di automobili usate e, allo stesso tempo, trovare una soluzione economicamente accessibile per tutti. Non bastano le tecnologie, è importante considerare anche il risvolto sociale investendo in infrastrutture pubbliche».

Anche Luca Iacoboni, responsabile della campagna Clima e energia di Greenpeace Italia, ha accolto positivamente l’accorpamento delle competenze relative all’energia in un unico ministero. Ha però aggiunto che «l’istituzione del Mite è certamente positiva, per quanto insufficiente. Da solo, il Ministero non risolve alcun problema. Tutto dipende da come lavorerà il Ministro. Le sue dichiarazioni sembrano strizzare fin troppo l’occhio alle grandi aziende del settore energetico fossile, rassicurandole sul proprio business. Avremmo sperato in un cambio di passo molto più netto su temi come le rinnovabili, le infrastrutture di rete e gli impianti di accumulo. L’attenzione data da Cingolani alla fusione nucleare non fa ben sperare. Ci saremmo aspettati una maggiore ambizione, ma attendiamo i primi provvedimenti, a partire proprio dal PNRR. La rivisitazione del PNIEC sarà inoltre fondamentale per consentire all’Italia di mettersi in linea con gli obiettivi europei per il clima».

Le prossime tappe per la transizione ecologica

Nelle prossime settimane, la priorità assoluta resta il Piano nazionale di ripresa e resilienza. La transizione ecologica, insieme a quella digitale, dovrà essere al centro del PNRR. Il regolamento del Dispositivo per la ripresa e la resilienza, infatti, prevede che il 37% delle risorse totali sia dedicato alla transizione verde. La Commissione europea chiede in particolare di incentivare l’uso di energia pulita, ridurre l’impatto ambientale delle attività produttive e preservare la biodiversità. Tutti i progetti inseriti nel PNRR, inoltre, dovranno rispettare il principio che prevede di “non arrecare danno significativo” dal punto di vista ambientale. Si tratta davvero di una grande opportunità per l’Italia e l’Unione Europea. Sfruttarla sarà fondamentale.

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