Parlare di Valentino Rossi è sempre molto complicato. È indubbiamente l’icona del motociclismo mondiale e ha fatto la storia di questo sport. Si parla di un pilota vincitore di nove titoli mondiali in quattro classi, l’unico a esserci riuscito.
Da qualche anno, però, l’immagine del pilota che dominava sui vari circuiti della MotoGP è cambiata parecchio. Sebbene Valentino Rossi sia stato spesso in corsa per la vittoria della classifica piloti, il suo rendimento è calato molto da alcuni anni a questa parte.
Il valore e il talento del Dottore non sono in discussione, così come è fuor di dubbio che Valentino Rossi abbia fatto emozionare e appassionare tanti tifosi e fan delle moto in tutto il mondo.
Durante gli anni, il 46 giallo ci ha regalato delle vere e proprie magie, sorpassi al limite dell’impossibile che lo hanno reso un vero e proprio mito del motociclismo mondiale.
Le stesse vittorie di Valentino hanno aumentato la popolarità di The Doctor a dismisura, tanto che anche arrivare a parlare di un eventuale ritiro di Rossi può suscitare una vera e propria bufera mediatica.
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Il peggior inizio di sempre per Valentino Rossi in MotoGP
Dopo l’ultima vittoria iridata nella MotoGP del 2009, Valentino Rossi si rese competitivo ancora per diversi anni, andando a contendere il titolo mondiale in diverse occasioni, specialmente dopo essere tornato in sella alla Yamaha dopo la parentesi alla Ducati.
Dal GP di Assen del 2017 l’Inno di Mameli non è più stato suonato per Valentino Rossi. Con l’avanzare dell’età – quarantadue anni compiuti lo scorso febbraio – aumentano i dubbi sul fatto che The Doctor debba effettivamente continuare a correre.
Quella appena iniziata è la ventiduesima stagione consecutiva di Valentino Rossi nella classe regina del motomondiale. Ed è anche la seconda stagione peggiore di sempre del Dottore in assoluto. È seconda solo a quella del lontano 2000, all’esordio con l’allora classe 500.
Valentino, in quell’occasione, fu costretto a ritirarsi nelle prime due gare del campionato. Se prima aveva l’attenuante di essere un giovane alle prime armi nella classe regina, ora, dopo più di vent’anni di carriera, arrivare dodicesimo e sedicesimo nei primi due appuntamenti della stagione solleva numerose domande sul rendimento del pilota.
Per quanto lo stesso Valentino si pronunci fiducioso riguardo le prestazioni della sua moto, queste sensazioni non hanno reso il Dottore esente da critiche.
Una di queste – probabilmente la più aspra di tutte – arriva da Marco Lucchinelli. Il campione del mondo della classe 500 del 1981 si espone pubblicamente, in un’intervista, dicendo chiaramente che Valentino Rossi dovrebbe ritirarsi dal motociclismo.
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Da un pilota all’altro
Lucchinelli infatti, intervistato da LaPresse – seppur elogiando Valentino Rossi – ha spiegato che, dal suo punto di vista, il Dottore non corre più per vincere, ma bensì per arrivare al traguardo.
Sempre durante l’intervista, l’ex-pilota ha parlato di come la stessa moto di Valentino Rossi possa essere data a un giovane per crescere, mentre invece è occupata da un pilota che non vince una gara da tre anni.
Così si porta via la moto a un giovane, da più di tre anni non vince una gara e l’ultimo Mondiale lo ha vinto nel 2009. Lui ha sempre corso per vincere ma ora corre per arrivare.
Dall’altra parte, invece, gli stessi corridori attuali della MotoGP difendono Valentino Rossi da queste critiche che agli orecchi dei colleghi suonano quantomeno esagerate.
A prendere la parola è l’attuale campione del mondo Joan Mir, che ha difeso pubblicamente Valentino Rossi dicendo che chiaramente queste prestazioni non simboleggiano le reali capacità del campione.
Ha aggiunto inoltre che non bisogna effettivamente “massacrare” Rossi, quando c’è ancora una stagione intera per risollevarsi.
Non bisogna massacrare Valentino. Un sabato le stelle si allineano e sei in prima fila. Se è riuscito a partire davanti nel GP precedente vuol dire che non è vecchio ed è chiaro chi sia.
La realtà dei fatti però dice che Valentino Rossi abbia effettivamente quarantadue anni, e che la Yamaha YZR-M1 per il Dottore sia ancora un enigma. Per i “colleghi” della casa madre, Viñales e Quartararo, invece, la stessa moto ha tagliato il traguardo per prima nei due gran premi.
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Il Dottore deve andare in pensione?
Chi sostiene che Valentino Rossi debba effettivamente ritirarsi non ha tutti i torti. Perlomeno, avrebbe più senso. Questo prolungarsi di una carriera che ha assunto i toni di una fase calante clamorosa rischia di offuscare quanto di buono fatto in precedenza da Rossi.
Qualcuno può pensare che il Dottore debba andare “in pensione”. Probabilmente ci azzeccherebbe anche con la sua tesi. Però Rossi, con la sua popolarità e i meriti guadagnati durante gli anni di MotoGP, potrebbe tranquillamente correre con chi vuole e per quanto vuole.
Sembra di vedere un paradigma dei grandi campioni, di quelli che non vorrebbero mai smettere, ma che ancora faticano a realizzare quanto siano cambiati, non essendo più decisivi come una volta.
La situazione di Rossi è molto simile. È una sorta di leggenda vivente all’interno del paddock, ma la competitività sembra essersi persa per strada.
È condivisibile in parte ciò che dice Lucchinelli riguardo il fatto che sembri quasi un ex-pilota, piuttosto che un autentico cannibale come ha dimostrato durante gli anni in sella alle moto.
Però è anche vero che sembra quasi che la MotoGP, come organizzazione tutta, conceda una sorta di riconoscenza a Valentino Rossi, nonostante le statistiche facciano sembrare il Dottore un pilota completamente diverso rispetto a come ce lo ricordavamo.
Virtualmente, Valentino Rossi potrebbe correre fino quando ne ha voglia. È un nome talmente importante che qualsiasi team gli offrirebbe un posto. Non solo per questione di sponsor, ma anche semplicemente per il prestigio di aver dato una moto a una delle icone del motociclismo.
Non è detto che la situazione attuale, che vede Rossi alla sua peggior partenza nella MotoGP in termini di classifica, possa peggiorare. Ma non è tanto probabile che possa migliorare.
È bene che Rossi prenda una decisione – non immediatamente, magari a fine stagione – ma quantomeno decida cosa vuole fare “da grande”, per lui e per i tifosi che non hanno mai smesso di amarlo, nella buona e nella cattiva sorte.