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Economia

Biden riuscirà davvero a risolvere il problema delle armi?

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Marta Biino
Biden e Kamala Harris incontrano i leader politici di Atlanta, 19 marzo 2021.

L’America ha un problema con le armi. Di nuovo.

«America’s back» ripetono giornali e radio negli Stati Uniti da una settimana a questa parte. Dopo quasi un anno di tregua dalle sparatorie di massa, due tragici eventi si sono susseguiti a distanza di appena sei giorni l’uno dall’altro. Il primo, ad Atlanta, Georgia, è costato la vita a otto persone, di cui sei donne di origine asiatica; il secondo, a Boulder, Colorado, ha visto un giovane aprire il fuoco in un supermercato, uccidendo dieci persone. Quando dicono «America’s back», gli statunitensi si riferiscono a questo: non un invito alla speranza, ma l’ammissione che, dopo la quiete dai massacri di massa dovuta alla pandemia, il problema delle armi è tornato a farsi sentire

Cosa ne pensa il Presidente?

Il presidente Biden ha mostrato una spiccata sensibilità verso questo tema subito dopo la seconda sparatoria. In una conferenza stampa al Campidoglio, ha fatto appello alla necessità di approvare immediatamente delle leggi più severe sul possesso delle armi, con l’obiettivo di proibire completamente la vendita di fucili d’assalto e rafforzare i controlli su chi le acquista. Questi controlli, i cosiddetti background checks, hanno delle lacune consistenti. Infatti, non vengono effettuati universalmente, a monte, e, specie se le transazioni avvengono fra privati, passano in secondo piano. Così, spesso le armi finiscono nelle mani sbagliate.

«Questo non è e non dovrebbe essere un problema di partito» ha detto. «È un problema americano».

L’argomento, però, è molto delicato. Gli Stati Uniti sono il Paese che detiene più armi del pianeta: su una popolazione che rappresenta il 4,4% di quella globale, controllano il 42% delle armi. Tuttavia, questo 42% appartiene a una minoranza dei cittadini. Solamente il 3% della popolazione satutinitense possiede la metà delle armi in circolazione. Si tratta di una minoranza rumorosa, che invoca il rispetto della “tradizione americana”.

Una questione di partito

Il secondo emendamento, uno dei pilastri della Costituzione, assicura ai cittadini il diritto inviolabile di «detenere e portare armi». Al contrario di quanto afferma Biden, la questione è inevitabilmente di partito. Nonostante i sondaggi dimostrino un ampio supporto a una maggiore regolamentazione del mercato delle armi e a misure specifiche come quelle proposte dal Presidente, i Repubblicani sono rimasti irremovibili sulla questione. L’uso delle armi deve essere controllato con provvedimenti meno drastici, dando maggior potere alle forze dell’ordine, invece di limitarne il possesso. 

Questo è l’ennesimo problema che si aggiunge alle questioni monumentali – prima fra tutte, la pandemia e il danno che ha causato all’economia – poste di fronte alla nuova amministrazione. Il fatto che sia politicamente così delicato porta a chiedersi come il Presidente abbia intenzione di affrontarlo.

I fautori di un maggior controllo per prevenire la violenza armata, poi, hanno grandi aspettative per il piano di Biden

I provvedimenti che ha proposto sembrano addirittura sminuirne la portata, secondo alcuni attivisti. Kris Brown, Presidente dell’organizzazione Brady United Against Gun Violence – la principale organizzazione a favore della regolamentazione ferrea del mercato delle armi – ha espresso il suo disappunto di fronte alle dichiarazioni di Biden durante la conferenza stampa.

La lunga storia di Biden contro la violenza armata

La delusione è parzialmente legata all’esperienza di Biden come senatore nel periodo in cui si fece promotore di misure drastiche contro la violenza armata.

Trent’anni fa – quando era al Senato, negli anni Novanta – Biden lottò per far approvare un divieto decennale contro alcune armi semiautomatiche. Promosse anche lo storico Brady Handgun Violence Prevention Act. Il provvedimento, approvato nel 1994, prevedeva riforme consistenti: un incremento del numero di agenti di polizia, soprattutto di quartiere, misure per ridurre il crimine e lo spaccio, ma soprattutto un sistema di controllo più severo per i proprietari di armi da fuoco.

Il nome del provvedimento è quello di James Brady, il capo ufficio stampa di Regan rimasto gravemente ferito durante l’agguato fallito al Presidente, nel 1981. Il Brady Act è ancora in vigore oggi, ma risolve solo una parte dei problemi collegati alle armi. L’attenzione del pubblico si rinvigorisce solamente dopo le sparatorie di massa. Poi, torna a scemare, così come gli sforzi legislativi per affrontarli. 

Una ricerca dell’Election Consortium di Princeton dimostra l’efficacia del divieto sulle armi semiautomatiche approvato da Biden. Da allora, il numero di stragi mortali è duplicato.

Con Obama, poche soluzioni

Un’effimera ventata di cambiamento era sembrata arrivare dopo il massacro di Sandy Hook, in Connecticut, nel 2012. L’allora presidente Obama aveva incaricato Biden di occuparsi di dare una nuova spinta alle leggi contro le armi, ormai obsolete. Tuttavia, il potere della NRA – la National Rifle Association, che promuove i diritti dei detentori di armi – è ancora molto forte. Il suo patrimonio economico, di quasi cinquecento milioni di dollari, permette all’associazione di dedicarsi ad attività lobbistiche considerevoli, sponsorizzando provvedimenti governativi in proprio favore. Secondo un sondaggio della società di analisi Gallup, nel 2020 la metà degli statunitensi ha dichiarato di giudicare favorevolmente le pratiche della NRA. 

Al Senato, i cambiamenti proposti da Biden si erano risolti in un nulla di fatto. L’amministrazione Obama riuscì a far approvare solamente una serie di ordini esecutivi minori. Nel frattempo, la situazione si è evoluta su entrambi i fronti. Da un lato, un numero sempre più alto di Stati adotta leggi specifiche per esercitare maggiore controllo, in assenza di linee guida federali. Tra queste, le red flag laws per impedire l’accesso alle armi a chi rappresenta un pericolo per sé o per gli altri. Dall’altro, il mercato online cresce esponenzialmente, così come la popolarità delle armi semiautomatiche, che hanno un potenziale distruttivo maggiore di quelle tradizionali.

La campagna elettorale di Biden si è basata sulla promessa di vietare le armi semiautomatiche.

Un piano troppo ambizioso?

Nel suo programma elettorale, Biden ha continuato a difendere le stesse idee che non avevano avuto successo al tempo di Obama. I suoi collaboratori alla Casa Bianca stanno considerando di introdurre una serie di azioni esecutive. Ad esempio, delle proposte specifiche che vietano il possesso di armi da fuoco a chi soffre di disturbi mentali e intensificano i controlli su chi possiede fucili o pistole fatte in casa. «Sei anni fa, il problema erano le armi. Cinque anni fa, erano le armi. Quattro anni fa, erano le armi. Ieri sera, erano le armi» ha ribadito il Presidente. Per quanto possa apparire improbabile trovare una soluzione a un problema di tale portata, gli Stati Uniti non potevano sperare in una figura migliore per affrontarlo.

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Marta Biino

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