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I vantaggi nella Super League sono di chi ci partecipa

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Arnaldo Figoni

La domenica appena trascorsa sarà certamente ricordata nella storia del calcio per essere la data in cui è nata la Super League europea. Quella che era perlopiù un’idea, un sogno che dir si voglia, di Florentino Perez e Andrea Agnelli – per citarne alcuni – si è tramutato in realtà. Un annuncio arrivato a sorpresa, che si succede a una serie di eventi che hanno portato i dodici club fondatori ad annunciare la partecipazione a un campionato continentale.

Negli anni Sessanta il matematico statunitense Edward Norton Lorenz sviluppava e argomentava la locuzione dell’effetto farfalla, secondo cui anche un battito d’ali di questa possa generare una catena di movimenti tali da poter dare vita a un uragano dall’altra parte del mondo. Ma più che il volo leggiadro di una farfalla, l’annuncio da parte degli ex membri della European Club Association somiglia al battito d’ali di un’aquila arpia, che arriva sulla faccia come un ceffone, generando così una serie di reazioni – perlopiù contrarie – riguardo questa scissione del calcio europeo.

Leggi anche: Con la Super League muore il calcio. O forse no.

Un vero e proprio scisma

Può essere effettivamente riassunto così, uno scisma. La Superlega europea neonata è una presa di posizione netta di alcuni club nei confronti della UEFA. The Super League, infatti, è una manifestazione che avverrà al di fuori dell’egida della lega continentale, in sostituzione alle altre competizioni come la Champions e l’Europa League per chi ne fa parte. Il torneo ha un format molto semplice. Le venti squadre partecipanti sono divise in due gironi: le prime otto avanzeranno alla fase a eliminazione diretta, fino a giocarsi la vittoria finale.

Il torneo verrebbe dunque giocato nel periodo infrasettimanale delle proprie leghe domestiche, non togliendo dunque impegni di campionato nazionale alle partecipanti. Al momento le squadre che hanno annunciato la loro adesione a una competizione rivoluzionaria – tanto quanto controversa – sono dodici. Tra queste figurano sei squadre di Premier League. Sono Tottenham, Chelsea, le due di Manchester, l’Arsenal e il Liverpool. L’Italia ne “porta” tre: le due milanesi e la Juventus. Stesso discorso per la Spagna, che aderisce con le due madrilene più il Barcellona.

Facendo una piccola cronistoria, la nascita della Super League europea arriva in concomitanza con le dimissioni di Andrea Agnelli dai vertici dell’ECA e dell’UEFA. Il presidente della Juventus diventa difatti uno dei due vicepresidenti della neonata competizione, oggetto dello scandalo, il cui presidente è Florentino Perez.

Quello che può essere considerato una sorta di capriccio per alcuni, o “volontà di soddisfare i desideri dei tifosi” secondo altri, non è piaciuto per niente alla UEFA. Da qui si susseguono una serie di comunicati ufficiali da parte delle squadre partecipanti alla Superlega, che hanno generato una serie di reazioni da parte di tutto il mondo sportivo e non. The Super League è uno degli argomenti più discussi su Twitter, non solo da parte di giornalisti ed esperti del settore. Ha addirittura messo da parte un argomento tristemente di attualità come gli aggiornamenti quotidiani sul coronavirus.

Per far capire quanto la Superlega sia “di tendenza”, perfino le forze politiche, come il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il primo ministro del Regno Unito, ma anche altri esponenti delle forze politiche dei Paesi interessati, hanno espresso il loro pensiero.

Il financial fair play può essere una causa scatenante?

Il fatto che anche solamente si possa pensare a una riforma – più simile a una protesta – così radicale può celarsi nell’insoddisfazione da parte dei club partecipanti alle competizioni UEFA. Una delle cause scatenanti può essere sicuramente il financial fair play, organo di controllo istituito per verificare che le società partecipanti alla Champions League e alla Europa League abbiano effettivamente i conti a posto.

Durante gli anni si sono evidenziati i limiti del sistema del FFP, che non ha effettivamente messo freno a chi spendeva incondizionatamente. Le campagne acquisti faraoniche a partire del 2009 – anno di introduzione del fair play finanziario – non sono venute meno, anzi. Sembra che le squadre più “potenti” in termini economici possano facilmente rientrare nei parametri, aiutate da una situazione economica molto più rosea rispetto ad altre.

Un altro episodio scatenante, sempre legato al fair play finanziario, può essere stato la non esclusione del Manchester City dalle Coppe Europee. La squadra di Guardiola era stata condannata a tutti gli effetti dalla UEFA per aver compiuto gravi violazioni legate proprio al FFP. Il Manchester City ha però ribaltato la sentenza tramite un ricorso al Tribunale dello sport di Losanna. Uno dei punti cardine della Super League è proprio un nuovo modello regolatore dei conti delle squadre partecipanti, in contrapposizione a un sistema evidentemente fallato come quello proposto dalla UEFA.

Leggi anche: Fair play finanziario, le squadre coinvolte.

Ci sono dei vantaggi per le partecipanti di Super League?

Sebbene gli svantaggi di una Superlega europea tra squadre d’élite siano numerosi, c’è anche una serie di elementi positivi da tenere in considerazione. Per poter effettivamente organizzare una competizione del genere, la J.P. Morgan si è espressa pubblicamente dicendo che finanzierà questa nuova manifestazione. Le quindici squadre fondatrici – le dodici già menzionate, più altre tre tuttora ignote – riceveranno 3,5 miliardi di euro da investire in questo progetto. In altre parole, ognuna di queste riceverà tra i 200 e i 300 milioni solo per partecipare.

Comunque sia, sono molti meno soldi di una partecipazione con vittoria finale alla Champions League, ancora meno se si parla dell’Europa League. Il solo annuncio da parte della Juventus di una partecipazione a questo torneo rivoluzionario ha avuto un effetto sul mercato azionario. Il titolo in borsa della società bianconera, nella giornata del 19 aprile, è salito del 17,85%.

Per quanto riguarda i contro, la dura risposta della UEFA inizia a farsi sentire. Uno dei rischi di partecipare alla Super League è che i tesserati di queste società vengano esclusi dalle rispettive nazionali di competenza. Questo comporterebbe l’esclusione dei calciatori dal prossimo europeo estivo e dalle competizioni a venire. Inoltre, il presidente Ceferin ha minacciato anche l’espulsione dalle coppe europee per quelle società che sono entrate ufficialmente nella Super League, già a partire da questa stagione. Pertanto è possibile che le semifinali di Champions League e di Europa League possano essere decise, aprendo a uno scenario stranissimo in cui un turno venga “saltato” tramite l’estromissione delle squadre fondatrici di questa superlega.

Nella realtà dei fatti del tifoso comune, ci possono essere tanti sentimenti contrastanti tra loro, in una valanga di emozioni miste a un senso di delusione e amarezza. Un sentimento di disagio per una situazione che vede sempre più favorire il discorso economico al lato sportivo. Analizziamo l’esempio più lampante. La Juventus, nella figura di Andrea Agnelli, da diversi anni a questa parte ha sviluppato più il lato della Vecchia Signora fuori dal campo. Tradotto in restyling del logo e tourneé estive in zone nevralgiche per il mercato estero del calcio, per poi arrivare alla superlega che già solo al suo annucio ha aumentato il valore del titolo azionario.

Tra le concrete possibilità che le squadre della Super League vengano estromesse dai campionati nazionali – ancora sotto l’egida della UEFA – e chi si sente trascurato da una società che pensa sempre più al soldo e meno al lato sportivo della squadra, rimane il senso di amarezza dei fan più affezionati.

Perché alla fine di tutto la squadra che gioca in Super League può essere anche ricchissima e con bilanci floridi, ma a perderci è il tifoso fedele. La scelta di sviluppare la Super League va a braccetto con la ricerca dei nuovi mercati e bacini d’utenza su cui fatturare, quelli che vengono catalogatici come plastic fans. Il tifoso più “longevo” si trova in una situazione in cui la società ha trovato un modo di ottenere più soldi, ingrandendo il suo brand, a discapito dello sviluppo pressoché nullo di un lato sportivo, dato che la sola partecipazione alla Super League è di gran lunga più remunerativa della vittoria di un titolo continentale, perfino quello più importante. Tutto questo in una diatriba con la UEFA che non cenna a finire, con i campionati in corso e ancora da decidere.

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Arnaldo Figoni

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