Lo scrittore trentino torna nelle librerie con Orfani del tramonto, un nuovo e ambizioso romanzo che riesce a tenere il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Una storia di lotta, sconfitta e delirio che, con i suoi personaggi alle prese con fughe rocambolesche e folli tentativi di sopravvivenza, ricorda lo stile di Scerbanenco e Dashiell Hammett in un mix di generi dall’effetto originale.
Il protagonista del romanzo è Enrico Dogi, un uomo che, dopo cinque anni scontati in carcere per rapina a mano armata, si ritrova finalmente in libertà. La sua vita è però a pezzi: non ha soldi, non ha un lavoro e deve ricucire il rapporto con la sua ex compagna Maia e suo figlio Filippo, nato poco prima dell’arresto.
Armato di buone intenzioni e voglia di riprendere in mano il suo destino, Enrico, benché ancora accompagnato dalla sua naturale propensione all’alcol, riesce a trovare un impiego come buttafuori nel locale di un suo vecchio amico. Le cose cambiano, però, quando Maia gli rivela che il figlio Filippo è autistico e Enrico viene a sapere di una clinica sperimentale in Australia in cui sembra sia stato scoperto un nuovo approccio clinico a questo disturbo.
Da quel momento l’unico obiettivo di Enrico sarà riuscire a trovare la somma necessaria per lasciare l’Italia e dare un nuovo futuro alla sua famiglia. Per raggiungere il suo scopo torneranno a galla vecchie abitudini e conoscenze.
L’opera di Saffi è difficile da inquadrare in un genere preciso in quanto presenta caratteristiche afferenti a varie tipologie, mescolando al poliziesco anche il giallo e il thriller. Il racconto alterna il punto di vista in prima persona del protagonista, un anti-eroe maledetto dei nostri tempi, a una narrazione attenta capace sempre di entrare nel vivo dei personaggi, di mettere a nudo le loro più remote paure e insicurezze.
Con questo sguardo molto sensibile all’aspetto psicologico delle vicende e dei suoi protagonisti, l’autore riesce a confezionare un’opera complessa ma di successo. È impossibile non rimanere affascinati da Enrico Dogi, un uomo che viene descritto con cruda onestà rivelandone i pensieri più scomodi, i vizi e gli istinti più riprovevoli ma anche la sua sorprendente genuinità.
Non è per nulla facile accostare le vicende semi-poliziesche a una tematica molto delicata come quella dell’autismo dal punto di vista di un genitore. Lo scrittore riesce infatti a restituire le varie fasi che caratterizzano la presa di consapevolezza che attraversano un po’ tutti i familiari di persone che convivono con un disturbo le cui caratteristiche non sono sempre facilmente delineabili.
I disturbi del neurosviluppo infatti, per quanto diffusi, sono spesso poco conosciuti e provocano reazioni che vanno dal senso di sconforto o rabbia alla sensazione di impotenza. Il significativo scontro tra Enrico e Maia sulla questione è esemplificativo di un atteggiamento spesso comune in cui si accetta la diversa natura delle persone nello spettro autistico nella prospettiva di poterle “curare” o “normalizzare”. Questo atteggiamento si può allargare in generale ai vari disturbi e disabilità riguardanti la sfera intellettiva per cui l’inserimento all’interno della società è ancora ricco di ostacoli.
Enrico come padre spera di poter regalare a suo figlio un’esistenza migliore ma allo stesso tempo riesce, attraverso un’ideale dimensione onirica, a capire la necessità di sviluppare una forma comunicativa che lo avvicini al figlio costruendo un diverso modo di dialogare che ne rispetti tutte le sue caratteristiche.
Sullo sfondo del percorso di maturazione sia umana che genitoriale non mancano però colpi di scena, incontri di passione fatale e inseguimenti degni dei migliori noir che riescono a mantenere sempre alto il ritmo e l’attenzione del lettore che ne subisce le ripercussioni emozionali come se fosse anche lui dentro la storia.
Per quanto sia sicuramente un lavoro di grande complessità, lo scrittore riesce a portare la vicenda su più piani in una miscellanea di contenuti e stili che non sono mai trattati in modo superficiale ma anzi sempre con una grande attenzione alla loro unicità e reale essenza. L’antieroe protagonista affronta questo viaggio riuscendo ad affrontare i suoi veri demoni, unico modo per ottenere la salvezza e la vera libertà, quella interiore. Ed è proprio nei panni di suoi compagni di viaggio che noi lettori non possiamo che sentirci vicini alle sue fragilità, alla sua ansia e al suo indomito senso di irrequietezza proprio di chi “si affanna a sistemarsi sotto una coperta troppo corta” da tutta la vita.
Dogi, con il suo bagaglio di colpe e difetti, rimanda infatti proprio a quell’eterna sfida con sé stessi, in un protendersi continuo e affaccendato verso quel senso di rivalsa per la propria esistenza, mettendo a tacere le voci interiorizzare delle figure autoritarie della propria vita. Il caos che caratterizza i pensieri e le azioni dell’uomo è un vortice spesso autodistruttivo che ha, nella sua dirompente tragicità, un fortissimo rimando all’attualità. Tutte le vicende, infatti, per quanto singolari sono realistiche e amaramente iscritte alla società e al tempo in cui viviamo. Ed è in mezzo al rumore e al dolore che il silenzio e la semplicità acquisiscono una qualità necessaria e un nuovo obiettivo da far proprio.
Renzo Saffi, autore di questo singolare e visionario romanzo, è nato a Thiene (Vicenza) e vive a Riva del Garda (Trento). È laureato al DAMS e ha pubblicato numerosi racconti in varie antologie, tra cui Dolce come il miele e Il testamento dell’orchidea. È stato finalista al premio Lama e Trama 2008 e il suo romanzo Bambole perdute (Dario Flaccovio, 2009) ha vinto il premio Nuove Lettere.
Orfani del tramonto è uscito nelle librerie a ottobre 2020 ed è edito da Alter Ego Edizioni nella collana Spettri.
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