I ragazzi e le ragazze che si avvicinano ai trent’anni si ricorderanno di certo le classiche chiacchiere da bar sport che si facevano agli inizi del terzo millennio su chi fosse il miglior tennista di sempre. I più nostalgici (e agée) disquisivano su McEnroe e Borg, altri su Lendl e Connors, ma in termini di vittorie mi ricordo come fosse ieri che prima dell’avvento di Roger Federer si parlava dei quattordici titoli Slam di Pete Sampras come di un record impossibile da superare. In pochi, anzi forse nessuno, ipotizzavano che nel primo ventennio del XXI secolo si sarebbero affrontati i tre tennisti che, volenti o nolenti, sono senz’ombra di dubbio i più grandi di tutti i tempi: Roger Federer, Rafa Nadal e Novak Djokovic.
Diversi in tutto, dallo stile di gioco alla personalità fuori dal campo, dalle caratteristiche tecniche all’appeal verso il grande pubblico, queste tre autentiche divinità dello sport hanno dato vita a uno spettacolo irripetibile. Perché questa volta possiamo dirlo quasi certamente: un ventennio così nel tennis non si rivedrà. Ma tornando alla domanda, a tratti stupida, che molti si fanno: chi può essere considerato il vero numero uno all time di questa disciplina?
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Roger Federer: l’eleganza a 360 gradi
Chiedete a dieci appassionati (imparziali) il miglior tennista di sempre e probabilmente almeno sette risponderanno Roger Federer. E come dar loro torto. Il classe 1981 di Basilea non rappresenta solo l’uomo simbolo del tennis moderno ma è anche una vera e propria icona dello sport, con o senza la racchetta in mano. Sul piano tecnico risulta anche difficile da commentare vista la sua perfezione quasi imbarazzante, unita a quell’eleganza che mai si era vista e mai si rivedrà su un campo da tennis. Ciononostante, da un punto di vista prettamente statistico, a Federer rimangono alcuni primati (ad esempio Wimbledon, ATP Finals, tornei conquistati) che però non sembrano più così inarrivabili.
Con i suoi venti titoli del Grande Slam è ancora il primatista a pari merito con il suo più grande rivale Rafa Nadal, ma alla soglia dei quarant’anni le chance per incrementare il bottino restano poche: la prima potrebbe essere proprio a Wimbledon, il posto dove il Re è diventato un Dio. Lo svizzero, inoltre, è sotto in entrambi i testa-a-testa, sia contro Nadal (24 a 16 in favore dello spagnolo) sia contro Djokovic (27 a 23 a favore del serbo). In ogni caso, Roger Federer è e sarà sempre il tennista più amato dal pubblico: il Re del tennis.
Rafa Nadal: the king of clay
Tutti i grandi tennisti hanno avuto un torneo “prediletto”. Roger Federer ad esempio ha fatto incetta di titoli a Wimbledon, Novak Djokovic ha dominato gli Australian Open, ma nessuno come Rafa Nadal è riuscito nell’impresa di egemonizzare uno Slam come lui ha fatto con il Roland Garros. Tredici titoli sullo Chatrier e sole tre sconfitte in carriera, due delle quali proprio contro il serbo che recentemente ha spodestato Nadal dal suo trono, vincendo il suo secondo Roland Garros in carriera. Su venti Slam, tredici li ha conquistati sulla terra rossa parigina e questa fa capire perché sia considerato all’unanimità e senza diritto di replica il king of clay. A questo dato da alieno si devono aggiungere i ventuno Masters 1000 sulla terra, tra Montecarlo e Roma, su trentasei totali (record condiviso con Djokovic).
Il mancino di Manacor, nonostante i numerosi infortuni, è sempre stato in grado di tornare a livelli altissimi e ad oggi non sembra intenzionato a lasciare spazio alla next gen. Rafa Nadal, inoltre, sarà il grande assente a Wimbledon e per questo non potrà giocarsi quel trofeo che gli manca dal 2010, a tredici anni di distanza da quella che è considerata la partita più bella della storia del tennis: la finale del 2008 vinta al quinto set contro Roger Federer. Lo spagnolo classe 1986 ha anche annunciato il suo forfait ai Giochi olimpici di Tokyo, chiaro segnale che anche per lui la gestione fisica sarà fondamentale per provare ad allungare la carriera.
E poi c’è Nole…
Condividere la scena con due rockstar come Nadal e Federer non dev’essere stato facile, eppure il serbo c’è riuscito. A molti anni di distanza dal suo exploit possiamo affermare che Novak Djokovic è stato il campione meno amato e meno celebrato in questa incredibile triade: il terzo tra i tre. Ma questo status è meritato? Razionalmente la risposta è semplice: no. Da un punto di vista statistico il serbo è il tennista con più settimane in vetta alla classifica ATP, è il recordman ex aequo con Nadal nei Masters 1000. Certo, è anche vero che per numero di titoli e di Slam è ancora il terzo ma senza dubbio è quello che, salvo imprevisti di natura fisica, nel giro di massimo tre anni sarà in vetta a tutte queste classifiche.
Ragioniamoci un secondo. Djokovic è un classe 1987, ha una solidità fisica mai vista su un campo da tennis e può giocarsi tutti e quattro gli Slam ogni stagione (quest’anno ha vinto i primi due e corre per eguagliare il record di Rod Laver del 1962 di quattro Slam su quattro). Per questi motivi, ipotizzando un declino che comunque appare lontano, Nole partirà tra i favoriti nei prossimi otto-dieci Slam e mantenendo la percentuale attuale si troverebbe a 36/37 anni con circa venticinque Slam nel palmarès. Federer è fermo a venti e difficilmente aumenterà il bottino; mentre Nadal ha ancora delle frecce al suo arco ma come ben si sa non ha più un grande feeling né con l’Australian Open né con l’erba di Wimbledon.
Quindi sì, salvo imprevisti Djokovic dovrebbe balzare in vetta alla classifica degli Slam. Molto meno facile sarà battere il record di tornei vinti di Federer, fermo a centotré, con il serbo lontano diciannove titoli.
Per tutti questi motivi, perché Djokovic è considerato uno dei migliori di sempre ma mai il vero numero uno? Questa è una bella domanda a cui è difficile, e forse superfluo, dare una risposta. L’unica cosa da fare è godersi questi tre fenomeni. Perché sicuramente un ventennio così nel tennis non si rivedrà.