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Spettacolo

Cachemire Summer Tour: il podcast morbidissimo si fa live

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Luigi Buono

Il 2020, si sa, è stato per certi versi l’anno dei podcast. Tra autori, performer e pubblico fermi forzatamente tra le mura domestiche a causa dell’emergenza sanitaria, questo formato comunicativo si è prepotentemente imposto tra le varie piattaforme multimediali, da Audible a Spotify.

L’immediatezza, la capacità di rapida immersione e la facile fruibilità hanno scatenato un vero e proprio mercato parallelo a quel mondo audiovisivo fatto di sitcom e drama nelle mani dei servizi di streaming. Un fenomeno talmente diffuso da provocare, nei vari gruppi Facebook, intere conversazioni alla ricerca di nuovi contenuti da divorare.

Cachemire: un podcast morbidissimo

Tra le risposte, da qualche mese a questa parte, un podcast più di tutti è oggetto del passaparola generale: Cachemire Podcast. Ma cos’è il Cachemire Podcast? È semplicemente il podcast più morbido del web: un’idea di Edoardo Ferrario e Luca Ravenna, due delle punte di diamante della stand-up comedy italiana. Il primo (che abbiamo incontrato qualche tempo fa su theWise), partito dalla web-series Esami su YouTube, è arrivato a essere il primo protagonista italiano di un comedy special per Netflix; il secondo, autore per Quelli che il calcio, ha avviato una intensa attività live culminata con la partecipazione a LOL, il fenomeno comico della scorsa primavera di Prime Video.

Il successo del Cachemire Podcast è dovuto a una ricetta apparentemente semplice e riproducibile: format settimanale, un’atmosfera accogliente e conviviale (lo studio di Carmelo Avanzato, bassista dei Vazzanikki), un argomento fisso per puntata. Il tutto viene reso irresistibile dalla capacità di scrittura e dalla inesauribile verve dei due protagonisti, capaci di andare a briglia sciolta in un mix serratissimo in bilico tra canovaccio e improvvisazione e di rendere snelle, veloci ed esilaranti anche scalette che superano abitualmente l’ora di durata.

A condire le venticinque puntate della prima stagione del podcast, un riuscito ensemble di personaggi e ospiti fissi e speciali. Dagli onnipresenti Carmelo (fonico e “quota boomer” del programma) e Tahir Hussain (nelle vesti di regista, montatore e “quota millennial”), a, tra i tanti, Walter Veltroni, Enrico Vanzina, Valerio Lundini, persino i padri dei due comici, protagonisti di tanti aneddoti nel corso del programma.

Il Cachemire Podcast resta in testa, non stanca, spinge immediatamente alla puntata successiva grazie all’equilibrio su cui si regge il programma: l’incredibile intesa alla pari tra Ferrario e Ravenna, insieme primo comico e spalla, che permette la costruzione continua di battute, scambi, film mentali e costruzioni comiche.

L’ispirazione nella struttura del podcast è volta a modelli sia esteri che locali (nonostante la chiara ispirazione del mondo angloamericano nell’impostazione dei due, impossibile non riconoscere la quota di romanità alla Verdone o Guzzanti). Con Ferrario e Ravenna, l’evento comico scaturisce dalla capacità dell’autore di ricreare situazioni in cui il pubblico è capace di immedesimarsi. Un processo almeno alla base ragionato che permette di ridere senza cedere mai all’accumulo sterile di risate grasse, preparando con cura l’ascoltatore all’esplosione dell’evento: magari surreale, eccessivo, ma sempre tangibile.

Poteva essere relativamente facile strutturare il prodotto di due stand-up comedians navigati con una più rigida scaletta da live show, una selezione ben studiata di battute di repertorio. Cachemire va oltre, guardando maggiormente all’immediatezza e alle situazioni improvvisate e imprevedibili dei programmi radiofonici, ma senza perdersi in facili imbeccate all’ascoltatore di turno. Prende elementi classici e abusati del panorama comico italiano, come le ovvie differenze di vita tra Edoardo Ferrario, romano del quartiere Balduina, e Luca Ravenna, milanese autotrapiantatosi a Roma in “Erasmus perenne”, e le rende terreno fertile per voli pindarici in cui identificarsi facilmente, o viceversa talmente spinti da arrivare al limite del politically correct, fondendole all’argomento del giorno edinserendoci pure qualche inflessione locale perfettamente riuscita per non farsi mancare nulla. Mai imitazione sterile, quanto base per ulteriori effetti comici.

Cachemire Summer Tour: dallo studio al palco

Un successo trasversale per il Cachemire, dicevamo, tanto che ha fatto il percorso inverso alla norma, spingendosi da schermi e cuffie ai palchi di tutta Italia con il Cachemire Summer Tour. Abbiamo ritrovato Edoardo e Luca in una torrida serata milanese sul palco del Circolo Magnolia, lunedì 14 giugno, la seconda di tre date immediatamente sold-out (come gran parte del tour che toccherà tutta la penisola).

Pochi minuti dopo l’inizio dello spettacolo, s’inizia già a comprendere l’energia che arriva dal salottino improvvisato al Magnolia: il formato podcast funziona (e funzionerà), ma la presenza di un pubblico con cui interagire enfatizza al meglio la spinta propulsiva e l’attitudine live di Ferrario e Ravenna. In prima fila, microfono alla mano, il fido Tahir (stasera infuocato più che mai) e le compagne dei due protagonisti. In giro per il pubblico, Carmelo Avanzato con una new entry, il fido Cinghio, videomaker schiavo. 

Il canovaccio tarato per l’occasione e apparentemente con un tema tra i più standard – le differenze tra Roma e Milano – viene stravolto nel giro di minuti tra le situazioni accadute durante la giornata e la percezione dei due protagonisti della città più dinamica d’Italia. 

Non si fa affatto sentire la mancanza del montaggio in studio. Anzi, diventa piacevolmente difficile persino capire quanto dello spettacolo e delle interazioni con gli spettatori sia premeditato e quanto sia frutto di un delirio collettivo improvvisato in cui lo stesso pubblico si lascia trasportare tra risposte e reazioni esplosive che ti aspetteresti a un pranzo di Natale del Sud Italia con quel cugino spiantato che deve saldare da anni un vecchio prestito.

Ed è così che scorre quasi un’ora e mezzo di spettacolo: tra la fissazione dei milanesi per il bowling (nonostante Ravenna si chieda: «Com’è possibile giocare a bowling in un Paese dove poi non puoi andare a sparare nelle scuole»), improbabili incontri tra Escobar e Morgan alla settimana milanese dedicata alla cocaina fortemente voluta dal sindaco Sala, il melting pot di italiani (del Sud!) a Milano per lavoro e di lombardi DOC impiegati alla Deloitte, la ben nota venerazione di Tahir per Silvio Berlusconi come modello di successo personale tendente al divino e improbabili libri dell’editoria a pagamento dedicati a santoni indiani con una inaspettata carica erotica. 

In fondo, tra un gioco comico e l’altro, è questo il tratto distintivo del Cachemire Podcast: l’aver creato in pochi mesi un universo narrativo estremamente familiare e personale, in cui perdersi e ridere in compagnia. Tanto personale da potersi permettere di basare una consistente parte dello spettacolo su questioni assurdamente (e magnificamente) marginali come gli ormai classici battibecchi tra Edoardo, Luca e Tahir, o le precisazioni un po’ boomer di Carmelo Avanzato. Momenti di scontro generazionale ormai attesi, quasi pretesi, dall’intero pubblico, che a sua volta stuzzica, si lascia coinvolgere, partecipa come a un ritrovo tra amici.

Il tutto in venticinque episodi. E un tour completamente sold-out. E – si spera – una seconda stagione del podcast. E, perché no, un altro tour sold-out per non farci mancare nulla, se non il biglietto.

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Luigi Buono

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