Vi è mai capitato di impelagarvi in una discussione e avere l’impressione di non riuscire a esprimervi correttamente? A un certo punto vi rendete conto che state ripetendo gli stessi concetti in loop, senza cavare un ragno dal buco. Poi, esausti, mollate l’osso, non senza un fastidioso senso di frustrazione.
Non siate troppo severi con voi stessi: forse avete avuto a che fare con un troll.
Il trolling sui social infatti è sempre più strutturato, subdolo e pervasivo: con questa agile guida conoscerete le principali tipologie di troll e le loro tecniche, comprese delle utili pillole per imparare a difendervi in maniera consapevole.
Cos’è un troll?
Nella definizione classica, per troll si intende un utente che adotta tutta una serie di strategie volte a intralciare il corretto svolgimento di una discussione online.
Al giorno d’oggi questa definizione è però limitante e lascia in disparte una miriade di fattispecie che stanno fuori da questo perimetro ma sono trolling a tutti gli effetti: ne sono esempi lampanti le “fabbriche di troll” in Cina e Russia.
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Di norma l’intenzione dell’utente medio è quello di esprimere il suo personale punto di vista, argomentando al fine di dimostrarne la validità agli altri partecipanti. Man mano che la discussione prosegue, o si determina un terreno comune – una sorta di “verità” condivisa – o si chiude alla agree to disagree, rimanendo ognuno sulle proprie posizioni e prendendo atto – più o meno pacificamente – di pensarla diversamente.
Al troll, invece, della verità non interessa nulla: la sua raison d’être è manipolare le sue vittime in modo da suscitare in esse l’emozione che si è prefissato di generare. Può essere rabbia, paura, dubbio, indignazione, giusto per citare i casi più frequenti. A loro volta queste emozioni causano delle reazioni, come ad esempio la fuga dalla discussione in corso, la condivisione di fake news o il timore ad aprirsi nuovamente al dialogo online.
Questo però non significa che il troll agisca in coscienza, né che lo faccia per forza in malafede. Anzi, alla fine di questo articolo probabilmente vi renderete conto che anche a voi, almeno una volta nella vita, sarà capitato di trollare qualcuno: che sia stato intenzionale o meno non fa alcuna differenza per chi l’ha subito.
Qui di seguito sono descritte le principali tipologie di troll che possiamo trovare sui social, le tecniche che utilizzano, nonché alcuni consigli per fronteggiarle, ben consci che il sempreverde don’t feed the troll – ovvero ignorare i troll – rimane in genere l’arma più efficace.
Disclaimer: in questo articolo non vengono considerati i comportamenti apertamente illegali come ad esempio il revenge porn e lo stalking, per i quali è d’uopo rivolgersi innanzitutto alle forze dell’ordine.
Le tipologie
Quella che segue è una lista senza alcuna pretesa di esaustività delle varie tipologie di troll tra le più diffuse sui social, frutto di una più che ventennale esperienza in numerose community online.
Il Joker
È il troll classico, presente sin dagli albori di internet. È un agente del caos che colpisce indiscriminatamente chiunque abbia voglia di importunare in quel momento. Trae piacere dal creare scompiglio e generare flame, senza alcun tornaconto personale se non il piacere di vedere Roma che brucia.
Il Blastatore
È talmente abituato a scontrarsi con altri troll che gli capita spesso di scambiare inconsapevoli utenti per dei provocatori. Quando a sua volta reagisce trollando è consapevole di risultare sgradevole al suo interlocutore, ma essendo la vittima un membro di una categoria da lui reputata meritevole di biasimo, si sente nel giusto (laici vs bigotti, divulgatori scientifici vs antivax). Abile perculatore e cintura nera di sarcasmo, combatte la sua crociata da solo, anche se spesso altri utenti e follower accorrono a dargli manforte.
Lo Spammer
Si tratta di un professionista che agisce quasi sempre in maniera coordinata con altri troll, spesso con l’utilizzo di profili fake (sockpuppeting). Il suo scopo è inondare di materiale propagandistico/disinformazione un determinato spazio al fine d’influenzare l’opinione pubblica nella direzione voluta dal committente del troll. Celebri i casi delle ingerenze russe prima del referendum sulla brexit nel 2014 e in supporto alla campagna elettorale di Donald Trump nel 2016.
Il Sabotatore
Può essere un troll professionista o semplicemente un sostenitore che “esagera” nel sostenere una causa in cui crede. Il suo scopo è entrare in una comunità virtuale per disfarla dall’interno, rendendola un ambiente sgradevole al fine di allontanarne i partecipanti. Agisce spesso con più account e/o in branco con altri troll, il più delle volte in maniera coordinata.
Il Segugio
Non colpisce indiscriminatamente ma sceglie una per una le sue vittime. È estremamente permaloso, pertanto basta un minimo sgarbo per diventarne un bersaglio. Vi seguirà ossessivamente su vari gruppi e su varie piattaforme social, non mollerà l’osso finché non si sarà stancato per passare a qualcun altro. È morboso, al limite dello stalking, ma senza superare mai la linea rossa. Ovviamente tende a essere un lupo solitario.
Il Vigilante Mascherato
Si nasconde dietro a profili fake per approcciare persone e temi che altrimenti non avrebbe mai il coraggio di affrontare. Convinto di essere dalla parte dei buoni, pensa di saperla lunga e non fa nulla per nasconderlo, importunando chiunque gli capiti a tiro secondo il suo personale senso di giustizia. Il più delle volte è solo una persona estremamente insicura e spesso molto giovane.
Il Dibattitore Patologico
Gode come un riccio nell’avere ragione. Il che non significa che ce l’abbia davvero, anzi. Litigare per lui è il migliore dei passatempi, adora vincere i dibattiti al solo fine di aggiornare il punteggio del suo personale segnapunti. Per lui ogni mezzo è lecito. Di norma è un bastian contrario a prescindere.
Il Reazionario Classico
Conservatore, acerrimo nemico di qualsiasi idea progressista che possa modificare lo status quo. Chiunque la pensi diversamente dev’essere annientato. Aggressivo nei toni, talvolta volgare, è il tipo di profilo su cui spesso si basano i sockpuppets dei Sabotatori e, in alcuni casi particolari, degli Spammer. Oltre agli ambienti a lui affini, ama avventurarsi in gruppi dove può trovare facilmente potenziali vittime da aggredire, spesso in branco.
Il Reazionario Evoluto
Sotto un sottile strato di finta pacatezza in realtà la pensa esattamente come il reazionario classico, solo che è più subdolo. Abile nella retorica, estremamente educato e attento alle libertà individuali (ma solo quando gli fa comodo), fa del tone policing, del sarcasmo e del “buttarla in vacca” le sue armi principali. Uno dei suoi terreni di caccia preferiti sono i gruppi locali comunali e di quartiere, nonché quelli specifici su temi ai quali è avverso. È molto consapevole e maneggia bene molte (se non tutte) delle tecniche qui di seguito.
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Le tecniche dei troll nei social network
Andiamo ora a sviscerare alcune tra le principali tecniche manipolatorie presenti nell’arsenale dei moderni troll. Si tratta di un compendio di psicologia, retorica e subdoli sotterfugi che costituiscono il lato oscuro della comunicazione social. Si affiancano (e in alcuni casi si intersecano) con le ben più note e universali fallacie logiche.
Da notare che molte di esse possono essere attuate in maniera del tutto inconsapevole e in buonafede. Sono liberamente abbinabili tra loro.
Alla fine di ogni descrizione sono presenti dei consigli su come gestirle.
Sealioning
È una trappola molto insidiosa. Il troll assume un atteggiamento fintamente interessato e molto pacato, spacciandosi per una persona genuinamente curiosa quando in verità il suo scopo reale è esasperare la vittima con delle ossessive richieste di spiegazioni – spesso le stesse ripetute nel tempo – fino a farle abbandonare la discussione. Il primo effetto è quello per l’appunto di erodere la pazienza e la determinazione del rivale con un argumentum ad infinitum, fallacia ben conosciuta fin dall’antichità. Il secondo effetto è fare in modo che il bersaglio desista dall’esprimere la propria opinione in futuro, conscio che significherebbe un enorme dispendio di tempo ed energie. Terzo effetto, fare in modo che da quel momento in poi la vittima agisca in maniera prevenuta nei confronti di qualsiasi sincera richiesta di informazioni in buonafede, nel timore di impelagarsi nuovamente in una discussione senza uscita.
Possibili contromisure: una volta che avete mangiato la foglia, postate un link articolato ed esaustivo, dopodiché applicate il trattamento del silenzio. Non cadete in tentazione, ignorate e andate avanti, continuate a discutere esclusivamente con chi non drena le vostre energie e fate come se il troll non esistesse.
Frasi tipiche:
«Potresti cortesemente postare le fonti di quanto affermi?».
«Non mi convince, ci sono altre ricerche in merito?».
Tone policing
È una delle tecniche più diffuse, specialmente negli ambienti più conservatori. Consiste nello spostare il focus dall’argomento della discussione al tono usato, anche senza che il tono sia stato realmente alzato o in riferimento a singoli membri di una categoria al fine di generalizzarne il comportamento. Molto efficace quale espediente per invertire la rotta di una discussione che il troll sta perdendo sul piano argomentativo. Ad esempio, è una tecnica molto apprezzata dai suprematisti bianchi contro Black Lives Matter: criticando l’eccessiva veemenza dei manifestanti si devia l’attenzione dalle cause che hanno generato le proteste alle loro conseguenze, assegnando così una priorità alla zona di comfort dell’oppressore rispetto alle legittime rivendicazioni dell’oppresso.
Possibili contromisure: non abboccate, guai a perdere il focus sull’argomento. Il tone policing può essere sbugiardato candidamente, dopodiché bisogna riportare la discussione sui binari originari. Possono essere utili delle frecciatine del tipo: «Il tono è irrilevante: o dimostri che hai ragione con i fatti o, evidentemente, hai torto» .
Frasi tipiche:
«Abbassa i toni, calmati».
«Non prenderla sul personale» .
«Con questo tono danneggi la tua causa».
Concern trolling
Consiste nel fingersi alleati della vittima per poi fare fuoco amico. Può trattarsi sia di singole persone reali che di account fake con caratteristiche omogenee al bersaglio, che il troll sfrutta per diffondere le proprie tesi da una posizione più vantaggiosa e sotto forma di legittima preoccupazione. Ad esempio, l’account fake di un trans/omo/bisessuale che afferma di essere preoccupato dei possibili effetti sulla libertà di pensiero causati dal ddl Zan.
Possibili contromisure: due le possibilità. La prima è ignorare il troll, di certo la più economica dal punto di vista delle energie spese. La seconda è palesare la strategia del troll, con risposte della serie: «Il tuo concern trolling non è affatto d’aiuto alla nostra causa». L’obiettivo è quello di compattare la community e chiarire che quella del troll è una posizione singola e non condivisa. O, volendo essere più pungenti, un: «Grazie per essertene preoccupato: non ce n’era assolutamente bisogno» farà il suo sporco lavoro.
Frasi tipiche:
«Non sono razzista/maschilista/fascista/omofobo, ma…».
Gaslighting
È forse lo strumento più subdolo (nonché raffinato) che può utilizzare un troll esperto. Lo scopo è quello di instillare il dubbio sulla corretta percezione della realtà da parte del bersaglio attraverso l’inganno. Prende il nome dal film del 1944 Gaslight, in cui il marito della protagonista la fa quasi uscire di senno con piccoli espedienti, come negare di sentire dei passi in soffitta, o che un quadro è stato spostato, o ancora che le luci di casa si sono affievolite, portandola a dubitare di sé stessa per farla dichiarare incapace di intendere e di volere.
Un classico campanello d’allarme è quando sentite la necessità di screenshottare ciò che scrive una determinata persona.
Possibili contromisure: fidatevi dell’istinto, screenshottate tutto. Non appena cogliete il troll in castagna, esponete le prove al pubblico e bloccatelo. Dopodiché dimenticatevi della sua esistenza.
Frasi tipiche:
«Te lo sei immaginato».
«Non mettermi in bocca parole che non ho mai detto».
Astroturfing
È una tecnica di marketing che risale agli anni Ottanta. Al giorno d’oggi consiste nella mobilitazione di simpatizzanti (grassroots) e nell’uso di profili fake (sockpuppeting) per diffondere una falsa percezione positiva nei confronti del committente dell’astroturfer. Finte recensioni a cinque stelle, finti endorsement politici, finti apprezzamenti in generale, tutto fa brodo.
Possibili contromisure: se avete l’impressione che una community a voi cara sia terreno di caccia di un astroturfer, gli unici che davvero possono fare qualcosa sono gli amministratori. Individuare un astroturfer mediocre non è particolarmente complesso: è monotematico e crea molti contenuti nuovi, ma senza perdere tempo in lunghe discussioni che leggono in pochi, tanto che di solito viene percepito come fazioso direttamente dagli utenti. In questi casi è utile aiutare gli amministratori segnalando loro la cosa. Discorso diverso se l’astroturfing è fatto da esperti, nel qual caso diventa praticamente impossibile contrastarlo a livello di semplice utente.
Dogpiling
Tecnica che potremmo definire “squadrismo virtuale”. Si tratta di un’azione coordinata tra più troll o da un troll che usa più profili fake (sockpuppeting) che consiste nell’inondare con una raffica di commenti negativi qualsiasi post contenga idee che il troll vuole censurare. L’azione, di solito eseguita nel giro di pochi minuti dalla pubblicazione del post della vittima, ha una rapidità e una quantità di commenti tale da inibire l’autore dal replicare, e fa da deterrente a chiunque voglia intervenire, prima che lo faccia.
Possibili contromisure: posto che don’t feed the troll rimane sempre la miglior opzione, se si ritiene che valga la pena combattere è sufficiente postare nuovi argomenti, ma senza rispondere ai commenti. Se proprio è assolutamente necessario, rispondere aprendo un nuovo post. Il motivo è semplice: il resto degli utenti vedrà il vostro post nel loro feed, ma solo in pochi apriranno i commenti. Attenzione però, può essere che il troll siate voi: a volte capita di trovarsi a fare dell’astroturfing inconsapevole in una community molto omogenea che semplicemente la pensa diversamente da voi.
Gish gallop
Tecnica tipica degli ambienti antiscientifici. Prende il nome dal creazionista Duane Gish. Si basa sulla constatazione che portare un’argomentazione mendace è molto più veloce e meno dispendioso che dimostrarne la non veridicità. Il troll procede quindi a inondare la vittima di falsità, prove inventate, argomenti fantoccio, mezze verità, estrapolazioni di dati frutto di cherry picking e/o appositamente mal rappresentate, in quantità tale da rendere impossibile smontarle tutte allo stesso ritmo con il quale il Gish galloper le snocciola.
Il risultato è che il pubblico ha l’impressione – errata – di una scarsa capacità argomentativa di chi è attaccato, in quanto sembra non riuscire a tenere testa all’avversario che invece appare sicuro di sé e “ben” documentato.
Funziona ottimamente nei dibattiti faccia a faccia ed è comunque molto efficace anche nei social, in quanto entrambe forme di discussione libere. È meno efficace nei dibattiti che prevedono regole e tempi precisi, ancor di più se si sa in anticipo che le risposte saranno sottoposte a fact checking e se è presente un moderatore imparziale, come ad esempio nei faccia a faccia elettorali in televisione.
Possibili contromisure: sapendo che il proprio avversario è un utilizzatore di questa tecnica, è utile prepararsi in anticipo le contromosse agli argomenti che usa di solito, per snocciolarle prima che inizi il suo Gish gallop e prenderlo così in contropiede, badando bene di tenersi degli assi nella manica per il colpo di grazia. Nell’impossibilità di farlo, non si deve cadere nel tranello di rispondere punto su punto ma è necessario concentrarsi sulle menzogne più semplici da smascherare per poi mostrarle al pubblico quale prova della sua malafede, instillando il dubbio che avendo mentito su una cosa probabilmente l’ha fatto anche sul resto. Aiuta anche usare l’umorismo e il sarcasmo per sminuire la supposta “scientificità” del Gish galloper, stando però attenti a non risultare antipatici.
Impersonation trolling
Si tratta della creazione di account fotocopia di persone realmente esistenti al fine di pubblicare contenuti utili ai fini del troll. Ad esempio, si creano profili fake di israeliani realmente esistenti per far pubblicare loro contenuti anti-arabi, per poi mostrarli al pubblico quale mezzo di propaganda anti-israeliana.
Possibili contromisure: essere oggetto di impersonation trolling non è mai piacevole. Se ne avete modo, avvisate il detentore del profilo originale e consigliategli di denunciare alle forze dell’ordine quanto avvenuto. Dopodiché, una volta appurato che si tratta di un profilo fake, segnalatelo e invitate gli altri utenti a fare altrettanto.
Saper gestire bene un dibattito (specialmente online) è un’arte che purtroppo – in Italia – viene di rado insegnata a scuola. Alcuni hanno la fortuna di avere un’inclinazione naturale ma chiunque, con la pratica e lo studio, può raggiungere ottimi livelli. Sfortunatamente, però, quando il nostro avversario gioca sporco essere sicuri di sé stessi può non essere sufficiente, come questa breve guida ha illustrato. Per citare il celebre Sun-Tzu: «Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia».
E ricordate: don’t feed the troll!