È tornato a trovarci su theWise Magazine il professor Matteo Bassetti. Nato a Genova nel 1970, Matteo Bassetti è direttore della Clinica Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova e componente dell’Unità di crisi Covid-19 della regione Liguria. Con lui abbiamo parlato della situazione sanitaria e vaccinale attuale e di qualche possibile sviluppo futuro.
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Variante Delta: si esagera con l’allarmismo oppure è giustificato?
«Secondo me si sta esagerando. Abbiamo capito che nel giro di massimo due mesi la variante Delta sarà predominante in Italia e in Europa. E lo sarà per tutto l’autunno. Fare terrorismo sulla variante Delta significa affrontarla tra qualche settimana pensando che sia la “quintessenza della peste”. Questo è sbagliato, il virus è più contagioso, ma perfettamente controllato dalla vaccinazione. Più persone sapranno vaccinarsi ora, migliore sarà la situazione autunnale.
Se la variante Delta deve essere in qualche modo uno strumento per spingere ulteriormente le vaccinazioni, sono d’accordo. Se invece viene usata come pretesto per tornare alle zone colorate e a ulteriori restrizioni, dico che è demenziale. Saremo gli unici al mondo a chiudere tutto in un momento di ospedali vuoti e di un lieve aumento dei casi ma non dei ricoveri e dei decessi. Fare terrorismo è sbagliato, anzi stupido. Non siamo fuori pericolo, ma mi aspetterei una reazione diversa dal “torniamo gialli”, ma tracciare, sequenziare e utilizzare i green pass. Prendiamo misure draconiane quando siamo senza alternativa e quando dobbiamo vigilare dal punto di vista preventivo non lo facciamo».
Cosa ne pensa della colpevolizzazione dei giovani per i nuovi focolai?
«Questo errore lo abbiamo già fatto l’estate scorsa e continuiamo a sbagliare. Penso sia frutto di una politica che sa bene che è più facile prendere voti con le persone più mature piuttosto che con i giovani. I giovani vengono ogni volta crocifissi, ma fanno cose normali. I nostri giovani non sono particolarmente “cattivi”. Anzi, hanno risposto molto bene alla campagna vaccinale!
Anziché spingere sulla vaccinazione, colpevolizziamo chi si diverte. I giovani hanno passato un inverno terribile in didattica a distanza e oggi, in sicurezza, è giusto che si divertano. Trovo questo atteggiamento medievale. Non stupiamoci se i ragazzi, la migliore parte della società, va all’estero in vacanza, a studiare e a lavorare».
Cosa ne pensa del caso Astrazeneca?
«La comunicazione ha avuto qualche problema. Le decisioni politiche non hanno poi aiutato un vaccino già arrivato sotto una luce sbagliata. Quello che dobbiamo dire è che le decisioni prese non sono state prese per divertimento, ma perché la scienza è una materia molto dinamica. Tutti questi vaccini hanno otto mesi di vita “sull’uomo”. Non potevamo però aspettare tre anni per una fase sperimentale più lunga sui vaccini. Avrebbe voluto dire altri tre, quattro o cinquecentomila morti.
Lo scopo finale della vaccinazione deve essere che il più possibile della popolazione partecipi. Ci può stare che in una campagna di vaccinazione di massa la scienza faccia un passo indietro. Passo dettato però dall’opinione pubblica. Noi scienziati, medici, ricercatori (ma anche il Ministero) abbiamo sempre ribadito la sicurezza dei vaccini utilizzati. Ma se l’opinione pubblica non vuole un certo vaccino, si cambia strada. Oggi la vaccinazione è on demand. Si possono scegliere le date e i vaccini. Di più che assecondare l’opinione pubblica, sempre e chiaramente al vaglio della scienza, non si può fare».
Ci sarà un calo fisiologico delle prenotazioni. Come convincere chi non si è ancora sottoposto alla vaccinazione?
«Chi oggi non vuole, non non può, vaccinarsi è uno scellerato. Vuol dire che non ha voglia di vaccinarsi. Bisognerà trovare il sistema per far venire la voglia di vaccinarsi. Bisogna continuare a spiegare alla gente che bisogna vaccinarsi, dopodiché penso ci siano due grandi strade.
Da un lato la politica, tutta la politica, deve schierarsi apertamente e chiaramente a favore dei vaccini. Dall’altro lato bisogna osservare attentamente la scuola, gli ospedali e alcuni luoghi di lavoro. Settori in cui auspico si arrivi a un obbligo vaccinale».
Vaccinare i minori e il personale scolastico è l’unico modo per tornare a scuola in sicurezza?
«Non vorrei ritrovarmi a fine agosto davanti al balletto apriamo/non apriamo la scuola. Se il 15 settembre qualcuno propone la didattica a distanza, questo Paese è fallito. Vorrebbe dire partire ancora una volta con una scuola non sicura. Il personale scolastico è stato tra i primi a poter essere vaccinato e ci sono ancora duecentomila insegnanti non vaccinati. Questo è inaccettabile. Io voglio mandare i miei figli in una scuola sicura.
Occorre vaccinare tutto il personale scolastico e tutti i minori, dai dodici anni, con i vaccini approvati. La vaccinazione deve essere fortemente raccomandata, se non obbligatoria».
Come pensa sarà l’autunno 2021? Sarà necessaria la famosa terza dose?
«Non penso ci vorrà una terza dose per l’autunno. Questa sarà necessaria come dose di richiamo nel 2022. Mi auguro che il prossimo sia un autunno di vaccinati. Se arriveremo all’ottanta per cento di italiani vaccinati, la circolazione del virus sarà minima. Potrebbe essere l’immunità di gregge che tutti volevamo. Se la campagna vaccinale dovesse rallentare e dovessimo avere il trenta per cento di non vaccinati, il prossimo potrebbe essere un autunno preoccupante.
Negli anziani abbiamo il novantacinque per cento di vaccinati. Questo vuol però dire che il cinque per cento è scoperto, per svariate ragioni, e deve essere protetto. Vedo troppa ignoranza e troppa ideologia intorno ai vaccini. Non si può vivere un rimedio, dopo quello che abbiamo passato, in questo modo: sembra solo tifo da stadio».