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Sport

Il nuoto a Tokyo 2020: l’Europa dell’Est sfida gli anglofoni

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Federico Smania

Tra le tantissime discipline presenti ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020, una delle più ricche di storia e tradizione è proprio il nuoto. I campioni che si sfideranno in vasca saranno anche tra i primi a contendersi le medaglie, con il programma del nuoto in corsia condensato in otto giorni tra sabato 24 luglio e domenica 1 agosto. I recenti Campionati europei di Budapest hanno messo in mostra molti talenti del vecchio continente, in particolari atleti dell’Est che potrebbero davvero impensierire i big del nuoto internazionale: statunitensi in primis. Un dato interessante consiste nel fatto che a Budapest, per quanto riguarda il nuoto al maschile, le medaglie d’oro individuali sono state vinte tutte da nuotatori dell’Europa orientale, eccezion fatta per le due di Adam Peaty (mai in discussione) e l’oro a sorpresa del finnico Ari Liukkonen nei 50 metri a stile libero. Gli appassionati di questo sport sanno che le competizioni continentali nell’annata olimpica non sono un metro veritiero dei valori in campo, ma sicuramente non possono non essere prese in considerazione. Andiamo alla scoperta dei giovani promesse che potranno dare del filo da torcere ai vari Caeleb Dressel, Katie Ledecky e compagnia.

Leggi anche: La situazione del nuoto italiano tra grandi campioni e giovani promesse.

Kristof Milak. Foto: Wikimedia Commons.

La nazionale maschile russa guidata da Rylov

La nazionale maschile che è uscita meglio dai Campionati europei di Budapest è senza dubbio la Russia. Con sette ori individuali e due nelle staffette, i russi si sono imposti per classe e “freschezza”, con un mix di atleti al loro apice e altri giovani che scriveranno pagine importanti del futuro: magari già a Tokyo 2020. I due leader carismatici del team sono Vladimir Morozov e Evgenij Rylov. Il primo in carriera ha letteralmente dominato la vasca corta senza però mai vincere una gara mondiale o olimpica sulla distanza lunga. La concorrenza quest’anno è ampia, e per il classe 1992 sarà molto difficile spodestare Caeleb Dressel dai 50 stile, ma allo stesso tempo Morozov potrebbe giocarsi la medaglia individuale che non è mai riuscito a conquistare in quello che probabilmente sarà l’ultimo treno olimpico della sua carriera.

Discorso diverso per Rylov che, pur essendo ancora a secco di ori a cinque cerchi, è il vero uomo da battere nei 200 dorso, gara che dal bronzo di Rio 2016 ha sempre vinto (due volte ai mondiali e due volte agli europei). L’unico che sembra potenzialmente in grado di impensierirlo nelle quattro vasche è proprio il campione olimpico in carica Ryan Murphy. che però nelle ultime apparizioni internazionali ha sempre chiuso dietro a Rylov. Inoltre, in questa edizione dei Giochi, il dorsista russo partirà da favorito anche nella gara con distanza dimezzata, dove però dovrà fare i conti con il giovane connazionale Kliment Kolesnikov (classe 2000), con Xu Jiayu e con il fresco campione europeo, il rumeno Robert Glinta. Da non dimenticare nei 100 dorso anche lo stesso Murphy, che è ancora il detentore del record del mondo sulla distanza.

A completare il parterre di papabili vincitori di medaglie nella nazionale russa ci sono Andrej Minakov, classe 2002 che nel suo palmarès ha già due medaglie d’argento iridate, Martin Maljutin, che è uscito dagli europei di Budapest con due ori al collo nei 200 e 400 stile, e Anton Čupkov. Per Minakov non sembrano esserci speranze per la vittoria, considerando che nei 100 farfalla il duello tra Dressel e Milak dovrebbe precludere ai contendenti le prime due posizioni; mentre nella “gara regina” (i 100 stile) la lista dei campioni allo start è ancora più lunga. Percorso difficile anche per Maljutin, che nelle quattro e otto vasche partirà da sfavorito contro i giovani britannici Elijah, Dean e Winnington. Per quanto riguarda Čupkov, il suo grande limite consiste nel fatto che ha un solo “colpo in canna”: i 200 rana. Questa gara negli ultimi anni non ha mai trovato un vero padrone costante sul lungo periodo, ma il russo potrebbe confermare la sua leadership conquistata ai mondiali sudcoreani del 2019. Il suo avversario numero uno sarà ancora un britannico, Zac Stubblety-Cook. Una vera e propria guerra tra russi e sudditi della Regina.

Vladimir Morozov. Foto: Wikimedia Commons.

L’Ungheria della Iron Lady, ma non solo

La nazionale magiara nella storia recente del nuoto è una delle più importanti e costanti. A rendere grande l’Ungheria in questa disciplina ci sono stati i vari Daniel Gyurta e László Cseh, rispettivamente fuoriclasse della rana e dei misti, con il primo che ha spazzato via la concorrenza per quasi un decennio nei 200 rana e il secondo che, pur avendo nel palmarès un numero inimmaginabile di medaglie internazionali, non ha mai trionfato alle Olimpiadi per la semplice sfortuna di aver incontrato nel suo percorso due signori che rispondono ai nomi di Michael Phelps e Ryan Lochte.

Ciononostante, la vera icona del nuoto magiaro contemporaneo è la fuoriclasse Katinka Hosszú, la Lady di ferro. A trentadue anni compiuti, la nativa di Pécs detiene una quantità infinita di record continentali e mondiali, oltre a una sessantina (sì, sessanta) di medaglie d’oro in competizioni internazionali tra vasca lunga e vasca corta, ventinove delle quali conquistate o ai Giochi o in rassegne iridate. I misti sono la sua specialità, e al momento a Tokyo 2020 non sembrano esserci atlete in grado di toglierle lo scettro di numero uno: è la campionessa olimpica in carica sia nei 200 sia nei 400, due gare che ha vinto ininterrottamente dai mondiali di Barcellona 2013, e pertanto se dovessimo scommettere un euro lo faremmo proprio sulla riconferma della Hosszú. Attenzione anche alle quattro vasche a dorso e a farfalla, dove la Lady di ferro non parte da favorita ma potrà sicuramente dire la sua per una medaglia. L’altra punta di diamante del team sarà la campionessa iridata in carica dei 200 farfalla Boglarka Kapas, un’atleta che ha sempre vissuto nell’ombra della Hosszú ma che recentemente si è tolta molte soddisfazioni.

L’altro divo della nazionale ungherese è un giovanissimo classe 2000 che, nonostante i suoi ventuno anni, è già entrato nella storia del nuoto: Kristóf Milák. L’impresa che ha letteralmente fatto impazzire il pubblico Milák l’ha realizzata ai mondiali di Gwangju 2019, quando ha strappato il record del mondo nei 200 farfalla a Michael Phelps, il più grande nuotatore e olimpionico della storia. In quella distanza non ha rivali, e infatti ad oggi sembrano scontate, quasi da non quotare, solo tre gare nel panorama maschile: i 100 rana di Adam Peaty, i 100 stile di Caeleb Dressel e proprio i 200 farfalla di Kristóf Milák.

Katinka Hosszu. Foto: Flickr.

Ucraina, Lituania e Romania: molte possibilità di medaglia

Tra i campioni mediaticamente meno esposti ce ne sono alcuni che potrebbero fare delle grandi prove ai Giochi di Tokyo 2020, molti dei quali proprio dell’Est Europa. Il più blasonato è di certo l’ucraino Mykhailo Romanchuk, mezzofondista che gli italiani conoscono bene per essere stato per alcune stagione la nemesi di Gregorio Paltrinieri. Romanchuk ha già un palmarès di altissimo livello, ma gli mancano ancora le medaglie olimpiche. È il vicecampione del mondo in carica nei 1500 stile, gara che ha chiuso dietro al principale favorito per la gara più lunga Florian Wellbrock e davanti al campione olimpico in carica Gregorio Paltrinieri. Salvo colpi di scena in questa edizione dei Giochi la medaglia dovrebbe arrivare, nei 1500 e/o negli 800, ma noi comunque facciamo il tifo per il nostro Greg.

Discorso simile anche per il lituano Danas Rapšys che, dopo l’addio prematuro alle competizioni di Ruta Meilutyte, si è dovuto prendere sulle spalle tutta una nazione con l’obiettivo di riportare la Lituania sulla vetta del mondo. Rapšys, classe 1995, nonostante i buoni risultati continentali non ha mai fatto quel salto di qualità a livello internazionale, e Tokyo 2020 potrebbe essere l’ultima chance. La gara in cui sembra avere più possibilità di vittoria è quella dei 200 stile, che però restano totalmente impronosticabili.

Proprio nei 200 stile, Rapšys si troverà a dover fare i conti anche con l’enfant prodige del nuoto europeo, il rumeno classe 2004 David Popovici. A livello junior ha frantumato ogni record sia nei 100 che nei 200, e nessuno gli vieta di sognare in grande. Una medaglia olimpica a diciassette anni ancora da compiere lo proietterebbe in una dimensione diversa, dimensione che comunque raggiungerebbe nel giro di pochissimi mesi. David Popovici e Benedetta Pilato saranno due delle superstar del nuoto dei prossimi dieci anni. Nel frattempo, Tokyo 2020 sta per cominciare!

David Popovici. Foto: Wikimedia Commons.
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