Oggi theWise Magazine ha incontrato l’avvocato Angelo Greco, per chiarire alcuni aspetti delle polemiche sulla legittimità del green pass obbligatorio e sulla vaccinazione obbligatoria. L’avvocato Angelo Greco, oltre alla sua professione, gestisce un canale YouTube ed è fondatore e direttore della testata La Legge per Tutti, nella quale fa divulgazione in campo giuridico.
Il green pass è incostituzionale? Siamo in “dittatura sanitaria”?
«Nessuna “dittatura sanitaria”. Che bufala! Per essere incostituzionale, una norma deve violare uno o più articoli della Costituzione. L’articolo 16 riconosce la libertà di movimento a tutti salvo che una legge disponga limiti per motivi di salute. Dunque è la stessa Costituzione ad ammettere alcune limitazioni. E a scegliere tali limitazioni, dice sempre la Costituzione, è la legge stessa.
Il Decreto Legge 105/2021 sul green pass ha forza di legge, è cioè equiparato alla legge, immediatamente efficace e vincolante. Quindi tale provvedimento rispetta la Costituzione, trattandosi di una legge che, in via generale, pone restrizioni a tutela della salute pubblica. In realtà il green pass non è neanche una limitazione alla libertà di spostamento (come il lockdown) ma solo una condizione per l’accesso ai locali. Una sorta di carta d’identità per entrare in determinati luoghi».
Il green pass potrebbe essere visto come una sorta di obbligo vaccinale mascherato?
«Il green pass non è un indiretto obbligo di vaccinazione, potendosi ottenere anche con un tampone (purtroppo ancora a pagamento) o con la guarigione da non più di sei mesi. Chi dice di non spaventarsi del virus potrebbe anche infettarsi e poi chiedere il green pass, se davvero fosse così coraggioso…
Chi sostiene che il green pass sia contrario al regolamento UE 953/21 non lo ha letto, né compreso. Il regolamento vieta solo che si possa usare la vaccinazione come strumento per limitare la circolazione tra gli Stati membri. Non vieta, anzi ammette, le limitazioni interne. Tant’è che stabilisce: “Gli Stati possono limitare la libera circolazione per motivi di sanità pubblica”. Anche per l’Unione Europea, quindi, il green pass è legittimo. Addirittura esiste il green pass europeo.
Ammesso che il green pass sia un indiretto modo per portare la gente a vaccinarsi, ciò non sarebbe incostituzionale. L’articolo 32 prevede che una legge possa imporre trattamenti sanitari obbligatori nell’interesse collettivo, come già avviene per le vaccinazioni attualmente obbligatorie. Ciò, dice la Costituzione, non può mai violare i limiti imposti dal “rispetto della persona umana”. Ma tale norma sta solo a significare che, ad esempio, se vi fanno una puntura non possono mostrare il vostro deretano in pubblico! I limiti appena elencati possono essere previsti dalla legge anche senza dichiarazione di uno stato di emergenza sanitaria. Pertanto decade anche la favola secondo cui lo stato di emergenza sarebbe stato prorogato solo per limitare la Costituzione».
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Il green pass pone a carico di soggetti non preposti, come ristoratori e baristi, il trattamento di dati sensibili quali quelli sanitari. Questo è un problema per il GDPR?
«Non è così. I dati non vengono trattati, non vengono memorizzati. C’è solo un controllo all’ingresso. Il GDPR non c’entra affatto. Le norme vanno comprese e non ripetute a pappagallo. Ripeto, il titolare del locale chiede solo la visione del certificato, non lo memorizza.
Chi sostiene che il green pass violi il regolamento dell’Unione Europea sulla privacy, il General Data Protection Regulation (GDPR), ignora diversi aspetti. Per primo, le limitazioni alla privacy possono essere disposte dalle autorità per motivi di salute pubblica. Inoltre i privati non possono mai trattare (memorizzare) dati sanitari dei clienti. Infine il green pass è una documentazione al pari di un documento che non viene pubblicato ma va esibito solo all’occorrenza, come avviene appunto con gli altri documenti di riconoscimento. Sarebbe come dire che stia violando la privacy il titolare del bar che chiede la carta d’identità al minorenne prima di vendergli alcolici».
Con gli strumenti attuali in possesso della Legge, ci sarebbero alternative al certificato verde?
«L’obbligo di vaccino o il ritorno al lockdown. Quale preferite?»
A proposito di obbligo vaccinale, esso è giustificato per alcune categorie per esigenze superiori, come sanitari o il comparto scuola (su cui si sta discutendo). Potrebbe essere esteso ad altre categorie?
«Certo, lo afferma l’articolo 32 della Costituzione. Del resto alcuni vaccini sono già obbligatori per alcune attività o alcune categorie di lavoratori».
L’esclusione dei soggetti che non possono vaccinarsi per motivi di salute è discriminazione?
«Quali sarebbero questi soggetti? Al momento nessuno studio dimostra che ci siano soggetti più deboli al vaccino, tant’è che viene fatto anche ai malati oncologici. Anzi, a maggior ragione! Comunque la libertà individuale può sempre essere limitata in ragione dell’interesse pubblico, quindi non sarebbe una discriminazione».
Se un minorenne volesse vaccinarsi, ma i genitori fossero contrari, come potrebbe muoversi?
«Deve andare dal giudice che nominerà un tutore e che adotterà la misura che ritiene più opportuna nei suoi riguardi. Di regola, il giudice autorizza tale procedura».
Michele Corato e Marco Capriglio