La notte dell’equinozio, romanzo d’esordio di Mauro Ignazio Alò, professore di matematica prestato alla narrativa, pubblicato da Alter Ego Edizioni, collana Spettri (2020), è una storia vibrante e appassionante che balla tra il giallo, il thriller, il pulp con una paurosa e insanguinata climax finale. In più ha il merito di dibattere temi cruciali per il nostro tempo: che cos’è la memoria? C’è possibilità di manipolarla? Che ruolo ha la scienza nella modernità tecnologica? Il suo progresso porterà a un insperato benessere dell’individuo o degenererà in manipolazione d’inermi?
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La manipolazione
Uno dei manipolati, infatti, è il protagonista Elia Greco. Uomo di mezz’età, da Torino torna nel paese natale dove scopre con sorpresa squarci di memoria spaventosi e insospettabili. Da lì il mistero si infittisce e si allarga a una bambina fatta a pezzi e abbandonata in una cassapanca, a due investigatori privati (padre e figlia) alla ricerca di verità e serenità personale. Ma tutto ciò non basta, il mistero non si scioglie. E allora ecco un sagace commissario-segugio ammaccato dall’età avanzata; un giornalista senza scrupoli che tenta di incriminare un’azienda colosso della ricerca neuroscientifica, una cattedrale da romanzo gotico nelle colline torinesi, culla di intrighi, macchinazioni e sospetti, dove il romanzo va a concludersi in un finale ad altissima tensione.
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Un romanzo corale
Un romanzo corale, dunque, dove ogni personaggio si muove per rispondere a una mancanza interiore, scontando un’amputazione della volontà rispetto all’obiettivo che sembra sempre sfuggire. Tutti hanno qualcosa da perdere, tutti qualcosa da difendere. E da nascondere. Ma l’individuo a sé non basta, sembra suggerisca l’autore. Per questo, ogni personaggio si stampella a un altro, per necessità e per forza, disegnando un domino di interazioni e dipendenze che costituiscono l’essenza stessa della vicenda. E il segreto del suo piacere narrativo.
Il romanzo e le domande di Alò
In questa continua partita a scacchi, allora, che Alò fa andare al piccolo trotto, disseminando lentamente, come un novello Pollicino, briciole di indizi sulle linee narrative del romanzo fino all’impennata finale, il romanzo disseppellisce via via una miniera importantissima di domande e temi: cos’è l’uomo in rapporto alla percezione che ha di sé? Il dominio razionale della scienza sull’agire dell’individuo è un bene o un male? E cosa può fare rispetto ai cedimenti della mente? La vita è solo quella che si ricorda o anche quella che non si ricorda di aver vissuto? L’uomo è solo la somma degli eventi a lui capitati? Come si conciliano neuroscienze e libero arbitrio? Si conciliano?
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A queste e a un altro nugolo di domande cerca di rispondere Alò con La notte dell’equinozio. Romanzo teso come una corda di violino, dal finale spiazzante e sorprendente.