La giornalista di cronaca nera e giudiziaria si cimenta nella scrittura del suo primo romanzo, Nelle sue ossa, un thriller intimo e femminile. Una storia in cui è impossibile non sentire un rimando al retrogusto autobiografico, visto che anche la protagonista stessa è una giornalista di professione. La scrittrice intesse insieme al mistero un filo rosa di vicende personali, sentimentali e lavorative, che finirà per essere decisivo nella soluzione del caso.
In una villa sul lago durante un restauro vengono ritrovate delle ossa che pare giacciano lì da più di quarant’anni. L’intraprendente giornalista Benedetta Allegri inizia subito a indagare sul caso. Scopre che le ossa apparterrebbero alla giovane studentessa Giulia Ferrari, la cui scomparsa, avvenuta nel 1978, rimane avvolta nel mistero nonostante gli anni. Benedetta, che vede questa come l’occasione di rilanciare finalmente la sua carriera, sarà aiutata dall’affascinante commissario Giuliani. Farà di tutto per scavare a fondo e riportare alla luce la verità nonostante gli ostacoli messi in atto dal magistrato Zanzi, desideroso di archiviare subito il caso, e l’omertà di molti dei suoi compaesani.
Sin dall’inizio del romanzo entriamo in una dimensione personale. La storia è infatti narrata in prima persona dalla protagonista. Condivide con il lettore tutte le sue perplessità sul caso ma anche considerazioni ed emozioni sulle vicende della sua vita privata.
Il disvelarsi delle scoperte che illuminano il sentiero oscuro che conduce verso la verità sul delitto al centro delle indagini avviene con una scrittura piacevole, un ritmo sostenuto e calibrato, che porta il lettore a creare inevitabilmente anche un legame con l’intera cerchia di personaggi che circonda la sua eroina.
Il romanzo si tinge spesso di rosa con una presenza forse anche un po’ ingombrante di intrecci amichevoli e amorosi che prende spazio con sempre maggiore intensità. Se questo alleggerisce decisamente il tono del thriller, fornendo una maggiore varietà di sfumature all’interno di questa tavolozza letteraria, riesce però anche a conquistare una fascia molto più vasta di lettori. Nelle sue ossa, infatti, è qualificabile come un thriller di intrattenimento che fa breccia non solo negli amanti del genere, ma anche in chi è abituato a letture più leggere: stessa chiave di lettura utilizzata per le fiction televisive della medesima categoria, per cui sarebbe un ottimo materiale di riferimento.
In diversi punti del libro si ha quasi la sensazione di trovarsi davanti ad un diario della protagonista. Se da una parte non rappresenta un personaggio dal fascino tormentato, come spesso accade in questo tipo di romanzi, dall’altra ritrae una donna nella quale è molto più facile riconoscersi.
Con le sue nevrosi, le sue debolezze e le sue insicurezze, accompagnate da una grande tenacia e temerarietà, la giornalista Benedetta è vicina un po’ a tutte noi. Come una novella Carrie Bradshaw della cronaca nera, la giovane donna ci tiene con il fiato sospeso in vari punti della storia, critici dal punto di vista sia investigativo che della sua sfera privata.
Sicuramente una dose di suspense in più avrebbe giovato. Soprattutto nella parte conclusiva della storia, molto più attenta a ristabilire al meglio tutti gli equilibri incrinati e sospesi lungo il tragitto. La scelta è però compensata dallo stile affine anche al romanzo rosa, molto attento all’evoluzione dei conflitti interiori e relazionali della protagonista. Degno di nota resta il realismo con il quale la scrittrice, grazie alla sua indubbia esperienza sul campo, riesce a descrivere tutto ciò che riguarda gli aspetti più pratici che stanno dietro la ricerca della notizia. Come l’essenzialità di una buona rete di contatti personali e la capacità di individuare fonti affidabili.
Nonostante dunque un finale molto zuccherino, la scrittrice ha il pregio di porre spesso l’attenzione sulla realtà della precaria condizione lavorativa che attanaglia moltissimi trentenni. Attraverso le parole e le frustrazioni di Benedetta, è difficile non ritrovarsi coinvolti all’interno di un tema sempre attuale che confluisce in una più ampia e personale considerazione su cosa sacrificare all’interno della propria scala di valori.
Questa riflessione, che tocca molti da vicino, è, come si evince anche dalle situazioni descritte dalla Gualandris, sintomo di una malattia che colpisce in modo evidente il sistema dell’occupazione lavorativa all’interno del nostro Paese e le cui conseguenze si riversano in vari campi sulla vita di troppe persone, costrette a compromessi professionali spesso molto duri e umilianti, nonostante gli illusori successi sul lungo piano della formazione.
Maria Elisa Gualandris è nata a Stresa e vive a Pallanza. Si è laureata in Filosofia all’Università Cattolica di Milano ed è una giornalista professionista. Oltre a scrivere di cronaca nera e giudiziaria per il quotidiano la Prealpina conduce il programma Giornale e Caffè ogni mattina su Rlv la Radio e collabora con Tele VCO dove è stata per alcuni anni alla conduzione del TG. Nel 2013 è stata finalista al concorso GialloStresa con il racconto Pesach.
Nelle sue ossa, edito da Bookabook, fa parte di un’interessante iniziativa di crowdfunding. La scrittrice vi ha partecipato proprio nel periodo di lockdown di aprile dello scorso anno. Infatti, l’opera è stata scelta da numerosi lettori che, dopo averne letta un’anteprima, hanno deciso di pre-ordinarla sostenendo la sua pubblicazione e diventando parte attiva del processo editoriale. Il libro così selezionato all’interno di questo progetto riceve tutte le cure editoriali per poi venire pubblicato sia in cartaceo che online e distribuito in rete e nelle librerie.
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