In questi giorni il mondo del tennis sta seguendo con grande interesse il percorso del numero uno del ranking Novak Djokovic nell’ultimo Slam della stagione, lo U.S. Open da Flushing Meadows. L’appeal mediatico attorno al campione serbo è alle stelle perché la vittoria a New York lo porterebbe direttamente nell’Olimpo dello sport all time: diventerebbe infatti il primo tennista a vincere ventuno tornei Slam in carriera, staccando Roger Federer e Rafa Nadal, ma soprattutto il secondo dell’era Open a vincere tutti e quattro i principali tornei nella stessa stagione (l’ultimo a riuscirci è stato Rod Laver nel lontano 1969). Tuttavia, al di là dei record di Djokovic, il tennis maschile sta vivendo un periodo di parziale transizione, portando alla ribalta quelli che con ogni probabilità saranno i campioni del prossimo decennio.
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Ci sono due dati interessanti che andremo ad analizzare di seguito. Il primo riguarda i Masters 1000: nel 2021, tutti i tornei 1000 ad eccezione degli Internazionali di Roma hanno visto affrontarsi in finale giocatori con meno di ventisei anni e, soprattutto, in cinque casi su sei a contendersi il titolo non c’è stato nessuno dei Big Three. Discorso simile anche per il torneo olimpico di Tokyo, che ha visto trionfare Alexander Zverev che ha sconfitto in finale Karen Khachanov.
Per contro, nei tre tornei Slam sin qui disputati non c’è stato nulla da fare per i giovani che si sono sempre dovuti arrendere a Nole. Da non dimenticare anche la statistica in merito alle ATP Finals: il Masters, che per anni ha avuto un blasone quasi del livello degli Slam, sembra sempre meno affascinante agli occhi dei fuoriclasse, e infatti l’ultima vittoria di uno dei tre marziani risale addirittura al 2015.
Con Federer e Nadal ormai fuori dai giochi nel 2021 e Djokovic concentrato sui record, possiamo dire di essere di fronte a una vera e propria affermazione della next gen o è solo snobismo dei veterani verso i tornei non-Slam?
Se da un lato c’è Novak Djokovic che punta a fare incetta di titoli, dall’altra ci sono i due rivali storici che per diversi motivi stanno toccando con mano i segni del tempo che scorre. I quarant’anni di re Roger pesano assai e la sua ultima apparizione a Wimbledon non ha fornito bei segnali ai milioni di tifosi in giro per il mondo.
Non se la passa meglio Rafa Nadal che, nonostante il decimo titolo agli Internazionali d’Italia, ha attraversato un 2021 da dimenticare, con la resa al suo Roland Garros e i vari forfait da Wimbledon a Flushing Meadows, passando per Tokyo e i tornei Masters 1000. Il suo coach Carlos Moya in questi giorni ha tranquillizzato i tifosi, ribadendo che il maiorchino nel 2022 competerà ad alti livelli nel circuito. Tuttavia, sia per Federer che per Nadal la retorica del «torneranno più forti di prima» sembra una vera e propria chimera.
Tra i tanti talenti emergenti, tra i quali possiamo e dobbiamo inserire anche gli italiani Sinner e Musetti, i tre tennisti che sembrano avere una marcia in più rispetto alla concorrenza sono Alexander Zverev, Stefanos Tsitsipas e Daniil Medvedev. Il tedesco sta attraversando il miglior momento della carriera, e infatti quest’anno è riuscito a imporsi nei 1000 di Cincinnati e Madrid, oltre al sigillo olimpico che l’ha proiettato verso una definitiva consacrazione.
Nota di merito anche per il greco Tsitsipas, il più giovane del terzetto e anche l’atleta che per qualità potrebbe diventare il nuovo simbolo del tennis del prossimo decennio. Il classe 1998, attualmente numero tre del ranking ATP, qualche mese fa è andato a un passo dall’impresa al Roland Garros prima di farsi rimontare da Djokovic. Quella sconfitta ha segnato molto il percorso del greco che, dopo Parigi, è apparso più nervoso e meno convinto del suo gioco. Recentemente, il vincitore delle Finals 2019 è stato anche al centro di una discussione con Andy Murray che l’ha accusato di avere un comportamento irrispettoso durante i match.
Ultimo, ma non per importanza, il numero due del mondo Daniil Medvedev. Genio e sregolatezza del tennis, il russo è probabilmente il tennista più completo e in grado di competere su varie superfici, pur con qualche difficoltà in più sulla terra rossa. Il punto debole del classe 1996 per ora sembra essere il carattere, che non può mancare in un potenziale numero uno al mondo. Ciononostante, dopo i Big Three, Medvedev attualmente sembra il tennista più pronto a fare incetta di titoli.
Ovviamente, non vanno dimenticati tennisti del calibro di Matteo Berrettini e Dominic Thiem, reduci da stagioni diverse ma che hanno dimostrato di essere tra i primi della classe. L’italiano, dopo la finale di Wimbledon, ha preso consapevolezza del suo livello e ora gli manca solo la vittoria in un torneo 1000 per stabilizzarsi nelle posizioni di vertice. Meno entusiasmante, per usare un eufemismo, il 2021 dell’austriaco vittima di alcuni problemi fisici, che ha ottenuto come miglior risultato la semifinale a Madrid. A Flushing Meadows non ci sarà e per questo il titoloconquistato nel 2020 tornerà vacante. Sarà Grande Slam di Novak Djokovic o exploit di uno dei prossimi Big Three?
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